Dopo il malore
domenica 10 Agosto, 2025
Debertolis, l’angoscia dei genitori: «Dopo la corsa a 43 gradi Mattia non si è più svegliato. Forse svenendo ha battuto la testa su un sasso»
di Patrizia Rapposelli
L'atleta di Orienteering è ricoverato in un ospedale cinese. La prognosi resta riservato. La madre arrivata a Chengdu nella notte

Le condizioni dell’atleta azzurro Mattia Debertolis restano critiche: «Mi sembra tutto così assurdo, siamo in apprensione totale», ha ragguagliato papà Fabio.
«Non ci resta che aspettare — ha aggiunto — la mamma è arrivata sul posto, vogliamo capire la situazione e essere sicuri che ci sia sempre qualcuno con lui. Mattia non si è risvegliato».
La situazione è molto delicata per il campione italiano di Orienteering ricoverato d’urgenza all’ospedale di Chengdu, in Cina.
Dalle notizie pervenute, il sospetto è che l’atleta potrebbe aver sbattuto violentemente la testa su un sasso a seguito di una caduta, anche per questo i medici ipotizzano possa esserci un edema cerebrale a complicare il quadro clinico. Fatto sta che le informazioni mediche continuano ad arrivare con il contagocce e, per il momento, l’unica certezza è che la prognosi di Mattia resta riservata.
Il malore
Facciamo un passo indietro. Mattia Debertolis venerdì stava partecipando alla gara di Corsa Orientamento, nella specialità della middle distance, nell’ambito di World Games di Chengdu, competizione multisportiva riservata alle discipline che non godono della ribalta olimpica. Il 29enne primierotto non ha completato la prova e, secondo le ricostruzioni, il suo Gps ha smesso di trasmettere, segnalandolo fermo.
Scattate le operazioni di soccorso, l’atleta ingegnere che lavora a Stoccolma, è stato trovato accasciato al suolo e svenuto. Con tutta probabilità, Mattia è stato colpito da un malore, sfiancato dalle alte temperature che sfioravano i 43 gradi, quelle che hanno costretto al ritiro diversi atleti.
La preoccupazione del papà
Ne è convinto papà Fabio: «È stato il caldo estremo — racconta— Faceva caldissimo, ma Mattia non avrebbe mai mollato o rinunciato, ci teneva troppo. Durante il percorso ha perso i sensi.
Bisognerà aspettare per avere risposte, quello però che continuo a dirmi è che mio figlio era molto allenato». Intanto mamma Erica Zagonel, accompagnata dal team manager Gabriele Viale della società di orientamento vicentina Pwt Italia di cui fa parte Mattia, ha raggiunto nella notte il capoluogo della provincia di Sichuan per stare vicino al figlio e capire le condizioni. «È partita ieri da Milano con il primo volo. Stiamo vivendo un momento di grande difficoltà, siamo preoccupati all’inverosimile.
Non ha ancora parlato con i medici, quindi non sappiamo nulla. Le condizioni di Mattia sono serie e non ci resta che continuare a sperare». Le parole del papà tradiscono angoscia e inquietudine. L’uomo riferisce anche dello stato d’animo di Erica, alla partenza. «Era in ansia, aveva urgenza di parlare con i medici, ma purtroppo ci sono dei tempi».
La Fiso: «No a polemiche»
Assieme a familiari e amici, è in grande apprensione per il campione anche il mondo dell’Orienteering. Era stata la stessa Fiso, la Federazione Italiana Sport Orientamento, ad annunciare il ricovero di Mattia Debertolis. E che ha anche fatto sapere che l’ambasciata italiana in Cina si è attivata tempestivamente per prestare il necessario supporto. Insomma, non rimane che sperare di avere buone notizie per tirare un sospiro di sollievo. Ci tiene a sottolinearlo Roberto Pradel, presidente della Fiso trentino: «La situazione è molto critica, ormai non resta che aspettare, stare vicini alla famiglia e ai ragazzi che sono ancora in Cina». Che aggiunge determinato: «Le discussioni non potranno non esserci in un caso così, ma non è questo il momento di fermarsi alla polemica. Capiremo meglio». Pradel resta convinto che a tradire l’atleta siano state le altissime temperature e l’umidità asfissiante, «credo sia stato vittima di un malore legato quasi sicuramente alle temperature estreme della giornata, al limite del possibile per correre, tanto che ci sono stati atleti che si sono ritirati, in particolare maschi — racconta— anche mia figlia Anna ha dovuto rallentare in quelle difficili condizioni come molti altri».