Il verdetto
giovedì 10 Luglio, 2025
Derivati, Patrimonio del Trentino si arrende all’Alta Corte di Londra e paga 730mila euro di risarcimento
di Tommaso Di Giannantonio
La partecipata contesta da anni le perdite dei titoli finanziarie e il caso è finito davanti ai giudici. Ora, oltre al danno c'è la beffa

Da diversi anni ormai aleggia un sogno ricorrente nelle stanze di Patrimonio del Trentino (PdT), la società della Provincia che si occupa della gestione del patrimonio immobiliare pubblico. Un sogno che si è trasformato ben presto in un incubo, quello dei contratti derivati stipulati nel 2011. PdT ha tentato di mettere in discussione la validità di almeno uno dei contratti, con l’obiettivo di mitigare la perdita accumulata nel corso degli anni (al 31 dicembre 2024 si attesta a 20,9 milioni di euro), ma si è dovuta arrendere davanti all’Alta Corte di giustizia di Londra, dove è stata citata in giudizio da Dexia, l’istituto di credito con il quale aveva siglato il contratto. A seguito di un primo verdetto negativo dei giudici inglesi, PdT ha deciso di scendere a patti con Dexia, accettando di pagare 730mila euro alla banca. Oltre la perdita, anche la beffa.
Cosa sono i derivati
I fatti sono stati ricostruiti dalla Corte dei conti di Trento nella sua relazione sul rendiconto dell’esercizio 2024 della Provincia, pubblicata la scorsa settimana.
I derivati sono strumenti finanziari il cui valore deriva (da qui il nome) dall’andamento di un altro prodotto (la cosiddetta attività sottostante), cioè titoli azionari, cambi di interesse, altri indici finanziari o anche il prezzo di una materia prima. Il valore del derivato, dunque, è di per sé incerto.
Il contratto per il Muse
Uno dei contratti più diffusi è quello «swap», in cui un soggetto A e un soggetto B decidono di scambiarsi somme di denaro (flussi di cassa) con una cadenza specifica. Ecco, nel 2011 PdT ha stipulato un contratto di questo tipo sia con Dexia Crediop sia con Monte dei Paschi di Siena. Nello specifico, ha stipulato uno «swap» di tassi d’interessi («Interest rate swap»): la società ha deciso di scambiarsi pagamenti di interessi con i due istituti di credito fino al 2029, interessi calcolati su una somma di denaro fittizia (capitale nozionale) di 31,7 milioni di euro per ciascun contratto. Perché? Con questi derivati PdT voleva mettersi al riparo dal rischio «tassi» per i mutui accesi per la costruzione del Muse, il Museo delle scienze di Trento (costato 70 milioni). L’operazione, però, non ha portato i risultati sperati. Anzi. Come certificato dalla relazione della Corte dei conti, al 31 dicembre 2024 il differenziale tra flussi in entrata e in uscita – cioè la differenza tra quanto incassato e quanto pagato – è negativo: considerando le somme versate dal 2011, per PdT la perdita ammonta a 20,9 milioni di euro. Nel solo 2024 il valore di mercato del derivato – il cosiddetto «mark to market» – riportava un negativo di 678mila euro.
La battaglia giudiziaria
Il 27 settembre 2023, però, la società della Provincia fa causa a Dexia Crediop davanti al Tribunale civile di Roma per «accertare la nullità del contratto derivato concluso il 7 marzo 2011». Sperando che il foro competente sia quello di Roma. L’obiettivo è quello di ottenere 10,6 milioni di euro (questo l’importo del petitum). «L’avvio di tale causa — si spiega tra le pagine del bilancio di Patrimonio del Trentino — è stato prudenzialmente valutato sulla scorta di plurimi pareri redatti da professionisti esperti nel settore».
L’azione legale apre di fatto una doppia battaglia giudiziaria. A dicembre dello stesso anno PdT viene a sua volta citata in giudizio da parte di Dexia Credit Local S.A. (in cui risulta incorporata Dexia Crediop) davanti all’Alta corte di giustizia di Londra. L’istituto di credito vuole invece accertare la validità e l’efficacia del contratto derivato.
La giustizia inglese corre più velocemente. Il 25 ottobre 2024 – ricostruisce la Corte dei conti – i giudici londinesi preannunciano «un esito giudiziale sostanzialmente negativo» per PdT e condanna la società della Provincia a pagare un acconto di 250mila sterline (circa 290mila euro) a copertura delle spese legali di Dexia. E stabilisce che il foro competente è quello di Londra. A questo punto, stando sempre alla ricostruzione della Corte dei conti, «in considerazione degli elevati costi ulteriori che si sarebbero prospettati nel proseguire la causa, indicati in una somma superiore ai 9 milioni di euro», il 31 gennaio scorso PdT sottoscrive un accordo per l’estinzione di entrambe le cause (a Roma e a Londra) «con il pagamento a favore di Dexia della somma di 728.215,75 euro».