Lanterna Magica

giovedì 18 Settembre, 2025

Cosa c’è da vedere al cinema? Il finalone di Downton Abbey, un cartone Made in Europe e un classico firmato Lynch

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Le proposte selezionate da Michele Bellio nei cinema di Trento, con un suggerimento per lo streaming

DOWNTON ABBEY – IL GRAN FINALE

(Downton Abbey: The Grand Finale, Regno Unito/USA 2025, 123 min.) Regia di Simon Curtis, con Hugh Bonneville, Michelle Dockery

Terzo lungometraggio a portare sul grande schermo personaggi (e cast) della pluripremiata serie televisiva britannica «Dowton Abbey», creata dal grande scrittore inglese Julian Fellowes e mandata in onda con enorme successo di pubblico tra il 2010 e il 2015, questo «Gran finale» è ambientato nel 1930 e ci congeda definitivamente dalla storia dei Conti di Grantham, nobili inglesi che risiedono nell’immaginaria tenuta di Downton Abbey, e dalle vicende connesse alla loro famiglia e ai loro domestici. La serie, incredibilmente curata a livello di ambientazioni e costumi, e scritta con rara abilità, sia nel tratteggio dei personaggi, sia nella fusione tra eventi storici e dimensione privata (la prima puntata iniziava con la notizia dell’affondamento del Titanic), dà il suo meglio nei gustosi e raffinati dialoghi e ha avuto nei capitoli cinematografici, che in pratica consistono in episodi allungati, una prosecuzione che ne ha mantenuto intatto il rapporto con il fedelissimo pubblico. In questo sta sia il pregio che il limite del film. Frutto di un meccanismo talmente oliato da risultare ormai prevedibile (e nel caso specifico, stavolta la problematica che mina la sicurezza della famiglia è risolta con forse un’eccessiva facilità), il film procede con la consueta eleganza e la leggerezza che ci si aspetterebbe, senza mai stupire davvero, in nulla. Il tema è quello dell’ormai inevitabile cambiamento, con il divorzio che si presenta come simbolo della modernità, che appare lontana ma già bussa alla porta. I nobili svendono le antiche residenze e la crisi di Wall Street si agita ancora come spettro sul futuro di un’economia ormai destinata a cambiare. In questo il film è corretto ed anche efficace, ma sostanzialmente impercettibile, così come la sottotrama legata alla Fiera della Contea, con la Baronessa Merton che cerca di non far rimpiangere la scomparsa Lady Violet (interpretata dall’immensa Maggie Smith, cui il film è dedicato), è poco più di un gioco. È invece molto divertente l’idea di inserire il commediografo Noël Coward e le idee che porteranno alla scrittura di «Vite private» all’interno della narrazione, dedicando anche il giusto spazio ad un’irriverente rappresentazione del suo orientamento sessuale. Per il resto il film è indubbiamente molto gradevole, professionale e, almeno per i fan, estremamente emozionante, sia per la quantità di storie che vanno a concludersi, sia per l’omaggio finale che facilita una comprensibile commozione.

GRAND PRIX

(Grand Prix of Europe, Germania/Regno Unito 2025, 98 min.) Regia di Waldemar Fast

Nato per celebrare i 50 anni del parco di divertimenti tedesco Europa-Park, questo lungometraggio animato di produzione europea ha per protagonisti due topolini, Edda e Ed, che nella realtà sono le mascotte del parco stesso. Edda sarebbe un’ottima pilota da corsa, ma dopo la morte della madre passa le sue giornate ad aiutare malamente il padre nella gestione di un disastrato Luna Park sull’orlo del fallimento. Edda è sognatrice e un po’ (anche un po’ troppo) svampita e il suo idolo è Ed, campione assoluto del mondo delle corse. Dopo aver scoperto che il padre si è indebitato con alcuni criminali e ha solo una settimana per restituire il denaro, Edda provoca per sbaglio un infortunio a Ed, ma, dato che i due si somigliano, si offre di guidare al suo posto nelle gare del prestigioso e pericoloso Grand Prix d’Europa. Se vincerà, divideranno il premio e il Luna Park sarà salvo. Ma non solo Ed si rivela antipatico e intrattabile, c’è anche qualcuno che cerca di sabotare le corse. Nettamente inferiore, sia sotto il profilo grafico che, soprattutto, ritmico, alla media delle produzioni animate di aziende più blasonate, il film ha in realtà una serie inaspettata di piccoli aspetti positivi. In primo luogo, il pubblico di riferimento è centrato: è un film per i più piccoli. Non ci sono doppi sensi o riferimenti ad argomenti ad uso e consumo degli adulti. La narrazione è prevedibile, ma chiara, con pochi personaggi adeguatamente approfonditi. Perfino il reparto sonoro è meno invadente e rimbombante di prodotti analoghi, con ovvio riguardo per i più giovani. Non mancano alcune gag fisiche di efficacia immediata sul pubblico di riferimento e i momenti di tensione sono abbastanza coinvolgenti, senza risultare spaventosi. L’ambientazione della gara in varie località europee è inoltre piuttosto gradevole, così come il character design dei vari piloti. A questo va aggiunto che i temi, per quanto abusati, sono sempre utili allo scopo: l’importanza del gruppo e del sostegno degli altri, il rapporto con i genitori, la necessità di credere nei propri sogni ed investirci di conseguenza. Si respira vagamente sullo sfondo qualche ambizione nei confronti di modelli irraggiungibili («Cars» su tutti) e comunque parliamo di un prodotto imparagonabile ai capolavori del genere, ma lo spettatore medio cui è indirizzato troverà sicuramente l’esperienza piacevole e alcune trovate, come il telecronista cammello, strapperanno una risata anche a mamma e papà.

