I dati
domenica 2 Novembre, 2025
Cles, nel mese di ottobre solamente quattro nascite nell’ospedale di valle
di Daniele Benfanti
La consigliera provinciale Paola Demagri: «Il servizio affidato ai gettonisti non fidelizza: la politica guardi i dati e decida di potenziare consultorio e trasporti»
Un punto nascite attrezzato, presso il terzo ospedale del Trentino, che «sforna» solo 4 neonati in un intero mese. Se il calo demografico è irreversibile, se l’orientamento delle future mamme delle Valli del Noce a partorire fuori zona era più che consolidato, il dato choc non lascia indifferenti: in tutto il mese di ottobre, che si è appena chiuso, all’ospedale Valli del Noce di Cles sono nati solo 4 bambini: uno alla settimana. Fino all’estate scorsa il dato era di uno ogni due giorni. Nei primi 8 mesi del 2025, 89 neomamme della Val di Non su 173 avevano scelto di partorire a Trento. Nel 2024 a Cles i parti erano stati 182 i parti, ben 50 in meno rispetto al 2023. Dieci anni fa erano 451.
Tra le mamme d’Anaunia più di una su due già nella prima metà dell’anno aveva dimostrato di scegliere ospedali fuori Valle per partorire.
Paola Demagri, consigliera provinciale di CasAutonomia.eu, di professione coordinatrice infermieristica , ha più volte sottolineato come i medici gettonisti utilizzati a Cles non abbiano mai fidelizzato le future mamme e il passaparola abbia influenzato le scelte più dei tentativi della Provincia (cavallo di battaglia, peraltro, delle ultime due campagne elettorali per Piazza Dante) di tenere aperto il Punto nascite a dispetto dei numeri in forte calo.
Demagri osserva: «Si tratta di un dato, quello dei soli 4 parti in un mese, che incide profondamente sulla possibilità di tenere viva un’unità operativa che dovrebbe essere un luogo di crescita professionale, di formazione per nuove risorse». La consigliere provinciale di opposizione è chiara: «Non si può tenere in piedi un’unità operativa in cui il 60% dei turni è coperto da gettonisti. Senza nulla togliere a questi professionisti, il sistema va ripensato». «Il dibattito sui punti nascita è spesso emotivo, ma si tratta di guardare in faccia i dati» prosegue Demagri: «Non si tratta di “abbandonare la montagna”. Evidentemente non si è riusciti ad attrarre le donne a partorire a Cles. Dobbiamo spiegare che chiudere un punto nascite è una scelta di responsabilità. La sicurezza prima della comodità. Serve investire nei consultori e nell’assistenza ostetrica territoriale, garantire trasporto sanitario con ambulanze, elicotteri, per garantire tempi certi. Se si risparmia su un punto nascite, serve investire anche nell’area chirurgica». Il paradosso è che al Consultorio sul percorso nascita le richieste di assistenza fioccano e l’agenda scoppia. Ma poi si va altrove per partorire.