La storia

giovedì 5 Giugno, 2025

Corradino Fanti, il maestro che a 85 anni si è laureato in Giurisprudenza. La tesi? Sulla fauna selvatica

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Ha cominciato a studiare legge nel 1988. Poi ha ripreso gli studi: «A chi ha una certa età ricordo un motto goliardico: gli studenti hanno sempre 20 anni»

 

Per la tesi di laurea ha scelto un arcomento che conosce bene, anche solo per vivere in un paese dell’Alta val di Non: «La disciplina della fauna selvatica come patrimonio indisponibile»

Corradino Fanti ha raggiunto un traguardo straordinario: a 85 anni, mercoledì 4 giugno, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Trento. Una tappa che corona una vita dedicata all’educazione, alla famiglia, alla montagna e allo studio come forma di libertà.

Originario di Rumo, in Val di Non, Fanti ha alle spalle una lunga carriera nel mondo scolastico: prima maestro elementare, poi docente all’Istituto Magistrale di Cles, dove ha formato generazioni di futuri insegnanti. Nonostante le difficoltà economiche che da giovane gli impedirono di intraprendere il percorso in medicina, trovò nella scuola la sua vocazione. «Era la mia missione», racconta con affetto.

La laurea arriva dopo un cammino universitario iniziato nel 1987. Gli studi giuridici hanno rappresentato per lui un modo per comprendere meglio la società e coltivare una delle sue grandi passioni: la natura e la caccia. La tesi  (quello completo è «La disciplina della fauna selvatica come patrimonio indisponibile: aspetti dominicali e responsabilistici») con relatore il professor Antonio Cassatella – è strettamente legato a questo interesse.

 

 

Il primo esame lo sostenne nel 1988, e il ricordo di quell’emozione è ancora vivido. Poi, la vita lo ha portato altrove: famiglia, lavoro, impegni associativi. Ma lo studio non è mai scomparso. «Anche di notte, quando non dormivo, studiavo», confida. Negli ultimi anni ha ripreso in mano il percorso sospeso, fino alla discussione della tesi.

«Dedico questa laurea a mia moglie Narcisa, che mi è sempre stata accanto. Era anche lei maestra. È anche per le mie studentesse, le colleghe, tutte le donne da cui ho imparato tanto», dice con voce commossa. Fanti non ha mai rincorso i voti, ma il sapere: «L’importante era capire. Lo studio non ha età, è ciò che ci tiene vivi».

Durante il percorso universitario ha stretto amicizie sincere, anche con ex alunni. Tra loro, il professor Giorgio Bolego, oggi docente di Diritto del lavoro. «L’università è un ambiente straordinario. C’è sempre da imparare, da ogni persona che incontri», sottolinea.

Alla domanda più frequente – “Perché studiare a questa età?” – risponde con semplicità disarmante: «Perché lo studio ci rende più umani, più buoni. Senza lo studio non c’è comunicazione, non c’è vita».

Quella del 4 giugno non è stata solo una cerimonia accademica: è stata la celebrazione di un sogno realizzato, di una vita piena, di una passione inossidabile per la conoscenza. «L’ho fatto per me, per mia moglie, per i miei figli e nipoti. È anche per loro».

E lascia un messaggio a chi lo legge, qualunque sia la sua età: «Ai giovani dico: studiate, aprite la mente, non fermatevi. E a chi ha passato i quarant’anni da un po’, ricordo un motto goliardico: gli studenti hanno sempre vent’anni, anche quando ne hanno di più».