il caso
sabato 27 Settembre, 2025
Filmava le bambine nello spogliatoio durante una gara ciclistica a Trento: denunciato operaio di 33 anni
di Ubaldo Cordellini
All’uomo sono stati sequestrati tre telefonini con centinaia di video rubati nei camerini di negozi di abbigliamento e servizi di bar e ristoranti
Lo ha tradito quel puntino rosso sulla parte alta dello schermo del telefonino. Quel puntino che segnalava che l’apparecchio lasciato nel bagno delle donne durante una gara ciclistica giovanile a Trento, lo scorso aprile stava filmando. Se ne è accorta la mamma di una bambina che era entrata con figlia in bagno. Quel telefonino apparentemente dimenticato in un angolo, ma in posizione strategica per poter aver visuale aperta su tutto il bagno l’aveva insospettita. E aveva ragione. La donna ha consegnato il telefonino agli organizzatori e insieme hanno visto che era in modalità di ripresa.
Così è stata chiamata la polizia. Nel frattempo, il proprietario del telefonino, un operaio di 33 anni dell’Alto Garda, padre di un bambino iscritto a una delle gare della manifestazione, è andato a reclamare il suo telefono. Gli organizzatori hanno preso tempo e lui ha anche alzato la voce, forse temendo che il suo segreto potesse essere scoperto. Nonostante la sua insistenza, il telefono non gli è stato restituito. Gli agenti sono arrivati poco dopo e hanno chiesto conto di quel telefono lasciato acceso nel bagno delle bambine. L’uomo ha farfugliato qualcosa, ha detto di averlo dimenticato lì, ma le sue sembravano scuse puerili. Gli agenti hanno deciso di perquisirlo e gli hanno trovato addosso altri due telefoni cellulari. A quel punto hanno deciso di sequestrare tutti i telefoni dell’uomo in considerazione del fatto che uno dei dispositivi era acceso e in registrazione video in un bagno destinato ai bambini. Il caso è finito sul tavolo del pubblico ministero di Trento Ottavia Ciccarelli che ha incaricato un perito di analizzare le memorie dei telefonini. Dai tre dispositivi è emerso che l’uomo ormai da tre anni, almeno dal 2022, era solito piazzare i cellulari in bagni pubblici, camerini di negozi di abbigliamento, bagni di bar e ristoranti per carpire i segreti intimi di donne e ragazzine.
Nelle memorie dei tre cellulari sono stati trovati centinaia di filmati con donne che si spogliavano per andare in bagno. Centinaia di video intimi rubati da una mente ossessionata. La pm a questo punto ha deciso di chiedere al gip Gianmarco Giua un’ordinanza di custodia cautelare per le accuse di produzione e detenzione di materiale pedopornografico. L’uomo è stato arrestato dagli agenti lunedì e ieri è comparso insieme al suo difensore, Elena Bianchini, davanti al giudice Giua per l’interrogatorio di garanzia. Ha cercato di difendersi ma è stato costretto ad ammettere che aveva ripreso gli interni di molti bagni pubblici e camerini di negozi. Ha spiegato però che lui era interessato a filmare solo donne e non bambini. Però nelle memorie degli apparecchi sono stati trovate anche immagini che erano inequivocabilmente di minorenni. L’uomo ha spiegato che lui quelle immagini le aveva cancellate, ma i mezzi dei periti sono stati in grado di trovarle lo stesso.
L’interrogatorio di garanzia è durato circa un’ora e l’uomo ha cercato di spiegare il suo comportamento cercando di limitare il più possibile le proprie responsabilità. La sua posizione resta comunque complicata. Il numero dei video trovati è impressionante. Sembra si tratti di centinaia di file espliciti. La telecamera dei telefonini era puntata sempre in maniera strategica per catturare immagini delle parti intime di chi aveva la disavventura di finire davanti all’obiettivo. Così decine e decine di persone sono state derubate della propria intimità a loro insaputa per alimentare le insane ossessioni dell’operaio. Un uomo padre di tre figli che coltivava questo sopruso nei confronti del prossimo. Ora la sua avvocata dovrà decidere se presentare istanza di scarcerazione al gip adducendo altri argomenti a difesa oppure se presentare un ricorso al tribunale del riesame. Il fatto che nelle immagini vi siano anche dei minorenni inguaia particolarmente l’operaio, mentre le immagini di donne maggiorenni, in assenza di querela di parte, non costituisce un reato perseguibile d’ufficio. Quindi l’uomo cerca di spiegare proprio per questo motivo che non era interessato ai minorenni, tanto da averne cancellato le immagini.
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