Sport

domenica 12 Ottobre, 2025

Enzo Maresca si racconta: «Vincere contro il Liverpool è un’emozione. E ricevere il trofeo del Mondiale per Club da Trump è stata una sorpresa»

di

Anche l'allenatore del Chelsea ha partecipato al Festival dello Sport

L’ennesimo allenatore italiano ad allenare il Chelsea non poteva fallire. Dopo i vari Maurizio Sarri e Antonio Conte, anche Enzo Maresca si è iscritto all’albo di uomini che dalla panchina sono riusciti ad alzare un titolo con i Blues. Nell’ultima giornata del Festival dello Sport, un altro grande ospite proveniente dal mondo del calcio è stato protagonista alla Filarmonica di Trento. Intervistato dal giornalista Davide Chinellato, l’allenatore campano ha ricordato da subito l’ultima vittoria contro il Liverpool in Premier League: «È stata un’emozione importante anche perché è la prima gara che riusciamo a vincere in casa agli ultimi minuti, anche per l’importanza della gara. Il Liverpool è una grande squadra, hanno vinto la Premier l’anno scorso perciò è una sfida che vale doppio. Quest’emozione mi è costata l’espulsione ma in quel momento non ho pensato a nulla ed è stara una reazione d’istinto».

Dopo tanni anni, i Blues sono tornati a vincere proprio grazie a Maresca: «Probabilmente, fra tutti, è il traguardo più importante. È uno dei club più importanti della storia ed ha una relazione con gli allenatori italiani sempre positiva. Il primo anno abbiamo vinto la Conference League e il Mondiale per Club. Per battere il PSG, che in quel periodo aveva vinto la finale di Champions League 5-0 con l’Inter, battendo prima il Real e il City», racconta Maresca, «Non è stato facile. Le idee possono avere lo spazio che si vuole ma sono i ragazzi che l’hanno vinta. Di solito non rivedo tanto ma è una grandissima emozione. Eravamo a New York, l’obiettivo era quello di andare avanti nel girone, piano piano siamo arrivati alla squadra più forte al mondo come il PSG. È stato fatto un capolavoro, anche di fronte al milione di persone che seguivano la partita da casa. Sul podio, Donald Trump ci ha consegnato il trofeo direttamente, è stata una grande sorpresa».

La rosa del Chelsea, dopo le cifre mostruose spese negli ultimi anni, è stata ringiovanita profondamente, ma per il mister questo non sembra essere stato un problema: «Avere una rosa con così tanti giovani è intrigante. Perdi qualcosina nell’esperienza ma sono tutti ragazzi forti. Sono tutti ragazzi davvero bravi, provenienti da tutto il mondo, ma ho la fortuna di avere giocato in Spagna, mia moglie è spagnola, parlo italiano ma anche francese e inglese. Alla fine la parte umana è la parte importante. Negli spogliatoi sono obbligato a parlare la lingua del popolo e del Paese».

Il grande capolavoro di Maresca è stato quello di riportare un trofeo che, dalle parti di Stamford Bridge, mancava da troppo tempo: «Era l’unica competizione da vincere, perciò dovevamo vincerla a tutti i costi. Non è la prima volta che chi parte favorito ma sottovaluta l’avversario rischia di non farcela ma siamo rimasti concentrati fino alla fine. In finale, contro il Betis Sevilla ho ritrovato Manuel Pellegrini, un grande amico ma anche mio mentore da sempre».

Prima di allenare però, Maresca è stato anche un calciatore: «Sono sempre stato un po’ curioso. Nel 1998 quando mi sono spostato in Inghilterra nel Bromwich Albion per questa mia curiosità che ho sempre avuto. Ci sono andato che ero un ragazzino ma non conoscevo nulla, non parlavo niente d’inglese. Cosa mi è mancato di più di casa? La cucina, anche i cibi più semplici come un panino. Comunque, ho sempre voluto allenare rispetto all’esser stato un giocatore».