L'intervista di fine anno

mercoledì 31 Dicembre, 2025

Ianeselli: «Si possono vincere le provinciali ma il centrosinistra deve partire ora»

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Il sindaco: «Il 2026 anno di riaperture dopo i cantieri». Sulla qualità della vita «bene il premio ma se il Pil non cresce rischiamo il declino». Sull'inceneritore: «Voglio vedere i dati, la tassa sui rifiuti non può aumentare»

Il 2026 di Trento sarà l’anno delle riaperture e quindi di un capoluogo con un volto nuovo dice il sindaco di Trento Franco Ianeselli in occasione dell’intervista di fine anno. «Questo sarà l’anno in cui vedremo arrivare i frutti dei tanti cantieri messi in campo. Non si tratta di semplici tagli del nastro, ma di opere che daranno nuovo impulso alla città». Un nuovo impulso che il sindaco non vede su tutto il territorio provinciale, «Bisogna essere chiari: se il Pil non cresce, come avete evidenziato, dalla stagnazione attuale rischiamo di passare al declino». Un ragionamento che porta quindi al futuro governo della Provincia. «Credo che alle prossime elezioni il centrosinistra abbia la possibilità di vincere. Ma per farlo serve partire quantoprima con una proposta alternativa al centrodestra di governo – avvisa Ianeselli – non si può arrivare agli ultimi mesi».
Sindaco che Trento sarà quella del 2026?
«Sarà innanzitutto un anno di riaperture. Dopo una lunga fase di cantieri – dalle Manazzon all’ex Sit, dall’asilo Orsetto Pandi all’ascensore di Mesiano – arriviamo finalmente al momento in cui i cittadini vedranno i risultati. Sapevamo che avremmo creato disagi, potevamo rinunciare a qualche opportunità per evitare il fastidio di alcuni cantieri, ma abbiamo scelto di non rinviare opere strategiche. Oggi quella scelta ci porta a una stagione di aperture importanti. Oltre ai progetti Pnrr, ci saranno anche altri lavori come il Santa Chiara Open Lab. Partirà anche la gara di progettazione per la funivia del Bondone, con partenza dall’ex Sit. Sullo sfondo resta il bypass ferroviario: è un’opera già avviata, basta vedere il villaggio in costruzione per gli operai a Trento nord e il cantiere avanzato a Mattarello».
Che idea di città guida le scelte?
«Vogliamo una città attrattiva, dove le persone vogliono venire e restare. Per questo lavoriamo sulle infrastrutture, perché sono democratiche e permettono a tutti di accedere alla città».
Come sta Trento? E il Trentino?
«Il primo posto nella qualità della vita è un riconoscimento positivo e che ci onora, ma non dobbiamo lodarci troppo. Se in provincia Pil e salari non crescono più di altri territori, o se ci diciamo che stiamo bene solo perché il Paese arranca, non va bene. Servono altri tassi di crescita».
La preoccupano i dati economici?
«Sì. Il bilancio provinciale oggi fotografa una situazione statica buona, ma la tendenza è preoccupante. Non viene più fatto il confronto con le regioni europee più dinamiche, e questo è un segnale da non sottovalutare. Ci dice molto della situazione».
Quali sono i prossimi investimenti infrastrutturali?
«Abbiamo già approvato il finanziamento per le ex Bellesini dove ci sarà anche l’Ostello dei lavoratori. Proprio oggi poi la Provincia ha finalizzato la permuta in nostro favore dell’ex Atesina con un conguaglio al Comune di circa 13 milioni di euro. Risorse che useremo per la bonifica e la riqualificazione dell’area di Trento nord, ma anche per acquisire il compendio delle Orsoline “Casa sant’Angela” in via Rosmini, che oggi ospita temporaneamente il Punto d’Incontro».
Che destinazione avranno questi spazi?
«Il Punto d’Incontro tornerà nella sua sede storica. L’edificio diventerà una casa della solidarietà, con molte funzioni: spazi per associazioni, comunità, centri interculturali, luoghi di incontro, non solo accoglienza di bassa soglia».
E per l’ex Atesina?
«L’idea è puntare su socialità, cultura e spazi di svago. C’è anche un tema di bilancio. Nel 2026 puntiamo a vendere l’ostello di via Manzoni, e speriamo di poter continuare a fare affidamento su buoni dividendi di Dolomiti Energia in favore del Comune. Ma dobbiamo stare attenti alla spesa: non tutto può gravare sul bilancio comunale, alcuni spazi dovranno essere messi a bando, con modelli innovativi. Penso che potrebbe essere uno spazio in stile berlinese dedicato a svago, socialità e cultura».
Sui nidi d’infanzia il confronto con la Provincia è ancora aperto?
«Sono convinto che la Provincia si renderà conto di aver sbagliato e ci riconoscerà il contributo che il Comune ha anticipato sulle rette. Sul sociale serve guardare le persone negli occhi: la vigilia di Natale sarò con Sant’Egidio alla cena con i senza fissa dimora. Se qualcuno delinque servono certezza della pena e rieducazione, ma se non affrontiamo le cause sociali della devianza facciamo solo finta di risolvere il problema».
