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venerdì 3 Ottobre, 2025

Hamas dice sì al piano di pace di Trump: «Pronti a rilasciare gli ostaggi israeliani»

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Intercettata l'ultima imbarcazione della Global Sumud Flotilla. Gli arrestati: «Costretti a rimanere inginocchiati per ore»

Hamas ha risposto al piano di pace del presidente Donald Trump, dicendosi pronta a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani, sia vivi che morti, in cambio del competo ritiro delle forze israeliane dalla Striscia. L’organizzazione ha accettato anche di affidare l’amministrazione di Gaza a un organismo indipendente di tecnocrati palestinesi ma “sulla base del consenso nazionale palestinese e del sostegno arabo e islamico“. Hamas ha anche precisato che “parteciperà e contribuirà responsabilmente al quadro nazionale palestinese che determinerà il futuro” dell’enclave, oltre a chiedere ulteriori discussioni su alcuni dettagli come il futuro di un possibile Stato palestinese e i “legittimi diritti del popolo palestinese”.

La risposta è arrivata dopo Trump aveva lanciato il suo ultimatum, dando tempo al gruppo palestinese fino alle 18 di domenica (ora di Washington, le 24 in Italia) per raggiungere un accordo per la fine della guerra a Gaza. “Se questa ultima possibilità non si realizzerà, si scatenerà contro Hamas un inferno come nessuno ha mai visto prima”, aveva minacciato in un post su Truth. Anche i Paesi del Golfo non sembravano più disposti ad aspettare e, secondo indiscrezioni, sarebbero stati pronti ad andare avanti col piano di Trump anche senza il parere positivo di Hamas.

Nel frattempo è stata intercettata dalla Marina israeliana l’ultima barca della Global Sumud Flotilla, la Marinette, che ancora era in navigazione verso la Striscia di Gaza. L’imbarcazione aveva avuto problemi meccanici ed era rimasta indietro dal resto della flotta, intercettata nella serata di mercoledì. Ma una nuova flottiglia di 9 barche, partite tra il 25 e il 27 settembre, è attualmente in navigazione in direzione di Gaza. Tra loro c’è anche la Conscience, partita da Otranto il 30 settembre con a bordo medici e attivisti provenienti da 25 Paesi. “Dovremmo arrivare nei prossimi 4/5 giorni, forse per scherzo del destino proprio il 7 ottobre”, ha raccontato a LaPresse il reporter Lorenzo Mollicone che viaggia con la flotta organizzata da Thousands Madleen coalition per dare continuità alla missione umanitaria interrotta pochi giorni fa. “Per gli abbordaggi alla Sumud e l’arresto dei membri degli equipaggi, c’è chiaramente sdegno e sconforto”, ha aggiunto, “vogliamo ancora credere però che qualcuno nel mondo istituzionale e governativo europeo si muova in difesa del diritto internazionale e marittimo e garantisca un passaggio sicuro alle nostre barche”.

Gli attivisti fermati della Global Sumud Flotilla intanto sono stati trasferiti alla prigione di Saharonim, a eccezione di quelli a bordo della Marinette e dei 4 parlamentari italiani che sono già rientrati a Roma. “Diversi attivisti si sono rifiutati di firmare documenti che riconoscono falsamente un ‘ingresso illegale’ nel territorio israeliano e hanno iniziato uno sciopero della fame”, ha fatto sapere il loro team legale. “Penso che debbano essere tenuti qui per alcuni mesi in una prigione israeliana, in modo che si abituino all’odore dell’ala terroristica”, sono state le parole del ministro israeliano di estrema destra Itamar Ben Gvir, criticato per aver fatto visita giovedì sera agli equipaggi della flottiglia per deridere la loro missione. In un filmato girato al porto di Ashdod lo si vede dare agli attivisti dei terroristi mentre questi sono seduti per terra a gambe incrociate.

“I partecipanti alla flottiglia sono stati filmati e sfruttati in una dimostrazione degradante di controllo”, hanno denunciato i loro legali, secondo cui questo non è stato il solo atto di sopruso a cui gli attivisti sono stati sottoposti. “Dopo il loro rapimento in acque internazionali, sono stati costretti a inginocchiarsi con le mani legate con delle fascette per almeno cinque ore, dopo che alcuni di loro avevano intonato slogan a favore della liberazione della Palestina”, hanno riferito gli avvocati dell’ong Adalah, “sono stati privati dell’accesso all’acqua, ai servizi igienici, ai farmaci ed è stato loro negato l’accesso agli avvocati”. In serata la Farnesina, dopo una visita consolare dell’ambasciata d’Italia in Israele agli attivisti fermati, ha chiesto tramite il ministero degli Esteri israeliano una verifica e un miglioramento delle condizioni di detenzione, definite “particolarmente disagevoli”.