Il conflitto
domenica 23 Novembre, 2025
G20, Meloni sull’Ucraina: «Lavoriamo sul piano di pace di Trump, no a una controproposta»
di Redazione
La premier al summit di Johannesburg e la bozza in 28 punti. «Qui tutti stiamo dimostrando dall'inizio la nostra buona volontà, salvo i russi che non hanno fatto un passo in avanti»
Lavorare sul piano di pace proposto da Washington cercando sì di cambiarlo, ma senza arrivare a formulare una totale controproposta. Puntare a un cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. Costringere Mosca a svelare il suo bluff sulla fine delle ostilità. Al termine del G20 in Sudafrica Giorgia Meloni affronta soprattutto il dossier Ucraina che di fatto ha ‘coperto’ il summit di Johannesburg per tutta la durata dei lavori. La premier espone la sua linea dopo aver parlato da poco con la Casa Bianca, assicura di aver trovato “la disponibilità” da parte di Donald Trump a emendare il piano di pace in 28 punti. “Abbiamo fatto una telefonata abbastanza lunga anche con il presidente della Finlandia”, spiega rivelando di aver discusso col presidente degli Stati Uniti anche della possibilità “di capire se si riesce ad ottenere almeno un cessato il fuoco temporaneo sulle infrastrutture civili strategiche che i russi continuano a bombardare in maniera totalmente indiscriminata”. Anche perché, sottolinea, “qui tutti stiamo dimostrando dall’inizio la nostra buona volontà, salvo i russi che non hanno fatto un passo in avanti dall’inizio e penso che, e questo l’ho detto varie volte anche a Trump, anche i russi debbano dare qualche segnale concreto di voler effettivamente arrivare alla pace perché tutti gli altri, americani, ucrani, europei, turchi, stanno facendo la loro parte, salvo i russi”. E di fronte a questa indisponibilità “bisogna aumentare la pressione” su Mosca “perché altrimenti la possibilità di costruire una pace diventa più difficile”. “Io penso da tempo che Putin in buona sostanza non abbia una reale volontà di chiudere la guerra, di farlo in tempi brevi, penso che questo bluff si debba andare a vedere – prosegue -. Però sicuramente il modo migliore per vederlo è fare una proposta seria, sensata, metterla sul tavolo e capire chi ci sta e chi non ci sta. E io sono certo che di fronte ad una proposta seria sensata l’Europa c’è, l’Ucraina c’è, gli Stati Uniti ci sono, e speriamo che ci sia anche la Russia, ma potrebbe anche mancare”.
La proposta messa dagli Usa sul tavolo è per l’inquilina di palazzo Chigi “una base” su cui lavorare. Nel piano americano, rimarca, ci sono “alcuni punti che sicuramente devono essere oggetto di discussione”, e cita il tema legato ai territori, il finanziamento per la ricostruzione e la questione dell’esercito ucraino. “Ci sono anche molti punti che io considero particolarmente positivi – aggiunge però Meloni -, in tema soprattutto di garanzie di sicurezza, dove c’è messo nero su bianco un coinvolgimento diretto anche negli Stati Uniti in una proposta di garanzie di sicurezza che riprende una idea che all’inizio fu italiana, cioè di garanzia di sicurezza basate sul modello dell’articolo 5” della Nato. Insomma, è il messaggio, “io non credo che il tema sia lavorare su una totale controproposta” al piano Usa, “ci sono molti punti condivisibili e penso che, anche per un fatto di tempo e di energia, abbia più senso lavorare sulla proposta che c’è e concentrarci sulle questioni che sono davvero dirimenti. Siamo tutti impegnati per arrivare a un documento, a una proposta che possa essere il più possibile vicina ai desiderati, non tanto nostri, ma a quello che serve per avere pace, per avere una Ucraina indipendente e sovrana e per avere una sicurezza anche per l’Europa”.
E proprio parlando di Europa, e dopo aver ricordato che “la fase è molto delicata”, Meloni afferma che serve in questo momento “una prova di maturità per l’Europa” per “dimostrare che può fare la differenza con proposte serie, che fanno fare passi avanti, quindi non semplicemente dicendo ‘sì, va tutto bene’ o ‘no, va tutto male’, che sarebbe un approccio un po’ infantile per la fase in cui ci troviamo, e mi pare che siamo tutti d’accordo a fare questo lavoro”. I leader, rivela quindi la presidente del Consiglio, già in serata faranno un punto telefonico dopo la giornata di negoziati andata in scena a Ginevra. Domani mattina ci sarà poi una videocall con i leader europei presenti al vertice Ue-Ua a Luanda un coordinamento, mentre martedì si terrà una videocall per una riunione della coalizione dei volenterosi. A chi gli domanda poi della genuinità della proposta Usa, Meloni replica che “l’Europa evidentemente non è stata tra gli estensori del piano” ma il tema di chi lo abbia scritto “mi interessa meno. Mi interessa qual è il piano al quale arriviamo, non quello dal quale partiamo”. Però, mette agli atti, molte questioni che sono inserite nella bozza riguardano l’Europa, “nel senso che necessitano dell’Europa” e quindi “un pezzo di questo piano ha bisogno dell’Europa per essere realizzato”. E sul tema dell’Europa che continua a comprare gas da Mosca, rilanciato da Trump, Meloni spiega di aver detto al tycoon che “per esempio l’Italia dall’inizio della guerra ha fatto un lavoro pazzesco. Abbiamo totalmente diversificato, non dipendiamo più dalla Russia per niente, quindi l’Europa ha fatto da questo punto di vista un lavoro molto importante”. Nessun passo in avanti invece al momento per quello che riguarda il Purl, ovvero il piano di acquisto di armi americane da mandare all’Ucraina: “Adesso stiamo lavorando per un dodicesimo pacchetto di aiuti militari e quindi ad ora non stiamo aderendo. In futuro si vedrà, ma non abbiamo e non ci siamo dati delle deadline”.
Infine, la premier si sofferma sulla linea tenuta sul dossier dal suo vice leghista a palazzo Chigi, sempre poco accomodante quando il discorso vira sul sostegno a Kiev. “Matteo Salvini dice una cosa corretta quando afferma che i soldi degli italiani non possono andare a finire nelle mani di persone corrotte e ovviamente noi dobbiamo vigilare perché questo non accada, ma mi pare che il governo ucraino abbia dimostrato di avere gli anticorpi per gestire quel problema”, evidenzia Meloni assicurando di non considerare un “controcanto” quello del ministro dei Trasporti. “Penso che siamo una coalizione, non una caserma, e che all’interno della mia maggioranza sia un bene che tutti esprimano chiaramente le loro posizioni, perché questo aiuta anche me a ragionare”. “A me alla fine interessa solo la postura internazionale dell’Italia – conclude -, che continui ad essere percepita come una nazione seria, credibile, con chiara linea di politica estera. E oggi l’Italia così viene percepita perché questo governo ha una maggioranza stabile che le ha consentito di avere, votando sempre in modo compatto, questa linea di politica estera e quindi non mi posso assolutamente lamentare dei miei alleati”.
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