in tribunale
martedì 11 Novembre, 2025
Circoncisioni abusive a Trento, il medico si difende: «Pratica religiosa e legale»
di Benedetta Centin
La difesa di Sabbagh, che ha depositato una memoria, ha chiesto la revoca dei domiciliari: attesa per la decisione
Quelle quaranta circoncisioni su neonati effettuate dal 2022 a Gardolo, in un ambulatorio per l’accusa «senza autorizzazione sanitaria e carente anche sotto il profilo igienico sanitario», sono di tipo religioso, una pratica considerata obbligatoria per i musulmani. E proprio perché si tratta di circoncisioni rituali si può sostenere che l’attività del medico «è stata fatta nella piena legalità» e non c’è motivo per cui rimanga agli arresti domiciliari. Se infatti la circoncisione ebraica può essere eseguita da non medici (la figura è quella del mohel) e per di più in qualunque contesto, ovvio anche in quello sanitario, allora questo deve valere anche per i musulmani. Questa, in sintesi, la linea difensiva dell’avvocato Andrea de Bertolini, legale del dottor Mahmoud Sabbagh, il medico di medicina generale ristretto a casa dal 31 ottobre, a seguito delle indagini dei carabinieri del Nas che nel suo studio hanno rinvenuto anche un lettino con cinghie contenitrici, bisturi elettrico, confezioni di benzodiazepine e anestetico locale. Una misura, quella dei domiciliari, disposta dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura.
L’interrogatorio di garanzia
Comparso ieri davanti al gip Enrico Borrelli per l’interrogatorio di garanzia, il 61enne di origini siriane, già medico di base per l’Azienda sanitaria a Lavis e Gardolo e a lungo guardia medica, ha scelto di rispondere. Di spiegare la sua posizione, negando le accuse. Quelle sgretolate nella memoria difensiva depositata dal legale de Bertolini, che ha anche chiesto di rimettere in libertà il suo cliente: a suo dire infatti non ci sono esigenze cautelari a giustificare i domiciliari. Quanto al rischio di inquinamento probatorio, secondo la difesa non è affatto configurabile visto che il contratto di locazione dello studio è cessato, che insomma l’ambulatorio di Gardolo non è più aperto e Sabbagh ha sospeso l’attività in attesa di trovare altri spazi. Quanto poi al pericolo di reiterazione, e cioè che l’indagato possa rifarlo, l’avvocato precisa che la circoncisione maschile è un intervento di chirurgia minore, un’attività medica lecita, e può esser svolta anche in ambulatorio, se autorizzato. Nel caso specifico è vero che il 61enne aveva solo inoltrato una comunicazione all’Apss e non aveva l’autorizzazione ma la mancanza di autorizzazione, sottolinea il legale, è solo una contravvenzione che certo non motiva un arresto. L’ultima parola spetta al gip Borrelli che potrebbe sciogliere la riserva in giornata.
L’inchiesta, le accuse
Secondo i carabinieri del Nas di Trento le procedure adottate dal professionista siriano sarebbero state «assolutamente inadeguate» tanto che uno dei suoi piccoli pazienti era stato trasferito d’urgenza al Santa Chiara e ricoverato per intossicazione da benzodiazepine, psicofarmaci che aveva somministrato «in dose eccessiva per calmarlo» durante l’intervento chirurgico. Il pm Alessandro Clemente contesta infatti al 61enne le ipotesi di lesioni colpose ma anche di esercizio abusivo della professione medica continuato e in concorso con il figlio 19enne da cui si sarebbe fatto aiutare in due occasioni (questo solo denunciato ma per esercizio abusivo della professione infermieristica), oltre appunto al fatto di aver operato in una struttura sanitaria non autorizzata (aveva solo inoltrato la comunicazione all’Apss).
La difesa sulle ipotesi
Contestazioni che non stanno in piedi per la difesa, a partire dall’abuso della professione. Se la pratica per motivi religiosi è lecita e la può fare anche qualcuno senza abilitazione di tipo medico, è chiaro che anche l’ipotesi di reato verso il figlio che infermiere non è viene meno. De Bertolini in particolare si rifà all’intesa stipulata tra lo Stato e l’unione delle comunità ebraiche italiane nel 1987, poi tramutata in legge due anni dopo, la quale garantisce «il diritto di esercitare in privato e in pubblico il culto e i riti» della religione ebraica, senza alcuna ingerenza da parte dello Stato. C’è poi la Corte di Cassazione che già nel 2011 ha sentenziato che la circoncisione rituale ha una valenza religiosa preminente che supera quella medica e «giammai il mohel potrebbe incorrere nel reato di esercizio abusivo della professione medica» si legge. In caso di lesioni, poi, la sua condotta «è scriminata (non punibile ndr) se non determina lesione permanente e non mostra segni di negligenza, imprudenza o imperizia».