Alto Adige/Südtirol

venerdì 7 Novembre, 2025

Gli Schützen scrivono a Jannik Sinner: «L’Austria si è battuta per i nostri diritti»

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Il tennista numero uno al mondo si era detto «felice di essere nato in Italia». Il comandante Schmid: «Toccata la nostra identità»

Non c’è pace per Jannik Sinner. Il tennista di SestoPusteria,  tornato recentemente numero uno al mondo, dopo essere stato accusato in passato di essere «anti-italiano» ora finisce nuovamente al centro delle polemiche: questa volta per essere «troppo italiano».

Gli Schützen dell’Alto Adige, in una lettera aperta indirizzata al numero uno del tennis mondiale, hanno espresso disappunto per una recente dichiarazione dell’atleta, nella quale si era detto «felice di essere nato in Italia e non in Austria».

«In una società libera ognuno deve poter definire la propria identità», scrive il comandante degli Schützen, Christoph Schmid. «Sai bene che affermazioni come questa — soprattutto se pronunciate da una personalità tanto conosciuta — hanno un effetto che va ben oltre lo sport. Vengono accolte con soddisfazione dai nazionalisti italiani, mentre qui da noi suscitano preoccupazione. Perché toccano questioni per noi centrali: la nostra lingua, la nostra storia, la nostra identità».

Schmid ricorda che «proprio l’Austria che tu hai “rifiutato” si è impegnata instancabilmente, in decenni difficili, per i diritti dei sudtirolesi, sul piano politico, diplomatico e culturale». E aggiunge: «Fa male quando personalità di spicco del nostro territorio, con parole avventate, danno l’impressione che questo legame storico e l’autonomia faticosamente conquistata abbiano perso significato».

Nel finale della lettera, gli Schützen si rivolgono direttamente al tennista: «Quando in futuro ti verrà chiesto del tuo sentimento nazionale, ti preghiamo di riflettere sul peso delle tue parole. Parla pure — se lo desideri — della tua appartenenza all’Italia, ma fallo con rispetto verso tutti coloro che si sentono sudtirolesi, ladini o appartenenti ad altre minoranze».

E concludono con un messaggio di apertura: «Proprio tu, che viaggi tanto nel mondo, sai bene che apertura e diversità non sono una debolezza, ma una forza».