L'intervista
domenica 13 Luglio, 2025
Crisi climatica, così crescono i divari economici. Giovannini: «L’aumento delle temperature colpisce le famiglie più povere»
di Tommaso di Giannantonio
L'ex Ministro dei governi Letta e Draghi: «In Italia manca una politica coordinata per l'adattamento, basta con le posizioni anti-scientifiche. Agenda 2030? Siamo indietro»

La crisi climatica «è un problema drammatico» e «colpisce le persone in modo asimmetrico, in particolare colpisce i più poveri». Non fa troppi giri di parole Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile (Asvis), già ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (governo Letta 2013-2014) e delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili (governo Draghi 2021-2022).
Professore, le spese per l’aria condizionata andranno ad alimentare una nuova forma di povertà?
«Per affrontare i cambiamenti climatici bisogna avere politiche di mitigazione, cioè che tendono a ridurre le emissioni climalteranti, e politiche di adattamento, perché, com’è noto, abbiamo superato alcuni punti (speriamo che non siano di non ritorno) e quindi avremo a che fare per molto tempo con la crisi climatica. E la crisi climatica colpisce le persone in modo asimmetrico, in particolare i più poveri, che non possono permettersi misure di adattamento, tra cui il raffrescamento. Con temperature altissime, come quelle che abbiamo sperimentato due settimana fa e che torneranno, il rischio è, in primo luogo, per la salute. Sappiamo già che si è registrato un aumento straordinario dei decessi legati alle ondate di calore. E la scienza ci dice che in futuro la crisi climatica avrà un impatto ancora più elevato sulle malattie cardiovascolari. I dati sulla relazione tra salute e crisi climatica sono molto preoccupanti. Questo richiede politiche adeguate, che tengano conto degli impatti asimmetrici. I più colpiti sono gli anziani, i bambini, le persone in disagio economico, che non possono permettersi di spostarsi nelle località meno colpite dall’aumento delle temperature o, appunto, che non possono permettersi il condizionatore in casa. Per non parlare dei lavoratori nei campi e nelle costruzioni, che spesso sono quelli che hanno gli stipendi più bassi. Ecco, ogni volta che qualcuno sproloquia sulla crisi climatica, dicendo che le politiche ambientali aumentano le disuguaglianze sociali, deve ricordarsi che la situazione attuale colpisce i più poveri».
In Italia c’è un piano di adattamento?
«Nel dicembre 2023 il governo ha approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, con tutta una serie di azioni. Peccato che da allora nulla sia successo, perché il comitato che dovrebbe presiedere il Piano non è mai stato costituito. Di fatto l’Italia non ha una politica coordinata sull’adattamento. Alcune Regioni si sono dotate di alcuni piani, pensiamo all’Emilia-Romagna, dopo le inondazioni disastrose. E alcune città si sono dotate di piani di adattamento, tra cui Roma, che, come ha fatto Atene, ha previsto una politica per proteggersi dal cado e proteggere le persone più fragili. La soluzione non può essere quella di raccomandare ad andare nei supermercati o nei negozi con aria condizionata… Dobbiamo finalmente riconoscere che il cambiamento climatico è un problema drammatico e presente. Dobbiamo smetterla di raccontare che la crisi climatica non esiste e che non è dovuta all’uomo, cioè tutte quelle posizioni anti-scientifiche che spingono a non attrezzarsi».
Dall’altra parte dell’oceano c’è un presidente, Donald Trump, che strizza l’occhio a queste posizioni. Quanto incide sulle politiche di mitigazione?
«Gli Stati Uniti sono usciti dalla Convenzione per la lotta al cambiamento climatico e stanno perseguendo politiche basate sulle energie fossili. Ora, per fortuna, ci sono altre parti del mondo, in particolare l’Asia, che stanno accelerando. La Cina e altri Paesi stanno investendo moltissimo sulle rinnovabili: nel solo mese di maggio la Cina ha investito in rinnovabili tanto quanto quanto ha investito l’Unione europea in tutto il 2024. E per la prima volta le emissioni climalteranti della Cina hanno cominciato a diminuire nei primi cinque mesi del 2025. Chi dice che investire in sostenibilità sia più costoso, dice qualcosa che non è suffragato dai fatti. Come dimostriamo nell’ultimo rapporto di Asvis, sulla base dei dati Istat, Cdp (Cassa depositi e prestiti) e Unioncamere, le imprese italiane che investono in sostenibilità migliorano la competitività. Andare in questa direzione è conveniente anche dal punto di vista economico».
Il 2030 – l’anno di riferimento dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – sembrava un traguardo lontano, ora è sempre più vicino. Come ci stiamo arrivando?
«Purtroppo molto male, sia a livello globale che europeo e nazionale. Abbiamo una marea di conflitti e politiche che vanno contro il multilateralismo, indispensabili per trovare gli accordi necessari. La situazione climatica peggiora, le disuguaglianze sono aumentate, la povertà assoluta ha ripreso a crescere. E la qualità degli ecosistemi terrestri e marini sta peggiorando. Dopo il Covid abbiamo ripreso ad andare in direzione opposta, e l’Italia è in netto ritardo: su 17 obiettivi dell’Agenda, in 6 siamo in una situazione peggiore rispetto al 2010, dalla qualità degli ecosistemi alle disuguaglianze. Abbiamo un disperato bisogno di accelerare».
l'inchiesta
Il Trentino ad aria condizionata: il fabbisogno crescerà fino all’87% nel 2050. «Già oggi 100 euro in più in bolletta»
di Tommaso Di Giannantonio e Jacopo Mustaffi
De Cian, ricercatrice del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici: «Incidenza dell’8% sul budget delle famiglie a basso reddito»