Terra Madre

venerdì 12 Dicembre, 2025

I caseifici trentini alla giornata internazionale della montagna: «L’arretramento dei ghiacciai impatta su miele e formaggi»

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Le testimonianze dei produttori di Peio e di Soraga

Giovedì a Roma nella sede della Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) c’era anche un pezzo di Trentino. In occasione della Giornata internazionale della montagna 2025, nella capitale si è riunita la Mountain Partnership, un’alleanza volontaria delle Nazioni Unite che raggruppa diversi partner impegnati a migliorare la vita delle popolazioni di montagna e a proteggere gli ambienti montani in tutto il mondo. L’incontro rientra nei programmi dell’anno internazionale della conservazione dei ghiacciai, proclamato proprio dall’assemblea generale delle Nazioni Unite per il 2025. A parteciparvi sono state come detto anche due realtà trentine legate ai progetti dei presìdi Slow Food: quella di Alessandro Suffritti di Ciasa do Parè a Soraga e quella di Ilaria Dallagiovanna, Antonella e Maurizio Vincenzi del Caseificio turnario di Pejo.

I ghiacciai dettano i ritmi
Suffritti ha proposto ai partecipanti alla giornata il miele di alta montagna alpina prodotto quest’estate a passo San Pellegrino. «Il vicino ghiacciaio della Marmolada – ha ricordato – ha influenza su tutta la Val di Fassa. Sul clima e sui tempi vegetativi, in primo luogo, e quindi sulla ricchezza di biodiversità di cui si nutrono le nostre api per produrre un miele che è un distillato di un territorio unico. Se il ghiaccio continua ad arretrare, saranno gravi le conseguenze sulla flora alpina della zona con fioriture più brevi e irregolari, meno generose e variegate».
Dalla parte opposta del Trentino, tra il Ghiaccio del Careser e il Ghiacciaio de la Mare (gruppo Ortles-Cevedale), vive invece la comunità di Pejo. Ilaria Dallagiovanna, Antonella e Maurizio Vincenzi hanno proposto in assaggio i formaggi del Caseificio Turnario di Pejo per raccontare l’importanza della filiera del latte, dell’allevamento e del sistema malghe, per il mantenimento dei sistemi del cibo di montagna. Il Caseificio Turnario è inoltre oggi l’ultima testimonianza esistente in Trentino di un modello organizzativo, quello appunto turnario, che per molto tempo ha garantito il sostentamento di tutte le famiglie della valle, non lasciando indietro nessuno e permettendo di avere di che nutrirsi a tutti.
Questi ghiacciai rischiano di scomparire entro i prossimi venti/trent’anni, modificando irreparabilmente anche la possibilità di continuare a fare agricoltura in queste valli, minacciando la sopravvivenza stessa di comunità vive che abitano la montagna tutti i giorni e, coltivandola, la modellano mettendo in sicurezza fondovalle e città.

A rischio le comunità montane
Più in generale, la conferenza di apertura dell’evento ha ribadito come i ghiacciai siano essenziali per il cibo, l’acqua e i mezzi di sostentamento delle comunità che vivono in quota, rivestendo un ruolo cruciale per la sicurezza idrica e alimentare, esentando i propri servizi anche a valle, fino alle pianure. Nel suo intervento Qu Dongyu, direttore generale della Fao, ha riconosciuto il ruolo fondamentale delle comunità montane nell’affrontare i mutamenti drammatici che investono il mondo dei ghiacciai. «Le regioni montane si stanno riscaldando più velocemente della media globale – ha detto –. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un arretramento dei ghiacciai senza precedenti. Con la scomparsa dei ghiacciai, le comunità montane e quelle a valle affrontano rischi crescenti che minacciano la produzione agricola, i pascoli e i mezzi di sussistenza delle popolazioni di montagna. Eppure, nonostante queste sfide, le comunità montane continuano a mostrare una straordinaria capacità di adattamento. Hanno protetto ecosistemi fragili per secoli. Dobbiamo rafforzare il nostro sostegno a queste comunità, aiutandole a trasformare le sfide in opportunità. L’agricoltura terrazzata, l’agroforestazione e la diversificazione alimentare sono strategie che aumentano la resilienza agli shock climatici».

I premi assegnati
Nel corso della giornata sono stati assegnati i Mountain future award, dedicati a progetti trasformativi che rafforzano la resilienza agli impatti legati al ritiro dei ghiacciai e sostengono economie e mezzi di sussistenza sostenibili nelle aree montane. Tra le esperienze premiate nel campo dell’innovazione, il progetto di monitoraggio climatico a basso costo sviluppato in Kyrgyzstan, capace di fornire dati meteorologici e glaciali in tempo reale in zone remote. Per la categoria adattamento, il premio è andato all’organizzazione colombiana Cumbres Blancas, impegnata nel recupero di piante autoctone regolatrici dell’acqua in alta montagna. Un lavoro che rafforza le competenze delle comunità rurali e indigene e tutela gli ecosistemi da cui proviene la maggior parte dell’acqua dolce del Paese. Infine, nella categoria giovani, è stato premiato un progetto di formazione sviluppato in Pakistan che unisce l’uso di droni, la mappatura Gis e i sensori ambientali per monitorare ghiacciai, sorgenti e rischi di alluvione, contribuendo a sviluppare nuove competenze locali per affrontare le sfide climatiche.
Riconoscimenti che restituiscono una fotografia delle molte iniziative impegnate a intervenire in ecosistemi in rapida trasformazione, dove la crisi climatica non solo minaccia la sicurezza idrica e alimentare ma aumenta il rischio di catastrofi.
Slow Food Italia ha portato il proprio contributo con una delegazione di produttori che vivono quotidianamente in relazione con questi fragili ecosistemi. «Le comunità montane di agricoltori, pastori, allevatori, apicoltori che custodiscono questi ecosistemi fragili – ha affermato nel suo intervento Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – sono in prima linea nel fronteggiare gli effetti della crisi climatica. Nelle terre alte, dove operano molti produttori della rete Slow Food, il ritiro dei ghiacci è una realtà che mette a rischio ecosistemi e saperi antichi».