Il report

sabato 27 Dicembre, 2025

Frutticoltura trentina in ripresa: mele verso i 5 milioni di quintali nel 2025, pere e piccoli frutti in crescita. Ma l’uva è in calo

di

Dopo due anni difficili segnati da gelate e condizioni avverse, il settore ortofrutticolo del Trentino mostra segnali di ripresa

Mele in ripresa dopo due anni di rallentamento a causa di gelate e condizioni avverse, pere e piccoli frutti in crescita, uva in calo.
Se l’Arcimboldo dovesse dipingere un quadro che rappresenti l’andamento della frutticoltura trentina negli ultimi anni la composizione sarebbe più o meno questa.

A offrire la tavolozza di colori sono i dati Ispat diffusi negli scorsi giorni, che evidenziano una buona tenuta del settore ortofrutticolo, pur con alcune differenze tra le varie produzioni. I dati arrivano fino al 2024, ma fonti interne ad Apot, L’Associazione dei produttori ortofrutticoli trentini, confermano il trend di crescita anche per il 2025, in particolare per la melicoltura che secondo le prime stime dovrebbe tornare in linea con i valori record del 2021.

La frutticoltura

Secondo i dati Ispat, il panorama dell’agricoltura provinciale è composto per il 28% dalla frutticoltura, per il 15,4% dalla viticoltura – che rientra in una categoria a parte rispetto al resto della produzione frutticola – per il 2,15% da colture erbacee, per il 6,1% dalla silvicoltura, per il 15,5% dalla zootecnia e per il restante 33% dalle attività di prima trasformazione, ossia tutte quelle che servono a convertire le materie prime nel prodotto finale destinato ai consumatori (ad esempio olio, vino, formaggi, farina).

Se si tralasciano le attività di trasformazione, la frutticoltura rappresenta quindi l’asset principale del settore primario in Trentino.

Entrando nel dettaglio del settore ortofrutticolo, la stragrande maggioranza della produzione lorda vendibile, circa il 72%, è costituita dalle mele, il 12,6% dai piccoli frutti – fragole, more, frutti di bosco, kiwi e altri – lo 0,2% dalle pere, lo 0,9% dalle drupacee – albicocche, prugne e simili – e il restante 9,3% da coltivazioni legnose diverse dalla vite. A queste cifre si aggiunge una quota del 4,5% relativa all’indennizzo avversità.

Uva in calo, mele in ripresa

In particolare la produzione lorda vendibile di uva nel 2024 (ultimo dato disponibile) ammonta a 1.061.194 quintali, di cui 822 mila quintali di uva bianca e 239 mila di uva rossa. Negli ultimi due anni, il dato è calato di circa 300mila quintali, considerando che nel 2022 la produzione era 1.323.081 quintali e nel 2023 1.222.714 quintali.

Tra il 2022 e il 2024 c’è stato un lieve calo anche nella produzione di mele, passata da 4.782.770 quintali a 4.860.810, complici gelate e avversità climatiche. Ad ogni modo, quest’anno dovrebbe segnare una decisa ripresa, tornando sui 5 milioni di quintali, secondo fonti interne ad Apot, in attesa del bilancio previsionale 2025.

A crescere, invece, è stata la produzione di pere, passata dagli 8 mila quintali del 2020 ai 10.500 del 2024, con cifre sostanzialmente stabili tra 2023 e 2024, ma con ulteriore miglioramento atteso per il 2025.

La melicoltura

La regina dei frutti trentini rimane senza dubbio la mela, con la Golden Delicious come varietà più diffusa (2.486.230 quintali), seguita dalle Stark Delicious (437.590 quintali), dalle Royal Gala (397.950 quintali) e dalle Fuji (276.020 quintali).

Le aziende stanno implementando un percorso di diversificazione produttiva. La raccolta di mele per l’industria ammonta a 334.140 quintali, mentre quella di mele biologiche a 84.680 quintali. Nel 2023, il valore totale della produzione a prezzi correnti era di 239.284.668 euro.