Dopo l'annuncio del rientro

lunedì 4 Marzo, 2024

Chico Forti, lo zio Gianni: «Ilaria Salis merita un trattamento umano e un processo giusto»

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Lo zio dell'ex surfista trentino in diretta su Rete Quattro ha ripercorso la storia del nipote. «Credo che mio nipote abbia il record assoluto di detenzione all’estero»

Dopo la notizia del suo ritorno in Italia, la possibilità di una “terza vita” per Chico Forti, dopo quelle vissute in carcere e prima del processo. È l’augurio che si fa Gianni Forti, zio dell’ex surfista in carcere negli Usa da 24 anni, durante il suo intervento nella puntata di lunedì di “Diario del giorno”, trasmissione di Retequattro.

Gianni ha ripercorso quelli che sono stati gli ultimi giorni dopo l’annuncio del ritorno, lanciato dalla premier Meloni in persona: «Da venerdì a oggi è stato un fine settimana campale – dice -, Chico so che in questo momento starà parlando con la mamma perché a settimana ha cinque minuti, lunedì pomeriggio, per telefonare a casa». La battaglia per riportare Chico in Italia, la famiglia Forti l’ha combattuta per quasi un quarto di secolo: «Noi abbiamo passato dieci anni dopo il processo a presentare mozioni di appello e documenti contro le accuse – prosegue Gianni -, la possibilità di revisione del processo però ci è sempre stata negata senza discussioni né motivazioni a riguardo. Nel 2009 il caso è stato dichiarato chiuso e per noi non c’era più possibilità legale di farlo riaprire ».

A quel punto la famiglia si è rivolta direttamente alla politica: «Allora abbiamo richiesto aiuto al Governo italiano, siamo passati attraverso sette o otto esecutivi diversi e tutti ci hanno sempre detto che riportare Chico in Italia e risolvere il problema era una loro priorità – ricorda lo zio di Forti -. Siamo arrivati fino a 3 anni fa, quando Di Maio annunciò di aver raggiunto un accordo con il governatore della Florida, ma poi tutto era finito di nuovo in un cassetto burocratico. Anche questi ultimi tre anni non voglio immaginare cosa siano stati per lui, il carcere in cui si trova è un posto terribile». Poi, l’annuncio: «Venerdì la premier Meloni, appena ha avuto la firma dei documenti e l’assenso del governatore, ha chiamato il carcere e ha voluto essere lei in persona a dare la notizia a Chico – racconta Gianni -. Subito dopo ha chiamato me perché, con la dovuta cautela, avvisassi la mamma. Il fatto che la presidente abbia voluto dimostrare la sua umanità in questa occasione per me è una cosa ancora più forte della notizia di per sé».

Una notizia che, inevitabilmente, ha portato grande gioia in tutta la famiglia: «Credo che mio nipote abbia il record assoluto di detenzione all’estero – dice lo zio -, nessun altro italiano ha passato un quarto di secolo in prigione fuori dal nostro Paese. Ma non si è mai arreso, non ha mai chinato la testa e anche solo per questo credo meriti di vivere una “terza vita” dopo quelle trascorse in carcere e prima del processo». Un pensiero, Gianni, lo rivolge anche a un’altra italiana detenuta all’estero: «Sono in completa sintonia con la famiglia di Ilaria Salis – dichiara -, spero che abbia un trattamento umano e ci sia processo giusto nei suoi confronti».