Il compleanno
domenica 22 Giugno, 2025
I 90 anni del maestro Dario Tarabelli, maestro del judo in Trentino. Nel 1968 fondò la prima palestra
di Patrizia Rapposelli
I primi passi da insegnante in una saletta nell'oratorio di San Pietro. I figli: «Allenate intere generazioni di atleti, non pretendeva che vincessero ma che dessero il massimo»

Negli occhi il racconto di mezzo secolo vissuto per il judo: «Quel tatami in oratorio… la disciplina che scorre nelle vene, l’agonismo nel sangue». Oggi il grande maestro benemerito, Dario Tarabelli, il padre del judo trentino, settimo dan, cavaliere della Repubblica per il merito sportivo, compie novant’anni. La voce non ha forza, ma il suo sguardo parla di un uomo che ha attraversato il tempo con la leggerezza di chi ha fatto della passione per l’arte marziale giapponese la propria linfa vitale. I fratelli Angelica e Giovanni Tarabelli, entrambi proprietari di una palestra — la prima ha ereditato la scuola del padre «Sd Dojo maestro benemerito Dario Tarabelli», alle piscine Fogazzaro, e il secondo, invece, ha fondato la sua scuola a Pergine l’«Asd Judo Club Pergine», hanno talmente sentito tante volte la storia di papà Dario che oggi, si fanno loro interpreti e custodi della sua memoria. Dario ha fondato la prima palestra di Judo in Trentino nel ‘68.
Oltre 50 anni di Judo
Cinquant’anni trascorsi sul tatami (la materassina dove si pratica l’arte marziale ndr), da precursore a istituzione del judo trentino, il maestro Dario ha cresciuto intere generazioni di judoka. «Negli anni, la sua passione ha contagiato migliaia di atleti e li ha tenuti lontano dalla strada. Basti pensare che sono oltre duecento le cinture nere diplomate nelle discipline del Judo nella scuola del maestro, così come molti sono i titoli tricolori messi in bacheca dalla società», Angelica, la figlia, è emozionata. Guarda papà e sorride. Il maestro Dario ha iniziato a insegnare judo nel ‘66 a Trento in una sala dell’oratorio di San Pietro. Poi, nel ‘68 ha fondato la prima vera e propria palestra sopra la galleria Garbari di piazza Cesare, per poi trasferirsi in via Fogazzaro.
«Dare il massimo»
«Non pretendeva che i suoi atleti vincessero, ma che dovevano dare il massimo — continua— Ha insegnato a non mollare, la vita ti butta a terra, ma devi rialzarti e non lamentarti mai». È uno degli insegnamenti tramandati nel tempo, ancora fino a poco tempo fa a bordo tatami con il suo bastone. Ma oltre a essere un maestro di sport e di vita, l’«inossidabile Dario» è stato anche un forte agonista fino all’età di 73 anni ottenendo risultati lusinghieri sia in campo europeo con la medaglia d’oro tra i Veterani nel 2007, in Germania, sia mondiale con l’oro tra i Master nel 2008, in Italia.
Dalle bici al tatami
«Il suo primo amore in realtà è stato quello per le biciclette, emulando campioni come Fausto Coppi, Gino Bartali e Aldo Moser, sono salito in sella alle due ruote prendendo parte anche a tre edizioni del Giro della Bolghera— raccontano i figli— Una sera del ‘56 a Bolzano, dopo aver finito il primo turno in fabbrica, era fresatore, è entrato nella palestra del maestro Salonia e lì si innamorò del Judo. Il maestro gli disse che dentro di lui c’era qualcosa, pur non conoscendo la disciplina si muoveva in modo innato. Non smise più». Dario annuisce. «Papà si è fuso nella disciplina, l’ha fatta filosofia di vita con regole e rispetto che vanno oltre la pratica agonistica. Coraggio e forza d’animo i valori che ha trasmesso a ogni piccolo judoka: un allenatore ti insegna l’esercizio, un maestro ti dà quello che ha dentro». Fino al ‘62 ha praticato judo a Bolzano, ottenendo il grado di cintura verde. Poi, per lavoro si è trasferito in Svizzera a Winterthur dove si è diplomato cintura nera primo dan. Nel ‘64 venne scelto per partecipare alle olimpiadi di Tokyo con la squadra nazionale svizzera, ma scelse di non partecipare per creare la sua famiglia. «Si è sposato con nostra mamma Dina. Ci trasferimmo a Trento e papà diede vita alla prima palestra di judo nella nostra provincia».
«Dedicato a nostro padre»
Il maestro Dario a novant’anni continua a essere un concentrato di agonismo e vittorie, non molla la presa dalle medaglie. Orgoglioso le stringe. Le sente sue. Nello sguardo scorrono le immagini di una vita trascorsa a servizio del Judo e dei suoi piccoli judoka. «Io e mio fratello siamo rientrati vittoriosi da Riga in Lettonia. Siamo saliti sul podio d’Europa con l’oro vinto nella categoria senior nella specialità Ju-no-Kata: questa medaglia è dedicata a nostro papà. È il grande esempio di cosa vuol dire non mollare». Oggi il maestro benemerito Dario Tarabelli compie novant’anni, per il Trentino continua a rappresentare un’eredità e un valore prezioso. E oggi Angelica e Giovanni sono a Roma a disputare le finali dei campionati italiani, pronti a dare un’altra soddisfazione al loro papà che li sta seguendo a distanza: non si è mai perso una gara e non intende farlo.
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