La vertenza
lunedì 15 Settembre, 2025
Chiudono le cucine dell’ospedale di Rovereto. Trenta lavoratrici rischiano di restare a casa
di Redazione
La denuncia dei sindacati: "Dussmann che gestisce l’appalto tace e l’Azienda sanitaria se ne lava le mani"

Mancano tre settimane esatte all’annunciata chiusura delle cucine dell’ospedale di Rovereto. Gli spazi resteranno inutilizzabili per almeno sette mesi. Mesi durante i quali le lavoratrici in appalto, oggi occupate nella distribuzione pasti e lavaggio stoviglie, non sanno se avranno un lavoro, se riceveranno uno stipendio. Unica certezza è la totale incertezza sul loro futuro.
Per questa ragione stamattina hanno deciso di riunirsi in assemblea fuori dal Santa Maria del Carmine. “Di fatto in via ufficiale nessuno ha comunicato nulla né a noi sindacati né alle trenta lavoratrici coinvolte – sottolineano con rammarico Carla Tatti, Gabriele Goller e Stefano Picchetti rispettivamente di Filcams, Fisascat e Uiltucs -. Le nostre richieste di informazioni sono cadute nel vuoto. Silenzio da Dussmann, la società che gestisce l’appalto, e un totale scarica barile da parte dell’Azienda sanitaria che si limita ad affermare che è un appalto di servizio e in quanto tale risponde chi è titolare dell’affidamento. Il risultato è che noi abbiamo appreso della chiusura dai giornali e da voci di corridoio. Qui c’è in ballo la vita di trenta famiglie”.
Lunga o breve che sia la chiusura è certo che porterà non pochi disagi alle lavoratrici, che dovranno fare i conti sicuramente anche con una riduzione delle loro già basse retribuzioni.
Quel che si apprende ad oggi, in via informale, è che i pasti verranno preparati all’esterno dell’ospedale. I cuochi, dunque, dovranno essere adibiti molto probabilmente ad altre mansioni, forse compiti oggi svolti dalle addette alle cucine. “Inevitabilmente, dunque, verrà a mancare lavoro”, rimarcano i tre sindacalisti che ritengono inaccettabile l’atteggiamento di Via Degasperi. “L’Azienda non può lavarsene le mani. E’ un modo di operare che abbiamo verificato anche in altre circostanze, come nel caso del lavaggio divise all’ospedale di Tione. E’ come se una volta affidato il servizio non fossero più problemi loro. Al contrario dovrebbero continuare a vigilare”.
Filcams, Fisascat e Uiltucs insistono dunque perché si faccia piena chiarezza sul futuro di queste addette.
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