Il caso
sabato 23 Agosto, 2025
Formaggio Casolet, allarme su sei caciotte vendute: «Lotto contaminato da Stec»
di Francesco Terreri
Il prodotto ritirato dal mercato dopo le analisi, ma alcune forme sono già state acquistate. Zuccali (Apss): «Seguite le procedure»

Col nuovo protocollo sui formaggi a latte crudo, si sono moltiplicati i controlli nei caseifici e nelle aziende agricole trentine per evitare il rischio Stec, il batterio Escherichia Coli che può provocare gravi danni alla salute soprattutto dei bambini, delle donne incinte e delle persone fragili. Così nei giorni scorsi un produttore della Val di Non di formaggio Casolet ha segnalato un esito sfavorevole di analisi per la ricerca di Stec. Di conseguenza sono state ritirate dal mercato tutte le caciotte del lotto dove è stata trovata la contaminazione. Ma sono stati messi anche avvisi presso il punto vendita della malga e segnalazioni sui social network del fatto che sono già stati venduti ai consumatori cinque-sei caciotte di Casolet per un peso complessivo di circa nove chilogrammi: «Il prodotto può essere nocivo per i bambini, le gestanti e le persone con sistema immunitario indebolito».
Come di consueto, il richiamo del formaggio è stato pubblicato tra gli avvisi del Ministero della Salute. «L’autocontrollo ha funzionato» dice la dirigente del Dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale Mariagrazia Zuccali. «Con l’accordo con la Cooperazione abbiamo rafforzato la sicurezza e la salute – sottolinea l’assessore provinciale Mario Tonina – Stiamo lavorando per rimediare al danno commerciale che questi episodi portano ai nostri formaggi: abbiamo confermato per altri sei mesi Mauro Fezzi come affiancatore al Caseificio di Predazzo, dove si stanno sperimentando, in contatto col Ministero, nuovi modi per fare il Puzzone di Moena salvaguardando una produzione tipica».
«Il latte crudo può dare dei problemi – ricorda Zuccali – Bisogna scongiurare eventuali rischi per i consumatori, soprattutto i piccoli e i pazienti fragili. Col nuovo protocollo è aumentata la responsabilità delle imprese che devono fare una serie di analisi sulle cagliate e sul prodotto finito, oltre naturalmente a rispettare le procedure, il mantenimento della pulizia delle stalle, l’igiene nella mungitura». Nel caso dell’azienda della Val di Non, spiega Zuccali, «è stato fatto un controllo sul prodotto pronto per il consumo, che è risultato positivo allo Stec. In questi casi di non conformità e di rischio microbiologico, scatta il ritiro del prodotto dal mercato e il richiamo con i cartelli nelle aree di vendita per informare il consumatore».
Quindi è stato ritirato il lotto di produzione dove è stata trovata l’Escherichia Coli ma è stato anche avvisato il pubblico delle 5-6 caciottine già vendute. «In questo caso quindi il sistema ha funzionato, il produttore ha fatto tutto quello che era necessario». «Da quando abbiamo avviato i nuovi protocolli, c’è una maggiore attenzione, anche imposta – afferma Zuccali – Sulle linee guida, poi sostituite da linee guida ministeriali, abbiamo coinvolto gli operatori, formati in incontri l’anno scorso e quest’anno, informando sulla gravità della malattia che può insorgere e della possibilità di cambiare il latte crudoin latte pastorizzato oppure assumendosi i costi dei controlli nel caso si mantenga la produzione a latte crudo».
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