salute
sabato 14 Giugno, 2025
Giornata mondiale del donatore di sangue: in Trentino oltre 26mila «coraggiosi»
di Redazione
Sulla raccolta del plasma la Provincia non ha ancora raggiunto l'autosufficienza ma il trend è in crescita

Aristotele insegnava che la virtù è qualcosa che si coltiva con la pratica, per cui compiendo azioni giuste si diventa giusti, con azioni temperate temperanti, con azioni coraggiose coraggiosi. Oggi si celebra il coraggio dei circa 26.500 donatori di sangue trentini che con il loro gesto gratuito, anonimo e periodico, presidiano il diritto costituzionale alla salute, garantendo universalmente un elemento fondamentale della cura.
In una nota Elisa Viliotti, Presidente di AVIS del Trentino OdV, Clerio Bertoluzza, Presidente di ADVSP OdV, Paolo Silvestri, Presidente di Lega Pasi Battisti OdV e Michele Sassudelli, Presidente del Gruppo Donatori Volontari Vattaro ringraziano e ricordano i numeri delle donazioni del sangue in Provincia concentrando l’attenzione sulla sfida della raccolta del plasma.
Ma quanto vale la donazione di emocomponenti ed emoderivati in Provincia? Nel 2024 sono state raccolte 24.700 unità di globuli rossi, delle quali 18.216 sono state trasfuse e 5.451 cedute a due Ospedali del Lazio (con un segno positivo per il bilancio provinciale di ben 1.123.875,00 Euro), e sono state raccolte ben 3.660 sacche di plasma che hanno permesso il conferimento in conto lavorazione di 8.911 kg dai quali verranno ricavati medicinali, come l’albumina e le immunoglobuline che sono alla base di numerose terapie salvavita, del valore commerciale di 3.782.160,00 Euro.
Se il Trentino è, da anni, autosufficiente per quanto riguarda il sangue intero, così non può dirsi per il plasma, il cui percorso verso l’autosufficienza, iniziato tre anni fa, registra un trend di crescita costante, con la raccolta da aferesi (plasma tipo A) che è passata nel triennio da 932 unità del 2021 a 3.660 unità del 2024 (+400%), mentre la raccolta complessiva di plasma da aferesi e da separazione da sangue intero (plasma tipo A e B) è cresciuta del 23,5%, passando da 7.216 kg del 2021 (13,4 kg/1000 ab.) a 8.911 kg del 2024 (16,35 kg/1000 ab.), a fronte di un indice di autosufficienza di 18 kg/1000 ab.
Ciò è stato reso possibile grazie alla generosità dei donatori trentini che, con grande senso di responsabilità, hanno risposto alle campagne di sensibilizzazione, e all’impegno congiunto di Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Trento e delle Associazioni del dono del sangue volto a garantire il fondamentale presidio del diritto alla salute. I farmaci prodotti con il plasma donato dai donatori, non sono però sufficienti a coprire il fabbisogno dei pazienti e quindi, ogni anno, il Servizio Sanitario Nazionale deve ricorrere al mercato estero per procurarsi i medicinali necessari. Questa dipendenza espone il nostro Paese al rischio di carenze oltre che al rischio di subire un aumento significativo del prezzo, anche considerando che il 67% del plasma mondiale viene raccolto negli Stati Uniti, Paese con politiche commerciali imprevedibili, nel quale la raccolta è remunerata e si basa sullo sfruttamento delle persone in stato di povertà. Più di 90 milioni di litri di plasma sono stati raccolti nel 2024 nel mondo, dei quali solo il 12% in Europa, ma si prevede che il fabbisogno mondiale nel 2032 raggiungerà i 175 milioni di litri, con un aumento del 5% all’anno. In particolare, si prevede un incremento del 6% della domanda di immunoglobuline, fondamentali per la cura delle malattie neurologiche, le immunodeficienze e per le nuove terapie oncologiche, dato preoccupante se si considera che in Europa, oggi, manca circa la metà del prodotto necessario.
Con un mercato dei medicinali plasmaderivati che nel 1996 valeva 4,8 miliardi di dollari e che oggi vale 32 miliardi, la spinta delle multinazionali farmaceutiche verso la raccolta remunerata è fortissima. Va, però, considerato che la commercializzazione del sangue e il guadagno connesso allontanerebbero il donatore volontario, non sentendo più una responsabilità morale a donarlo. Sorgerebbero le Banche commerciali del sangue che pagherebbero le persone, normalmente i poveri, disponibili a venderlo per guadagno, senza alcuna garanzia di impegno, e quindi con l’impossibilità di programmarne l’utilizzo.