cultura
martedì 28 Ottobre, 2025
«Galleria delle Lingue», a Bolzano la mostra che esplora la pluralità linguistica dell’Alto Adige
di Redazione
Giunta alla sua quarta edizione, l'esposizione curata da Adel Jabbar propone una riflessione sulle complesse dinamiche di coabitazione culturale e linguistica nel contemporaneo
Inizierà l’11 novembre la quarta edizione di «Galleria delle Lingue», un progetto curato dal sociologo Adel Jabbar, che esplora la pluralità linguistica dell’Alto Adige attraverso l’arte come forma di espressione personale e collettiva. Nelle diverse edizioni hanno partecipato giovani e donne provenienti da comunità linguistiche differenti, che hanno trasformato le proprie esperienze in opere, installazioni e performance: dalla scrittura al suono e all’immagine, fino alla tessitura e alla stoffa come linguaggio materico. Il progetto crea uno spazio condiviso, dove le lingue diventano materia viva di incontro, memoria e convivenza.
L’inaugurazione è prevista martedì 11 novembre alle ore 18 al Teatro Dalmazia di Via Cristallo (Bolzano). Sarà possibile visitare l’esposizione fino al 23 novembre. Sabato 15 novembre alle 10 nella sala Don Lino Giuliani è previsto un momento di riflessione sugli «Spazi interculturali» assieme al sociologo Adel Jabbar, le artiste Tanja Jarussi e Elisabetta Moretto.
La mostra propone una riflessione sulle complesse dinamiche di coabitazione culturale e linguistica nel contemporaneo. Le opere esposte sono state realizzate da un gruppo di giovani con una significativa esperienza personale di plurilinguismo attivo – Anna Girelli, Leonardo Pizzicannella, Sharon Plancher, Liliana Satta, Jasmin Soraruf e Simone Soraruf – che hanno lavorato a partire dalla relazione tra lingue e luoghi. Il progetto si è focalizzato in particolare sul legame tra il linguaggio e la geografia esistenziale dei soggetti, sul modo in cui le parole che usiamo plasmano e vengono plasmate dai luoghi che abitiamo e che ci abitano.
Il titolo della mostra gioca su due livelli di significato: da un lato, traduce l’atto incessante di ri-significare il luogo in cui si abita nella realtà o nell’immaginario; dall’altro, evoca il verbo inglese to replace, che significa ‘sostituire’ o ‘prendere il posto di’. Questo doppio senso sintetizza la condizione dell’identità plurilingue, e sostanzialmente le identità tutte, continuamente sollecitate a rinegoziare la propria posizione nello spazio.
Il programma
L’installazione «Mosaic. Between words and worlds» realizzata da Jasmin e Simone Soraruf, si presenta come un grande assemblage di composizioni verbo visuali e di fotografie. Le immagini, scattate in luoghi intimi e significativi per la biografia dei due artisti, sono state scelte per restituire la dimensione ineffabile del concetto di atmosfera.
Le due opere di Anna Girelli, intitolate «Città-City-Stadt» e «Labirinto-Maze-Labyrinth», esplorano la complessa interazione tra linguaggi, culture e spazio urbano. L’rtista rappresenta la città pluriculturale come un intricato labirinto, un dedalo non solo di strade, ma soprattutto di parole «nel quale la lingua divide e collega, frammenta e definisce, creando un’affascinante confusione». Girelli rappresenta la città come il luogo dove le diverse espressioni culturali convivono e si intersecano, riflettendo la natura dinamica e complessa dell’ambiente urbano contemporaneo.
L’opera di Sharon Plancher, ispirata dalla cultura giapponese che studia e frequenta, è un’illustrazione digitale che ne reinterpreta forme e stili. Un tempio giapponese, posto in cima a una scala, è una metafora per la ricerca interiore e spirituale, una porta verso l’ignoto: può rappresentare un paradiso « ma anche una porta per un ignoto che si può ritrovare dentro noi stessi e che deve essere ancora esplorato». L’artista, pur suggerendo l’idea di un tempio come spazio ospitante per una divinità o per l’anima, invita il fruitore a cercare una propria interpretazione.
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