Il caso
domenica 12 Ottobre, 2025
Colpo a casa di Gallizioli, segni di effrazione su un infisso al piano terra: i rapinatori sono entrati dalla finestra
di Ubaldo Cordellini
L'imprenditore sequestrato nella notte tra martedì e mercoledì ha detto ai banditi che non ricordava la combinazione

Un nuovo sopralluogo ha chiarito come i rapinatori siano entrati in casa di Eugenio Gallizioli per la rapina della notte tra martedì e mercoledì in via Valzolgher.
Finestra forzata
La casa dell’imprenditore tessile, re dei piumini, è molto grande e il secondo sopralluogo ha permesso di individuare una finestra al piano terra con un segno non troppo profondo di qualcosa come un lungo cacciavite o uno scalpello sottile. Gli inquirenti del nucleo investigativo dei carabinieri di Trento sono convinti che i rapinatori siano entrati proprio da quella finestra durante la notte, quando Gallizioli era già addormentato.
Combinazione dimenticata
Il segno di effrazione dimostra che i rapinatori avevano studiato bene la disposizione della casa dell’imprenditore e sapevano che l’uomo era in casa. Quindi avevano già bene in mente che l’obiettivo era la cassaforte e probabilmente ne conoscevano anche l’ubicazione all’interno della casa. Quindi erano convinti di poter convincere Gallizioli ad aprirla. E forse l’unica cosa non pianificata era la resistenza dell’imprenditore. I banditi, almeno cinque, non si aspettavano la reazione di Gallizioli che si è rifiutato di aprire la cassaforte spiegando che non si ricordava la combinazione. Gallizioli ha confermato questa versione anche ai carabinieri. Sarebbe stato a questo punto che i banditi, convinti che l’uomo non avrebbe mai potuto aprire lo scrigno pieno di soldi e oggetti di valore, hanno deciso di andare a prendere la fiamma ossidrica. Una decisione non priva di rischi per loro, visto che li obbligava a rimanere a lungo in casa della vittima.
Banditi bene informati
Probabilmente, però, sapevano che Gallizioli sarebbe stato da solo per tutta la notte, visto che figlia era partita e che l’uomo era appena rientrato da una vacanza. E per questo, secondo gli inquirenti, avrebbero preso la decisione azzardata di aspettare in casa e di portare a termine il colpo nonostante le amnesie di Gallizioli. Il tempo e le indagini diranno il resto. Cade, infine, l’ipotesi dello stesso Gallizioli secondo il quale almeno un bandito si sarebbe infiltrato in casa approfittando del fatto che la porta era aperta mentre lui faceva avanti e indietro per scaricare la macchina al rientro da una vacanza.
Quello che è sicuro, però, è che i rapinatori conoscevano bene la casa e le abitudini di Gallizioli. Questo porta gli inquirenti a propendere per un colpo preparato a lungo e anche per una banda che ha avuto contatti con qualcuno che conosceva Gallizioli e che sapeva che dentro la cassaforte poteva essere una somma importante di denaro, oltre cimeli di valore e orologi di pregio. Forse proprio per questo i banditi hanno corso il rischio di aspettare per un’ora l’arrivo della fiamma ossidrica. Un rischio che normalmente non si corre senza avere la certezza che ne vale veramente la pena. E quando si agisce con questo sangue freddo, si ha esperienza di colpi simili. Per questo gli inquirenti sono convinti di essere di fronte a professionisti di rapine in villa. Banditi che sicuramente hanno colpito altre volte in circostante simili. Da verificare se si tratti di una banda di professionisti di fuori oppure di malviventi trentini.
Il precedente di San Donà
Da ricordare che Trento non è nuova a colpi simili, anche portati a termine da banditi trentini. Basti ricordare la rapina nella villa della famiglia Dusevich in via Valsugana, a San Donà. Quella volta agirono gli ultimi esponenti della banda che aveva base in val dei Mocheni, tristemente nota per le sue scorribande negli anni ottanta e novanta. In quell’occasione i rapinatori vennero trovati e condannati.
Il colpo di Volano
Più di recente, nel marzo 2024, i banditi hanno colpito nella villa della famiglia di Renato Festi, fondatore della Roverplastik, a Volano. Tre malviventi hanno fatto irruzione, tenendo sequestrati gli anziani genitori e il nipote di 12 anni per circa un’ora prima di fuggire. Anche in quell’occasione, uno dei banditi ha tenuto sotto controllo il ragazzino e la nonna sul divano mentre gli altri due hanno costretto il nonno ad aprire la cassaforte e poi hanno arraffato tutto il possibile dai cassetti. Poi sono scappati con un bottino consistente composto da ori, gioielli e denaro in contanti. In questo caso i banditi non sono ancora stati trovati. Ora però, gli inquirenti stanno cercando di esaminare eventuali punti di contatto con la rapina a casa di Gallizioli. Il reparto scientifico dei carabinieri ha già esaminato approfonditamente la Skoda Octavia di Gallizioli alla ricerca di eventuali impronte o altri elementi che potrebbero portare ai banditi. Si spera in un eventuale passo falso dei malviventi per cercare di mettere loro il sale sulla coda. I carabinieri, coordinati dal pm Davide Ognibene, non tralasciano nulla e stanno analizzando anche i filmati delle telecamere nei pressi della casa di via Nedda Valzolgher e del parcheggio di Povo in cui è stata ritrovata la Skoda di Gallizioli.
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