Il caso

giovedì 18 Settembre, 2025

Chico Forti, attesa a breve la decisione sulla libertà condizionata. Lo zio Gianni: «Siamo fiduciosi, potrà abbracciare i figli che non vede da quando erano piccolissimi»

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Tutto è in mano al Tribunale di Sorveglianza di Verona. «Probabilità molto alte»

Potrebbe arrivare nelle prossime ore, probabilmente entro domani, venerdì 19 settembre, la decisione sul destino di Chico Forti, l’ex produttore televisivo trentino condannato negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike e trasferito dal maggio 2024 nel carcere di Montorio, a Verona. Deciderà il tribunale di sorveglianza scaligero.

Assieme ai suoi legali, Forti ha infatti presentato una richiesta di libertà condizionata che in questi giorni è all’esame delle autorità competenti. A confermare la notizia è lo zio Gianni, che ha potuto incontrare il nipote pochi giorni fa, appena rientrato a casa dopo un’operazione e un periodo di convalescenza in ospedale. «Abbiamo fondate speranze – spiega – che dopo 27 anni di carcere gli concederanno questa libertà condizionata – ha dichiarato lo zio –. È stato seguito tutto il percorso previsto dalla legislazione italiana. Lui non è mai stato una persona pericolosa». In caso di esito positivo, per Forti si prospetta un ritorno a Trento. Nei primi giorni, spiegano i familiari, potrebbe fermarsi a casa della madre, prima di trovare una sistemazione autonoma.

Un quarto di secolo dietro le sbarre

Detenuto  25 anni nelle carceri americane, Forti è rientrato in Italia la scorsa primavera. In questi mesi ha ottenuto alcuni permessi speciali per far visita ai parenti a Trento, tra cui la madre. Il comportamento tenuto sia negli Stati Uniti sia a Verona è stato definito “ineccepibile” dagli operatori penitenziari. A pesare sulla valutazione della richiesta, oltre agli anni di pena già scontati, ci sono proprio la buona condotta e il percorso rieducativo seguito dal detenuto.

«Lo speriamo per la sua famiglia»

«Se siamo fiduciosi – prosegue lo zio di Forti – e  perché gli sono stati riconosciuti gli anni passati in carcere in Florida e soprattutto perché non è mai stato considerato una persona pericolosa come potrebbe risultare dalla condanna. Speriamo che sia la fine di un un incubo di angoscia e sofferenza che dura ormai da un quarto di secolo, per Chico ma anche per la sua famiglia, a cominciare dalla sua anziana madre e per i suoi tre figli, che non ha più rivisto da quando è stato recluso… All’epoca avevano 1, 3 e 5 anni. Per loro, poi, il papà, non c’è più stato».