L'intervista

venerdì 27 Giugno, 2025

Don Angelo Gonzo a 66 anni lascia il Trentino e torna in Bolivia: «Vado a fare il missionario. La carenza di preti? Il problema è il modello proposto dalla Chiesa»

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Il quasi ex parroco di Civezzano: «Sarò in una nuova missione in Amazzonia. Il vescovo Lauro mi ha lasciato andare: è stato coraggioso»

Torna a fare il missionario in Bolivia —dove ha trascorso 22 anni— Angelo Gonzo (1958), parroco di Civezzano, Albiano, Bosco, Fornace, Lases, Lona, Sant’Agnese e Seregnano. La notizia era nell’aria da qualche tempo. Ieri se ne è avuta conferma ufficiale (vedi sopra). Don Gonzo sarà sostituito da don Giorgio Broilo (1958) parroco di Predazzo, Panchià e Ziano di Fiemme. Gli spostamenti saranno operativi dal prossimo autunno. La notizia, in sé, potrebbe essere rubricata come normale amministrazione, consueta rotazione del clero, se non fosse dirompente perché anche da noi l’inverno demografico coincide con «l’inverno» clericale, cioè con la cronica carenza di preti. Di più: subito di il concilio Vaticano II (1963-1965) la diocesi di Trento si era distinta, tra le diocesi italiane, per l’invio in terra di missione di numerosi preti diocesani «Fidei donum». Negli ultimi anni taluni preti erano rientrati. Tra questi don Angelo Gonzo, prete dal 1982, primi studi tra i missionari comboniani, che dal 1997 al 2011 aveva trascorso 18 anni in Bolivia dove era stato nominato perfino Vicario del vescovo di Aiquile. Tornato in Italia ha fatto il parroco a Trento (S. Giuseppe-Pio X), salvo poi tornare in Bolivia per 4 anni. «Devo dire – ammette il sacerdote — che don Lauro, l’arcivescovo, è stato coraggioso».

 

O incosciente?
«No, no, coraggioso davvero. Lo scorso anno era venuto a trovarmi a Civezzano un caro amico, un vescovo bergamasco (Eugenio Coter, 1957) operante a Pando, regione amazzonica della Bolivia. Mi aveva chiesto la disponibilità a tornare in America Latina per fondare una nuova missione in Amazzonia. Io avevo dato la mia disponibilità ma gli avevo detto: chiedi a don Lauro».

 

Convinto, immaginiamo, che l’arcivescovo Tisi avrebbe detto di «no».
«Sapevo che don Lauro aveva chiuso definitivamente con le missioni, almeno per quanto riguarda la mia persona. Poi a Civezzano e nelle altre parrocchie io stavo bene, ma tutto è avvenuto così in fretta…»

 

Una designazione sorprendente.
«Infatti, don Lauro mi ha sorpreso. Bravo nell’accettare che io vada in missione».

 

Perché la carenza di preti è palese…
«I preti sono sempre meno, ma non è quello il problema».

 

E qual è, allora?
«Lo dico e non da oggi: è il modello ecclesiale che ormai deve cambiare. Pertanto susciterà nuove vocazioni, nuovi ministeri e nuovi modi di stare dentro la realtà».

 

Due anni fa lei aveva suscitato clamore con l’annuncio che per i funerali non sarebbe più stata garantita la figura del prete. La decisione era stata condivisa dai consigli parrocchiali della sua vasta cura d’anime.
«Trent’anni fa il cristiano legato alla tradizione avrebbe fatto più fatica. Oggi, mi pare che ci sia più comprensione. Anche gli anziani capiscono che oggi il clero non può arrivare dappertutto».

 

Ma può arrivare fino in Bolivia. Quando partirà?
«Ci metteremo d’accordo con don Broilo. Perché de là i ghà pressa, ma io ho sempre detto che in Bolivia non c’è mai fretta, non c’è mai un’emergenza perché tutto è un’emergenza».

 

Quanto sarà lontano dalla capitale La Paz?
«Circa tre quarti d’ora d’aereo. È una missione nuova, nel nord della Bolivia, in Amazzonia».

 

Le comunità delle otto parrocchie tra Civezzano a Lona, come hanno preso il suo ritorno in America Latina?
«L’ho comunicato loro dopo Pasqua. Erano pronti all’annuncio ufficiale, mancava solo il nome del nuovo parroco. Sono rimasti un po’ scossi perché con loro stavamo portando avanti alcune riforme, con un maggiore coinvolgimento dei laici».

 

Lei aveva già lavorato con monsignor Coter?
«Nei primi anni che ero in Bolivia, nel 1997 avevamo lavorato insieme con Caritas Cochabamba, nei conflitti tra campesinos e governo».

 

Che cosa andrà a fare?
«Non lo so, esattamente. Il vescovo mi ha detto solo: tu vieni. E il via libera da parte di don Lauro lo reputo un atto di grande coraggio».