Inceneritore, Cpr, Valdastico: che interlocuzioni con la Provincia?
«Sull’inceneritore si dice che facciamo giochetti. Non è vero. Prima delle elezioni ho fatto sondaggi rivelatisi accurati: il consenso è molto alto, tra i miei elettori il 90% è favorevole. Quindi se sollevo dubbi non lo faccio per un tornaconto politico. Quello che chiedo è un’analisi economica seria: se lo si fa per abbassare i costi, va certificato che non aumenterà la tassa rifiuti. Non accetterò aumenti per i cittadini di Trento».
E sul Cpr?
«Se c’è un irregolare pericoloso va trattenuto ed espulso, ma l’accordo attuale è debole e fallimentare. Dimezzare l’accoglienza significa raddoppiare i senzatetto».
Sulla Valdastico qual è la sua posizione?
«O si punta sulla rotaia o sull’autostrada. In città il problema non sono le ciclabili, ma il numero di auto. Servono alternative vere: parcheggi di attestamento, liberando lo spazio dove ora sorge la Motorizzazione, interramento della ferrovia per liberare l’asse nord-sud, tram-treno. Sul trasporto pubblico abbiamo messo 3 milioni in più a bilancio».
Tempo di una legge sugli affitti brevi anche in Trentino?
«Sì. Poi non so quanto incidano nello specifico su Trento, ma l’emergenza casa è fatta di più fattori. Servono edilizia pubblica, rigenerazione urbana, quote a canone moderato nei nuovi edifici, il lavoro della Fondazione Abitare».
Guardando alle elezioni provinciali, che clima vede?
«Con pizzico di ironia dico che alla luce del risultato finale è stato bello vedere l’enorme impegno profuso dal centrodestra sul terzo mandato, chi ha fatto partire quel percorso dovrebbe esserne orgoglioso. E non si dica che è stato fatto per l’autonomia, quella si difende esercitandola per innovare, su economia e lavoro, non in questo modo. Ora mi auguro che non si pensi anche di sostituire l’elezione diretta del presidente con quella indiretta. Per il cittadino è un vantaggio scegliere il proprio presidente. Sulle elezioni provinciali dico che il centrosinistra deve capire che la partita è contendibile, si sente anche uscendo dalle città, ma bisogna partire presto. Perché l’autonomia prospera non con i proclami, ma facendo politiche di frontiera, di avanguardia. Autonomia vuol dire essere progettuali e sperimentali, tutte cose che l’attuale maggioranza di governo non vuole fare. Quindi la partita si può vincere, non dicendo ai trentini che siamo al disastro, sarebbe falso, ma che bisogna ricominciare a fare politiche innovative e di crescita, altrimenti dalla stasi attuale si passerà al declino».
Questo sentimento si avverte anche nelle valli?
«Lì conta la credibilità di governo. Bisogna dimostrare di essere affidabili. I litigi dell’altra parte ci rendono più credibili. In Trentino ci sono tanti sindaci solidi e bravi: con loro bisogna esserlo altrettanto. Ma per essere credibili serve una proposta strutturata per tempo».
Qual è la priorità per il 2026?
«In questo periodo rifletto molto sugli equilibri di una città multiculturale. Sono stato di recente in Brasile e lì ho incontrato comunità di emigrati che si prendono cura delle loro radici trentine, così come qui la comunità albanese si integra senza perdere la propria identità. Penso a un episodio simbolico: una maestra di mio figli, la maestra Nelly, in regalo abbiamo realizzato per lei un quaderno di ricette e ne sono arrivate da tutto il mondo. È l’immagine di una città plurale e multiculturale, che non può essere fatta di compartimenti che non si parlano. Poi il lavoro quotidiano da sindaco: pulizia, manutenzioni, cura degli edifici pubblici. Infine la politica: la giunta è solida, il rapporto con il Consiglio è buono, c’è equilibrio anche nelle differenze».
Che rapporto ha con l’opposizione?
«Fuori dal Consiglio ho un buon rapporto con molti. Poi in politica sarebbe bello confrontarsi, ma c’è chi vuole costruire una narrazione catastrofica in cui il sindaco è il capro espiatorio, ma non è così con tutti. La candidata sindaca del centrodestra Goio, ad esempio, la apprezzo per come pone le questioni in maniera approfondita, penso alla crisi del commercio, ed è un piacere confrontarsi, anche se magari poi abbiamo opinioni diverse. Di Bortolotti apprezzo quando dice che si sentono vicini a noi sui temi del sociale, poi non manca di sottolineare invece la distanza sulle grandi opere. Proprio sul sociale nel 2026 vogliamo lavorare su Ius schola e comunale e assemblee partecipative, lì magari potremmo costruire una convergenza».