L'avventura

domenica 2 Luglio, 2023

Dalla Mongolia al Nepal in bicicletta: oltre tremila chilometri in tre mesi

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È partita l’ultima missione di Alessandro de Bertolini, ricercatore della Fondazione Museo Storico del Trentino e giornalista. «I viaggi rispondono a ciò che ho dentro». Reportage video fotografici e pure rilevazioni della qualità dell’aria per il Cnr

«Non c’è una motivazione razionale che mi induce a viaggiare. Ciascuno di noi ha in sé delle spinte emotive: i viaggi fanno parte di questo mio bagaglio e sono un modo per rispondere a quello che ho dentro di me». Quando risponde alla nostra chiamata, Alessandro De Bertolini – ricercatore della Fondazione Museo Storico del Trentino e giornalista, nonché viaggiatore che ha attraversato e raccontato il mondo in collaborazione con Montura Editing – sta ultimando i preparativi per il suo prossimo viaggio che inizierà proprio oggi e che prevede la traversata in bicicletta di un lembo dell’Asia, dalla Mongolia al Nepal, passando per la Cina.

Tra natura e popoli
Un’avventura di tre mesi che corrisponde al tentativo di inseguire un sogno personale, affrontato solo con bicicletta e sacco a pelo, e che intreccerà più finalità: di divulgazione storica e culturale, scientifica e di solidarietà internazionale. Venendo al primo aspetto, de Bertolini racconterà giorno per giorno, attraverso dei reportage video fotografici, i luoghi che incontrerà con l’obiettivo di far emergere la dialettica tra natura e cultura, «presente anche nelle zone più desolate», per incontrare e narrare «i popoli delle steppe e le terre dove si diffuse la cultura del cavallo, con il quale l’uomo ha cominciato a spostarsi in quel continente iniziando a popolarlo». Un tentativo, insomma, «di riavvolgere il nastro e di entrare in contatto con qualcosa che appartiene a tutti noi» e che prenderà il via dalla capitale mongola Ulan Bator, passando poi nei distretti di Tov, Coro e Dornogovi fino a Erenhot. Per proseguire poi in Cina nelle prefetture di Mongolia interna, Shanxi, Shaanxi, Gansu e Quingai fino al confine con il Tibet, che verrà attraversato per raggiungere Katmandu, la capitale del Nepal.

Le incognite
Nel viaggio non mancheranno però le incognite, tra cui l’ipotesi di non riuscire ad entrare in Tibet se non arrivasse l’autorizzazione, e così nei piani di de Bertolini è presente una «variazione programmata e paritetica» che gli permetterebbe di ripercorrere il territorio cinese fino ad approdare nella Mongolia nordoccidentale, «una zona tra le più belle a livello paesaggistico e culturale e ubicata nello straordinario corridoio, creato da Gengis Khan, che diede il la a quella Pax mongolica che produsse le circostanze per il viaggio di Marco Polo».

La collaborazione con il Cnr
La novità assoluta di quest’esperienza riguarda però il contributo che potrà fornire dal punto di vista scientifico, grazie a una partnership con il Consiglio nazionale delle ricerche di Roma – convenzione firmata assieme al Muse di Trento, che ha inquadrato de Bertolini come ricercatore affiliato – che fornirà un dispositivo appositamente costruito per la rilevazione della qualità dell’aria dei territori attraversati, ai fini dello studio del cambiamento climatico. «Diventerò un vettore per gli scienziati – spiega de Bertolini – e questa è un’occasione straordinaria, per chi come me ha una formazione umanistica, di mettersi a disposizione della ricerca scientifica». Il terzo aspetto di questa nuova avventura del viaggiatore trentino affonda invece le radici in una sua «idea originaria» e legata al tema della solidarietà internazionale: quella di voler unire idealmente con il suo percorso due organizzazioni no profit attive rispettivamente nelle capitali della Mongolia e del Nepal e che lo stesso de Bertolini ha supportato con la sua attività nel corso degli anni. La partenza avverrà infatti da una struttura di accoglienza per ragazze madri di figli disabili, che non possono permettersi un’abitazione, a Ulan Bator e gestita da Need you Onlus e l’arrivo è ipotizzato alla sede della Rarahil Memorial School a Kirtipur, cittadina non lontana da Katmandu, gestita dalla Fondazione Senza Frontiere Onlus e che offre una preparazione scolastica di primo livello e per l’avviamento professionale a molti ragazzi, senza allontanarli dalla loro zona e avvalendosi di un gruppo di educatori locali e di una struttura d’eccellenza.

Bici e cultura green
Mentre spiega nei dettagli le sfaccettature del progetto, Alessandro de Bertolini ci tiene a specificare però che non si tratta di qualcosa di eroico o di eccezionale: «La maggior parte delle persone è capace di andare in bicicletta: non sarà un’impresa dal punto di vista fisico, ma un progressivo confrontarsi con tutte le varie difficoltà che si possono palesare nel tempo, giorno dopo giorno nel tragitto». Un aspetto fondamentale che è doveroso sottolineare è invece il fatto che il viaggio rappresenterà anche un modo per promuovere la cultura «green», dal momento che verrà utilizzata solo la bicicletta, mezzo non inquinante e totalmente sostenibile. In seguito a queste riflessioni, de Bertolini ci tiene a raccontare cosa rappresenti per lui quest’esperienza anche a livello emotivo e personale: «In passato ho viaggiato tantissimo, ma non ho mai intrapreso un percorso così lungo da quando sono diventato padre, quattro anni fa. Da quel momento ho sempre viaggiato con i miei figli, che sono diventati miei compagni d’avventura, e quest’esperienza in solitaria rappresenta quindi per me una sfida ulteriore. Posso dire però che avere qualcuno a casa che ti aspetta è fondamentale per dare un senso al viaggio, evitando il rischio di trasformarsi in una bandiera al vento». Prima dei saluti, sull’onda di questo pensiero, trova spazio uno sguardo «al dopo» che intercetta il valore della restituzione dell’esperienza che prevede la scrittura di un libro, la realizzazione di un documentario e l’organizzazione di più serate di presentazione: «In tutti i viaggi che ho intrapreso da solo ho avvertito la fortissima necessità di doverli raccontare per buttare fuori tutto quello che avevo dentro: al ritorno si è soli anche nel ricordo e la paura più grande è che tutto possa rimanere lì. Raccontare è anche un modo per rivivere i numerosi ricordi immagazzinati e la speranza, che poi è anche una certezza, è che questo possa incuriosire il prossimo e stimolare soprattutto il confronto».