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giovedì 6 Novembre, 2025
Dopo la bocciatura del terzo mandato, scintille in Consiglio provinciale. Le opposizioni: «Avevamo ragione noi»
di Simone Casciano&Donatello Baldo
Valduga soddisfatto, Bisesti cauto mentre Urzì chiede sia restituita la vicepresidenza a Gerosa: il verdetto della Consulta riaccende gli equilibri politici in Trentino
La decisione della Corte costituzionale che ha bocciato la legge provinciale del Trentino sul terzo mandato per il presidente della Provincia scuote la politica locale. La norma, approvata nei mesi scorsi dal Consiglio provinciale, consentiva la ricandidatura per un terzo mandato consecutivo al presidente Maurizio Fugatti. Ora la Consulta l’ha dichiarata illegittima, ritenendo che la Provincia avesse superato i limiti della propria autonomia legislativa.
Dal centrosinistra arrivano commenti di soddisfazione.
«La Corte costituzionale ha fatto giustizia – afferma Francesco Valduga, portavoce di Campobase e del Centrosinistra –. Noi avevamo già sottolineato come fosse un blitz illegittimo contro la democrazia, fatto spaccando Fratelli d’Italia per ottenere i voti necessari. Una legge ad personam per salvare Fugatti e la maggioranza nel suo complesso. Avevamo già pronto un referendum per fermare tutto, ma non ce ne sarà bisogno: la Consulta ha stabilito cosa fosse giusto».
Sulla stessa linea Alessio Manica, capogruppo del Partito Democratico: «Una legge ad personam o ad maggiorantiam, permettetemi questo neologismo, è stata bocciata. La sentenza ha stabilito quali sono i limiti dell’autonomia e il senso degli equilibri delle leggi elettorali, che servono a evitare le concentrazioni di potere».
Per Paola Demagri (Casa Autonomia) «la bocciatura del terzo mandato non è una sconfitta personale di Fugatti: è una vittoria per la democrazia trentina. Non è solo la fine di un’aspirazione personale: è l’inizio di una nuova stagione per l’autonomia trentina. Una stagione in cui la Provincia torna ai cittadini, non ai personalismi».
Nel campo della maggioranza prevale invece la cautela.
«Prendiamo atto della decisione della Corte – commenta Mirko Bisesti, capogruppo della Lega –. Rimaniamo convinti delle motivazioni che ci avevano portato ad approvare quella legge e delle prerogative del Trentino. La maggioranza è solida e lavora bene: volevamo solo dare una possibilità ulteriore al presidente Fugatti e ai trentini, se avessero voluto democraticamente confermarlo. Questo non sarà possibile, ne prendiamo atto. Non abbiamo parlato di altre modifiche al sistema elettorale».
Più amaro Mattia Gottardi, assessore provinciale de La Civica: «Mi aspettavo un’altra decisione. Difficile comprendere una sentenza annunciata con tre righe di comunicato. Le conseguenze politiche porteranno la maggioranza a fare delle valutazioni. La legislatura finisce nel 2028, c’è tempo per capire. Dovremo leggere la sentenza e capire la natura interpretativa: potrebbero esserci indicazioni su come perseguire l’obiettivo originale».
Dalla Lista Fugatti, Eleonora Angeli sottolinea che «la maggioranza è solida, ora ci confronteremo. Si apriranno nuovi ragionamenti, non so in che direzione, ma la maggioranza resta solida».
Con toni più ironici, Walter Kaswalder (Patt) chiude: «Pace all’anima del terzo mandato. Andremo avanti lo stesso. Cambiare la legge elettorale? A questo punto non c’è credibilità».
In Fratelli d’Italia, partito che aveva espresso perplessità già al momento del voto, parla il deputato e coordinatore regionale Alessandro Urzì: «Nulla di sorprendente nella sentenza della Consulta. Era tutto evidente per logica, e il governo ha fatto bene a ricorrere. La legge trentina non era fondata su un principio sostenibile in termini di diritto. Ora speriamo che il tema del terzo mandato possa essere archiviato. Chiediamo però che vengano rispettati tutti gli accordi elettorali, inclusa la vicepresidenza della Provincia che spettava a FdI. La reazione punitiva verso il nostro partito, dopo il ricorso del governo, oggi va riconsiderata».
Infine, Christian Girardi, ex FdI fuoriuscito proprio ai tempi del voto sul terzo mandato e ora nella Civica, ridimensiona le interpretazioni: «Non ce ne andammo da Fratelli d’Italia per il terzo mandato ma per diverse vedute. Ora valuteremo cosa fare».
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