il caso
giovedì 29 Maggio, 2025
Chat omofobe e inni a Salò, gli studenti protestano e chiedono azioni al rettore: «Revochi l’accreditamento di Azione»
di Simone Casciano
In una mail del 2023 alcuni giovani avevano segnalato all’Università i legami tra l’associazione e Fratelli d’Italia, chiedendo l’estromissione del gruppo

Lettere, comunicati congiunti, striscioni e, per oggi, un picchetto davanti al rettorato. Monta la protesta nella popolazione studentesca dell’Università di Trento dopo il caso delle chat interne di Azione Universitaria raccontate sul «T» Quotidiano. Frasi omofobe, nostalgiche del ventennio e della Repubblica di Salò, che per gli studenti non possono trovare spazio in università. Per alcuni la notizia di questi giorni conferma sospetti a lungo covati; c’era chi infatti, dei legami tra Azione Universitaria, Giovenutù Nazionale e Fratelli d’Italia aveva provato ad avvisare l’ateneo già due anni fa.
Il caso della mail
Lo scambio tra studenti e rappresentanti di ateneo, visionato dal «T» avviene nel 2023. I giovani scrivono «vorremmo portare a conoscenza Voi di alcuni dubbi sorti in seno alla componente studentesca per quanto riguarda il riconoscimento dell’associazione Azione Universitaria». In particolare gli studenti ricordano che, in base al regolamento, le associazioni devono essere apartitiche. Gli studenti però erano andati a guardare dentro lo statuto di Gioventù Nazionale, «associazione alla quale i Circoli di Ateneo di Azione Universitaria vengono ricondotti quali “uniche strutture riconosciute da G.N. come deputate a svolgere per suo conto attività politica all’interno dell’Università”». Gli studenti avevano notato che all’articolo 1 dello statuto si dichiarava espressamente «l’organizzazione unica e ufficiale dei giovani che si riconoscono nelle finalità dell’associazione partitica Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale», nonché «federata a Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale». Insomma Gioventù Nazionale riconosceva contemporaneamente l’affiliazione ad Azione Universitaria e quella a FdI, costruendo un ponte diretto tra il partito e l’associazione dichiaratamente «apartitica». A fronte di tutto questo gli studenti nella mail chiedevano «delucidazioni in merito alla scelta di riconoscere l’associazione Azione Universitaria». Il responsabile di ateneo aveva risposto loro sottolineando che la procedura di accreditamento delle associazioni «è in capo al solo Ateneo sulla base dei criteri oggettivi indicati nel Regolamento dell’Università di Trento» e che «l’associazione Azione Universitaria è stata accreditata avendo presentato documentazione congrua». La mail si concludeva quindi senza azioni precise ma, promettendo di tenere «in considerazione la segnalazione per un approfondimento». Analisi che ora sarebbe interessante capire se è stata svolta.
Fuori dall’Università
Approfondimento che però non c’è stato e ora gli studenti non vogliono più aspettare. Ieri a Sociologia è comparso uno striscione contro Azione Universitaria, per oggi il Collettivo Universitario Refresh ha convocato un presidio antifascista davanti al rettorato alle 18. Intanto 15 associazioni universitarie hanno firmato una lettera comune con cui hanno chiesto «la revoca dell’accreditamento all’associazione Azione Universitaria Trento, attualmente iscritta all’Albo delle organizzazioni studentesche; chiediamo una risposta celere e decisa dell’Ateneo, entro dieci giorni dalla data odierna. Chiediamo inoltre la sospensione di ogni beneficio, spazio o contributo pubblico eventualmente già attivo». Richiesta simile è arrivata anche dai rappresentanti di ateneo con una lettera indirizzata al rettore e al Senato accademico in cui si chiede l’esclusione di Azione Universitaria, la non possibilità per l’associazione di accreditarsi di nuovo e maggiori controlli, non più solo formali, di aderenza al regolamento e codice etico di ateneo. Dopo Udu, anche Unitin ieri è intervenuta sul tema. L’associazione universitaria culturale e di rappresentanza ha scritto che quello che emerge dalle chat «è odio e va fermato, perché non c’è posto per odio e violenza in UniTrento».