Le indagini

lunedì 9 Giugno, 2025

Delitto di Garlasco, Ris nella villetta della famiglia Poggi per ricostruire l’omicidio di Chiara

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L'obiettivo degli inquirenti è «ricostruire la traiettoria delle tracce di sangue e la dinamica dell'omicidio»

Nuovi accertamenti sulla scena dell’omicidio di Chiara Poggi. Il Ris, su incarico della Procura di Pavia, è tornato nella villetta di Garlasco con laser scanner e droni.  Obiettivo degli inquirenti: «riprodurre in 3D l’interno e l’esterno della casa dove nel 2007 venne uccisa» la giovane e «ricostruire la traiettoria delle tracce di sangue e la dinamica dell’omicidio».

Unico condannato per il delitto è Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, riconosciuto colpevole in via definitiva e condannato a 16 anni di carcere. Il delitto avvenne il 13 agosto 2007, ma il caso non ha mai smesso di far discutere. A distanza di 18 anni, è stato iscritto nel registro degli indagati anche Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco Poggi. All’epoca dei fatti aveva 19 anni e tra il 2016 e il 2017 era già finito al centro di ulteriori indagini, richieste dalla difesa di Stasi, in merito a un dna rilevato sotto le unghie della vittima.

Maxi incidente probatorio il 17 giugno

Il prossimo passo dell’inchiesta sarà un maxi incidente probatorio fissato per il 17 giugno, affidato dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, agli agenti della scientifica Denise Albani e Domenico Marchigiani. Verranno esaminati reperti chiave: materiale biologico rinvenuto sotto le unghie di Chiara, frammenti di oggetti sequestrati nella villetta e impronte digitali rilevate sul luogo del delitto.

Nel corso di questa nuova fase, potrebbe essere avanzata una richiesta di estensione dei prelievi genetici da parte della famiglia Poggi. La proposta potrebbe partire dal genetista Francesco De Stefano, già perito della Corte d’assise d’appello nel processo bis del 2014 che portò alla condanna di Stasi. All’epoca, De Stefano aveva concluso che le tracce di dna maschile e misto trovate sotto le unghie della vittima erano «degradate, contaminate, non databili e inutili per fornire indicazioni di “identità” di un singolo soggetto», e tale valutazione non fu contestata dalla difesa.

Dieci piste alternative secondo la difesa Stasi

Secondo la difesa di Alberto Stasi, sarebbero almeno dieci le piste alternative mai approfondite a sufficienza nel corso degli anni. I nomi compaiono nei fascicoli delle indagini e dei processi: non solo Andrea Sempio, ma anche un presunto «ladro sconosciuto», le sorelle Stefania e Paola Cappa, la cosiddetta «famiglia Galli», la «nonna» di Chiara Poggi, fino a figure come il «tabaccaio» o il «panettiere» di Gropello Cairoli.

Una mappa complessa e controversa che torna oggi sotto i riflettori, mentre gli investigatori cercano di fare luce, con strumenti tecnologici più avanzati, su uno dei casi giudiziari più discussi degli ultimi vent’anni.