Le storie

giovedì 11 Settembre, 2025

Dietro le quinte del Poplar Festival: le storie dei volontari. Sonia: «Sono tornata da Barcellona per partecipare»

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Più di 300 i giovani che con il loro impegno rendono possibile la quattro giorni di musica e cultura iniziata oggi

È un clima frenetico e brioso quello che si respira al Doss Trento alla vigilia della nona edizione di Poplar Festival, al via oggi con il primo dei quattro giorni di concerti (a partire dalle 16:00 sui tre palchi allestiti sulla sommità del Doss) e di incontri della sezione Cult (nel pomeriggio a partire dalle 14:30, in piazza a Piedicastello). L’energia che emerge e si sente è sicuramente quella dei quasi quattrocento volontari coinvolti per costruire, tenere in piedi e poi smontare tutto quello che è Poplar: «L’idea è quella di prendersi cura dello spazio che ci ospita dall’inizio alla fine, per restituirlo com’era a chi lo vive tutti i giorni» racconta in merito Sonia, una volontaria arrivata in città da Barcellona, dove si trova per il periodo di ricerca tesi, apposta per il Festival «E non sono l’unica – precisa – Ci sono tantissimi altri volontari che vengono da fuori, quest’anno per la prima volta anche dall’estero. Ed è bellissimo così, vedere gente che la pensa anche diversamente, tutta nello stesso posto». Le fanno eco le parole di Livia, giovane studentessa fiorentina che, dopo aver terminato gli studi a Trento, ha deciso di ritrasferirsi qui per il tirocinio, ma non solo: «Poplar è come una sorta di calamita che attrae molte persone diverse nello stesso luogo e c’entra anche con la mia decisione di tornare a vivere qui, perché è bello riviverlo ogni anno, vedere i legami che si creano e che si ritrovano. Il clima che respiro è quello di casa, ma anche di un ambiente creativo, scoppiettante, stimolante, dove mettere in pratica le proprie idee e averne di nuove». Poplar dà un senso di casa anche a Carolina, che arriva da Jesi e, a parte il Festival, non ha alcun legame con la città: «L’ho scoperto per caso ed è diventato un appuntamento fisso. Ti fa sentire parte di qualcosa di enorme, fatto di persone che hanno voglia di creare qualcosa di bello insieme». Simile esperienza quella di Isabella da Como: «L’anno scorso è stato il mio primo Poplar, sono venuta qui da sola, a caso, non conoscevo nessuno. Mi è piaciuto molto e quindi sono ritornata, portando con me degli amici». Le parole che le giovani volontarie utilizzano per descrivere ciò che si prova alla vigilia dell’evento riassumono appieno l’essenza del Festival dal punto di vista dei volontari, che mettono a disposizione il proprio tempo per costruirlo “dalla a alla z”: emozione, fermento, impegno e disponibilità. Fermento che prova sulla sua pelle per la prima volta Siddharta, studente a Torino invitato a prendere parte a Poplar come volontario da un amico: «L’entusiasmo c’era già prima di arrivare. Sono stato accolto benissimo e sento che tutti condividiamo la voglia di fare tutto il meglio possibile e un interesse forte e coeso, come siamo noi quando lavoriamo». Da neofita di Poplar, il giovane nella scelta di una parola per descriverlo opta per “capillare”: «Perché ti coinvolge in tutto e per tutto, la musica ti accompagna in ogni momento, anche quando avviti un bullone, non solo quando ascolti i tuoi musicisti preferiti sul palco». La parola che invece sceglie Giuseppe, tra i fondatori di Poplar nove anni fa, trasferitosi all’estero ma che torna per questo appuntamento fisso, è “coraggioso”: «Per questa edizione più che per le scorse, credo che sia il termine giusto per descrivere Poplar, nelle scelte sperimentali e nelle scommesse che facciamo in tutte le direzioni». In nove anni, di cose ne sono cambiate, mentre altre sono rimaste intatte: «Il festival è cresciuto ed è evoluto rispetto all’ormai lontano 2017, adesso è una macchina con molti più ingranaggi. Ma il senso di comunità è rimasto lo stesso, come la voglia di fare, oltre che la coerenza rispetto a ciò che abbiamo sempre voluto Poplar fosse. Non ci siamo adagiati su una potenziale formula vincente, ma continuiamo a innovare, sperimentare e creare».