la storia
domenica 21 Settembre, 2025
Dal Trentino al Malawi, Orri: «Costruito un nuovo asilo grazie alle tante donazioni. Indimenticabile l’emozione dei bambini»
di Emanuele Paccher
La cooperante trentina dell’associazione Dapp: «Accoglierà 40 piccoli. Il nome Chikondi? Significa amore»

Le storie, a volte, hanno un lieto fine. È stato così per la storia che avevamo raccontato sulle pagine del nostro giornale nei mesi scorsi (il T del 29 giugno) riguardante la raccolta fondi promossa su Gofundme per la costruzione di un asilo nel villaggio Chimphanga in Malawi. Venerdì 12 settembre, infatti, è stato inaugurato l’asilo costruito interamente nelle scorse settimane. Un piccolo gesto di grande importanza per tutta la comunità, che porta un’impronta trentina: tra i cooperanti dell’associazione Dapp Malawi, che supporta ventotto asili nella zona, è presente Silvia Orri, di 36 anni e di Trento, che da gennaio 2025 ha preso parte alla scuola Lindersvold in Danimarca e da aprile si trova in Malawi.
Silvia Orri, alcuni mesi fa ci eravamo lasciati con l’inizio della raccolta fondi. Com’è andata?
«Oltre le più rosee aspettative. Durante questi mesi la comunità è riuscita a concludere la costruzione al 100%. È stato pitturato l’edificio sia all’interno che all’esterno, sono state disegnate le aree di apprendimento, l’alfabeto, i numeri, le forme, i colori. All’esterno sono stati disegnati il nome dell’asilo (“Chikondi”, che tradotto vuol dire amore, ndr) e il lago Malawi. Con la raccolta fondi abbiamo raccolto 3.500 euro, più che sufficienti per la realizzazione dell’asilo. Con i soldi restanti volevamo trovare qualcos’altro da aggiungere per i bambini e le bambine».
Cosa avete deciso alla fine?
«Di comperare un parco giochi in metallo, perché il parco giochi negli asili è una cosa piuttosto rara quaggiù. In altri due asili che l’associazione supporta avevamo notato due parchi giochi in metallo non ancora installati. Si trattava di due parchi giochi donati da una fondazione malawiana che lavorava grazie ai fondi di Usaid: quando questi sono stati tagliati, nessuno è più venuto a installare i parchi giochi. Così abbiamo deciso di comperare il cemento necessario e di installare questi due parchi giochi in due asili della zona, poi ne abbiamo comprato uno nuovo per il villaggio Chimphanga. Abbiamo fatto una sorpresa alla comunità. Abbiamo fatto attendere le persone la sera, finché è giunto il camion nel buio. Abbiamo puntato le torce e i bambini erano in estasi. È stato un bel momento».
L’asilo che avete costruito quanti bambini potrà ospitare?
«Circa quaranta. In questi mesi siamo riuscite a comperare piccoli materiali di sussidio per tutti gli asili. Abbiamo anche stampato una specie di sussidiario per le insegnanti per avere una guida durante le lezioni. Si tratta di piccoli gesti fondamentali, perché veramente da parte del governo l’educazione dai 3 ai 5 anni non è supportata. La scuola primaria più vicina, la Macheka Primary School si trova a circa due chilometri, da percorrere interamente a piedi».
Quali iniziative metterete in campo prossimamente?
«Attualmente stiamo lavorando con un gruppo di sartoria in un villaggio molto vicino alla nostra associazione. Abbiamo chiesto delle donazioni di vestiti di seconda mano per far sì che questo gruppo di sartoria creasse dei nuovi vestiti per i bambini».
Ci sarà una continuità per i progetti messi in campo?
«Sì: proprio nei giorni scorsi sono arrivate tre nuove ragazze dalla Svizzera, Spagna e Ungheria. Passeremo tre settimane assieme. Poi c’è da dire che l’associazione lavora per la maggior parte con personale malawiano, a cui si aggiungono piccoli gruppi che arrivano da altre parti del mondo di sei mesi in sei mesi. Ci tengo a ringraziare la persona che supervisiona tutto il lavoro che l’associazione fa negli asili: Steve Moyo. Il suo lavoro è fondamentale».
Cosa si porterà dietro da questa esperienza?
«Premetto che ancora non so se mi rendo conto di partire tra poco, perché è molto profondo il legame che ho instaurato qui con la cultura del Malawi. Questo perché le persone sono incredibilmente solidali, c’è un grande senso di condivisione. Anche la costruzione dell’asilo è stata un lavoro di comunità incredibile. Nonostante le condizioni di vita non permettano di pianificare nemmeno il breve termine, con un’inflazione che crea veramente tanti disagi, le persone hanno voluto provare a pianificare i prossimi vent’anni costruendo un asilo».
Quali obiettivi ha per il suo futuro?
«Sia io e che le altre due ragazze giunte ad aprile torneremo in Danimarca a fine mese, dove abbiamo fatto la formazione prima di partire. È previsto un mese di restituzione da fare. Per me in realtà la situazione è un po’ diversa perché mi è stato offerto di diventare insegnante nella scuola in Danimarca dove avevo fatto la formazione. Ho accettato, e dunque sarò l’insegnante del gruppo che partirà poi a gennaio. Per me questo è il miglior modo per restituire questa esperienza e la gratitudine che ho nei confronti delle persone che mi hanno accolta qui».
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