I numeri
venerdì 5 Dicembre, 2025
Ghiacciai del Trentino in crisi: arretramento medio di 18,5 metri e superfici ridotte del 33% in meno di dieci anni
di Redazione
Il report della Sat: perdite di spessore fino a 7 metri in quattro mesi e superfici glaciali scese del 33% in meno di dieci anni: i ghiacciai del Trentino sotto la lente di droni, satelliti e volontari
Sedici ghiacciai monitorati da venti operatori volontari, un arretramento medio di 18,5 metri, ritiri massimi fino a 30–33 metri e una perdita di superficie glaciale che in meno di dieci anni ha ridotto da 30 a 20 km² le aree glacializzate del Trentino. Sono questi i dati più significativi emersi dalla Campagna Glaciologica 2025, presentata oggi dalla SAT (Società degli Alpinisti Tridentini) insieme al nuovo progetto dei “Sentieri glaciologici virtuali”, un’iniziativa che permetterà di osservare l’evoluzione dei ghiacciai trentini attraverso immagini e percorsi virtuali.
Il quadro che emerge conferma la sofferenza dei ghiacciai trentini, già evidenziata dalle serie storiche: 14 metri di arretramento medio nel 2024, 26 nel 2023 e 51 nel 2022.
“La SAT – ha ricordato il presidente Cristian Ferrari – attraverso la propria Commissione Glaciologica monitora da decenni gli arretramenti frontali dei più grandi ghiacciai del Trentino e, dal 2023, grazie alla collaborazione con Acqua Surgiva – Gruppo Lunelli, il lavoro si è arricchito del monitoraggio delle variazioni di area con dati satellitari, integrati da rilievi sul campo effettuati con droni e laser altimetri satellitari come ICESat-2 e GEDI”.
Camilla Lunelli, direttrice Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo Lunelli, ha sottolineato l’importanza di questi studi: “Surgiva è da sempre legata ai ghiacciai trentini, a cui deve la leggerezza e purezza della sua acqua. I monitoraggi costanti e i sentieri glaciologici virtuali aiutano a comprendere l’evoluzione dei ghiacci e a diffondere consapevolezza sul cambiamento climatico. Proteggere la montagna significa proteggere la nostra identità e il futuro del territorio”.
In videocollegamento, anche Valter Maggi, presidente della Fondazione Glaciologica Italiana, ha confermato la criticità del quadro: “I bilanci di massa e le misure frontali mostrano che i ghiacciai italiani sono in forte crisi. Nel settore centrale e orientale delle Alpi, dove la catena montuosa è più bassa, il ritiro ha portato in molti casi alla scomparsa dei ghiacciai stessi, lasciando pochi testimoni che resistono al cambiamento climatico in atto”.
Il presidente SAT Cristian Ferrari ha ribadito l’importanza della lettura corretta dei dati: “Misurare la neve accumulata, le giornate calde, le fasi fredde ci permette non solo di capire l’andamento dell’intera stagione, ma si traduce in un dato concreto che racconta lo stato di salute delle nostre montagne. Nell’Anno Internazionale dei Ghiacciai la SAT ha rafforzato il proprio impegno con la mostra Freeze the Future, con il libro Ghiacciai del Trentino, con l’avvio del Centro Glaciologico alla Diga del Careser e con tutte le attività di divulgazione connesse. Continueremo a farlo con la continuità che ci contraddistingue”.
Il presidente della Commissione Glaciologica SAT, Enrico Valcanover, ha illustrato nel dettaglio i risultati della campagna: “La stagione autunnale 2025 ha visto i volontari impegnati nella Campagna Glaciologica, con misure frontali sui principali ghiacciai del Trentino. Tutti i ghiacciai monitorati sono in fase di arretramento, con valori compresi tra 1 e 33 metri e una media di 18,5 metri. Abbiamo osservato perdita di spessore del ghiaccio, calderoni glaciali e finestre rocciose, fenomeni che causano rapide riduzioni di superficie. Alcuni ghiacciai si sono ritirati in zone non più raggiungibili in sicurezza, come la Presanella o la Vedretta de La Mare”.
Gli operatori coinvolti sono stati venti, impegnati nella misurazione dei sedici ghiacciai ripartiti tra Adamello–Presanella (9), Dolomiti di Brenta (2), Marmolada (2), Pale di San Martino (2) e Cevedale (1). I dati confermano tendenze degli anni precedenti e, secondo Valcanover, alcuni ghiacciai non vengono più misurati perché scomparsi o troppo pericolosi da raggiungere.
Particolare rilievo ha assunto l’uso dei droni, che permettono di creare modelli tridimensionali dei ghiacciai anche in punti inaccessibili, consentendo misurazioni impossibili con i metodi tradizionali. Sul Ghiacciaio del Mandrone, ad esempio, tra giugno e ottobre, è stata registrata una perdita di spessore compresa tra 3 e 7 metri in soli quattro mesi.
Accanto ai rilievi sul terreno, prosegue il monitoraggio satellitare, con il Catasto dei ghiacciai trentini aggiornato al 2023, che evidenzia la riduzione delle superfici glacializzate da 30 a 20 km² in meno di dieci anni. Il confronto storico più recente resta quello del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani (Smiraglia e Diolaiuti, 2015).
Il progetto dei “Sentieri glaciologici virtuali” permetterà di percorrere virtualmente i sentieri glaciologici, osservando l’evoluzione dei ghiacciai in tutte le stagioni e scoprendone storia, caratteristiche scientifiche e contesto ambientale.
La Commissione Glaciologica SAT, inoltre, organizza uscite sul territorio, collaborazioni scientifiche, attività divulgative e lezioni per scuole e associazioni. Nel 2025 sono state organizzate quindici uscite con sezioni SAT, scuole e parchi e inaugurato il nuovo Centro Glaciologico del Careser, sviluppato in collaborazione con la Provincia e diversi enti. Proseguono anche collaborazioni con Università di Trento, Servizio Glaciologico Lombardo e MUSE per i bilanci di massa sui ghiacciai del Careser, della Vedretta de La Mare e del Mandrone.
Tra le attività divulgative, la SAT ha pubblicato nuovi materiali, incluso il volume dedicato ai ghiacciai del Trentino, e organizzato un calendario di serate pubbliche, incontri tecnici e lezioni per promuovere la consapevolezza sul cambiamento climatico in alta quota.
I dati e le osservazioni della Campagna Glaciologica 2025 confermano un quadro chiaro: i ghiacciai trentini sono in sofferenza. Il monitoraggio costante, l’uso di nuove tecnologie e le iniziative divulgative rappresentano strumenti fondamentali per comprendere, comunicare e provare a contrastare gli effetti del riscaldamento globale sul patrimonio glaciale delle Alpi.
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