La sentenza

martedì 16 Aprile, 2024

Figlio del proprietario di casa stupra l’inquilina, condannato a sei anni

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Condannato anche il padre, a 9 mesi. Le devono più di 50mila euro di risarcimento. Sentito ieri in aula, in videocollegamento dal suo Paese, il trentenne ha ribadito la sua innocenza: «Nessuna violenza, rapporto consensuale»

Stuprata dal figlio dell’uomo che le aveva affittato una stanza e bloccata, spintonata e ferita da quello più vecchio, durante una discussione in cui era intervenuta anche la polizia. Questo, in sostanza, quanto ha denunciato di aver subito nell’estate 2019 una trentina allora di 36 anni. I due uomini, padre e figlio dell’Est Europa residenti a Trento, 60 e 30 anni, ieri sono stati condannati. Rispettivamente a 6 anni di reclusione il più giovane (la Procura ne aveva chiesti 5) e a nove mesi il genitore. Il tribunale collegiale, presidente il giudice Enrico Borrelli, ha anche disposto un risarcimento danni subito esecutivo di 53.500 euro totali per la donna, che si era costituita parte civile nel processo, assistita dall’avvocato Vincenzo Scaglione. In particolare il più giovane dovrà liquidare alla trentina 50mila euro, così come sollecitato dalla stessa vittima, 3500 invece il genitore. Entrambi gli imputati erano difesi dall’avvocato Matteo Benvegnù.
«Nessuno stupro»
Il trentenne (all’epoca ne aveva 26 di anni) doveva rispondere della pesante accusa di violenza sessuale, di aver abusato dell’affittuaria, più grande di lui di dieci anni, una sera in un cui era in balia dei fumi dell’alcol, approfittando del fatto di essere soli in casa. Sentito ieri in tribunale, in videocollegamento dal suo Paese d’origine dove si trova ora, ha ribadito la sua innocenza: «Non c’è stata alcuna violenza, il rapporto sessuale è stato consensuale» le spontanee dichiarazioni dell’uomo.
Suo padre era invece accusato di violenza privata e di lesioni, nei confronti della stessa trentina, che ai tempi li aveva denunciati facendo scattare un’inchiesta. La testimonianza della donna era anche stata cristallizzata dalla Procura nel corso di un’audizione con uno psicologo.
La scusa del massaggio
I fatti contestati dalla pm Maria Colpani sarebbero avvenuti cinque anni fa. Il presunto stupro il 13 luglio 2019. Quella sera — è l’accusa — il ragazzo allora di 26 anni, ubriaco, alterato dal troppo vino trangugiato, aveva raggiunto l’inquilina nella sua camera da letto. Prima avrebbe cercato un contatto fisico con la scusa di farsi fare un massaggio alla schiena perché dolorante, poi l’avrebbe buttata sul letto, allungando le mani sotto la maglietta di lei, cercando anche di spogliarla. Quindi l’avrebbe presa per i capelli e spinta a faccia in giù sul letto, abbassandole i pantaloni e violentandola. Un episodio terribile, scioccante per l’allora 36enne, che lascerà l’appartamento a stretto giro. Per farvi ritorno più di dieci giorni dopo, e cioè il 25 luglio 2019, quando però il padrone di casa, il 60enne dell’Est, non avrebbe voluto lasciarla entrare, né poi uscire.
La successiva discussione
La donna, che aveva pagato l’affitto del mese, voleva poter usufruire della camera da letto ancora per alcuni giorni visto che non aveva trovato una sistemazione alternativa. Ne era nata una discussione: l’uomo, che aveva fatto chiamare la polizia dal figlio, così come aveva fatto la donna, le avrebbe impedito di uscire di casa e l’avrebbe colpita con la porta all’altezza della gamba mentre lei cercava di sgattaiolare via. Poi l’avrebbe afferrata con la mano, spintonandola contro un appendiabiti e provocandole delle contusioni che, secondo il referto dell’ospedale, sono risultate guaribili in una settimana. Allora la donna si era presentata alle forze dell’ordine a denunciare tutti e due gli episodi. Era anche tornata nella stessa casa con la polizia, per riprendersi i suoi effetti personali e vestiti. A quanto pare il 60enne fino a quel momento non avrebbe saputo della presunta violenza. Anche i messaggi scambiati dalla vittima con il ragazzo lo provano: «Guarda che dico tutto a tuo papà e a tuo fratello» aveva scritto al giovane che si sarebbe arrogato il diritto di approfittare di lei.