Salute
lunedì 1 Settembre, 2025
Case di comunità e stili di vita: «Ecco come l’Alto Garda può diventare un laboratorio di benessere»
di Redazione
Il futuro della sanità secondo il nutrizionista Luigi Fontana e Alessandro Carrara, direttore della chirurgia di Arco Rovereto: «Sarà un luogo sperimentale per la prevenzione»

«Le case della Comunità sono oggi una grande opportunità, ma sono scatole vuote, ecco perché qui in Alto Garda si può attivare un processo sperimentale che punti sulla prevenzione». Luigi Fontana, ricercatore di fama internazionale, da anni considerato tra i massimi esperti mondiali nel campo della nutrizione e della longevità ha le idee chiare su come il territorio altogardesano possa diventare una vera e propria area sperimentale per una medicina preventiva. L’obiettivo è quindi trasformare quelle che oggi in Trentino, ma anche nel resto d’Italia sembrano solo contenitori privi di indirizzo, le Case della Comunità, in centri multidisciplinari atti a convogliare le conoscenze scientifiche e mediche per prevenire patologie e malattie consentendo un invecchiamento e quindi una longevità in salute, diminuendo il peso economico dell’invecchiamento sul sistema sanitario e aumentando la possibilità di una vita lunga, in salute e attiva. Non si tratta di utopia e a conferma che la prevenzione è sempre più considerata anche a livello di medicina pubblica è il direttore dell’Unità operativa chirurgia generale – Rovereto e Arco dell’Apss, Alessandro Carrara. I due luminari si sono riuniti per una serata sulla nutrizione e longevità organizzata dal Comune di Arco a Palazzo Panni. Carrara ha confermato che la prevenzione sta sempre più diventando un tema di primaria importanza anche nella chirurgia.
Un luogo multidisciplinare
Secondo Fontana la Casa della comunità dell’Alto Garda dovrà essere un luogo in cui trovano spazio diversi professionisti capaci di interagire tra loro con l’obiettivo di prendersi cura del paziente e di attivare risposte sanitarie prima che lo stesso sviluppi patologie o malattie che, quindi, andrebbero a impattare sull’ospedalizzazione e, inevitabilmente, sulla spesa di un sistema sanitario che nel prossimo futuro, con l’invecchiamento della popolazione sempre più consistente, saranno in costante aumento. I numeri in tal senso non lasciano dubbi. Il 90% della popolazione con più di 65 anni ha almeno una patologia e il 65% ne ha due o più. Se a questo si aggiunge un tasso di natalità basso (1,39 in Trentino, il più alto d’Italia, ma sotto il 2,18 che indica il tasso minimo per il mantenimento della popolazione) e il costante invecchiamento della stessa, il tema dello longevità in salute è di primaria importanza per intercettare oggi soluzioni a una gestione della società del domani. «La casa della Comunità in Alto Garda dovrebbe funzionare così – ha spiegato Fontana -. Il paziente va dal medico di base che dalle analisi nota un valore alterato della glicemia, ad esempio a 80mg/dL. Oggi, questo valore non indica alcuna patologia o malattia. Si è diabetici a 126 mg/dL e i valore “cut off” è 100 mg/dL. Il medico indica al paziente la Casa della Comunità dove i vari professionisti agiscono all’unisono per stilare una risposta sanitaria che porti il paziente ad adeguare lo stile di vita e la dieta al fine che quel valore non diventi mai patologico. Oggi la funzione dei medici è reattiva – continua Fontana – a malattia reagisco. Si deve perseguire anche la prevenzione».
Alleggerire il sistema sanitario
«Chirurgia Arco Rovereto – spiega Carrara – fino a 4 anni fa era il sottoscala di un qualsiasi reparto della sanità provinciale, ma oggi ci siamo specializzati in chirurgia micro invasiva e vengono da fuori regione per farsi operare qui. In trentino – spiega – Arco Rovereto coprono un terzo (28% nel 2024) di tutte le operazioni provinciali e un terzo di questi interventi riguarda i difetti della parete addominale (29%)». Analizzando le patologie, come spiegato dal direttore Carrara tutto è riconducibile a pochi fattori di rischio tutti interconnessi tra loro e tutti ben prevenibili con uno stile di vita e una nutrizione adeguata. «Fattori di rischio sono una dieta errata, l’obesità viscerale, il microbiota alterato, abuso di fumo e alcol, sedentarietà e scarsa esposizione al sole. Intervenire qui riduce significativamente la possibilità di finire in sala operatoria».
L’Alto Garda luogo ideale
Tutto questo trova piena definizione sul territorio già vocato allo sport e con un passato di stazione di cura e soggiorno. «Al sud abbiamo il 50% di obesità tra le persone, al nord il 25% e questo – spiega Fontana – non è per fattori genetici, ma socioculturali. Qui ci sono più ciclabili, più vocazione allo sport e alle attività». L’Alto Garda è quindi il territorio ideale e la politica d vuole premere in questa direzione in stretto dialogo con la Provincia.