EVENTO SPECIALE

VELLUTO BLU – VERSIONE RESTAURATA IN 4K

(USA 1986, 120 min.) Regia di David Lynch, con Kyle MacLachlan, Isabella Rossellini, Dennis Hopper

VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI

Nuovo capitolo della riproposizione in sala della filmografia integrale di David Lynch, uno dei più grandi registi di sempre, scomparso a gennaio, il restauro in 4K di «Velluto blu» permette di recuperare nello splendore del grande schermo un film ancora oggi affascinante, enigmatico ed inquietante. Prima collaborazione di Lynch con il compositore Angelo Badalamenti, fu anche il film che segnò l’inizio della relazione del regista con Isabella Rossellini. La storia prende il via nella cittadina di Lumberton, classica realtà di provincia in cui sotto la superficie serena si nascondono cupi misteri. Qui il giovane Jeffrey si occupa del padre colpito da un infarto e un giorno trova in un prato un orecchio mozzato. Spinto dalla curiosità, inizia ad indagare e finisce per incontrare Dorothy, cantante di night club che subisce le violente attenzioni del boss Frank Booth, follemente deciso a mantenere la donna in una delirante relazione che comprende pratiche sadomasochistiche. La situazione sfuggirà al controllo quando Booth scoprirà l’esistenza di Jeffrey, per il quale Dorothy sembra iniziare a provare un’attrazione sincera. Sapientemente alternato tra immagini di rara cupezza e improvvisi sprazzi di irreale speranza (i celebri pettirossi), è forse il film che più di ogni altro ha forgiato l’estetica lynchiana prima di «Twin Peaks». Dalle tende rosse all’uso ossessivo e straniante di canzoni d’epoca in scene fortemente simboliche, passando per la creazione di misteriosi e indimenticabili personaggi, come l’uomo in giallo, Lynch crea un torbido thriller in cui esplodono forti e chiari i suoi temi portanti, come il contrasto tra purezza e orrore, o ancora il confine tra desiderio e ossessione. Uno dei titoli più importanti del cinema americano degli anni Ottanta, e forse anche dell’intera storia del cinema, allucinato come un sogno ad occhi aperti, che rimane potentemente impresso nella mente degli spettatori. Indimenticabili i protagonisti.

STREAMING – PERLE DA RECUPERARE

BUTCH CASSIDY

DISPONIBILE SU DISNEY+

(Butch Cassidy and the Sundance Kid, USA 1969, 110 min.) Regia di George Roy Hill, con Paul Newman, Robert Redford, Katharine Ross

Ci sono tanti titoli straordinari adatti a ricordare l’immenso Robert Redford, attore, regista e produttore scomparso il 16 settembre all’età di 89 anni. Ho scelto «Butch Cassidy» perché è il film in cui interpreta Sundance Kid, il personaggio da cui ha preso il nome il festival del cinema indipendente da lui fondato. Diretto da George Roy Hill, che nel 1973 regalerà alla coppia Newman-Reford un gioiello come «La stangata», «Butch Cassidy» si ispira a personaggi realmente esistiti ed è ambientato nel Wyoming di fine Ottocento. I due protagonisti sono fuorilegge, specializzati in rapine, ma il loro atteggiamento è fondamentalmente quello di scanzonati ribelli. Inseguiti dalla polizia, decidono di fuggire in Bolivia insieme alla fidanzata di Sundance. Il nuovo Paese è però una delusione per le loro aspettative di ricchezza e decidono quindi di tentare un ultimo colpo. Come finirà? Premiato con 4 Oscar (sceneggiatura, fotografia, colonna sonora e canzone), il film passò alla storia anche per la celebre scena delle acrobazie in bicicletta sulle note di «Raindrops Keep Fallin’ on My Head» di Burt Bacharach e Hal David, inizialmente neppure prevista. Il grande successo commerciale lanciò definitivamente la carriera del giovane Redford nell’Olimpo hollywoodiano. Oggi è ancora uno di quei film che emoziona e coinvolge come alla prima visione e il personaggio di Sundance Kid restituisce meravigliosamente il fascino spavaldo e ironico che ha in seguito accompagnato molti altri personaggi di una carriera leggendaria.