i dati

sabato 15 Novembre, 2025

Carcere di Trento sovraffollato: superate le 400 persone (ma ne può contenere 240). Metà dei detenuti ha un disagio psichico

di

Ieri e oggi il convegno sull'emergenza nel penitenziario. Antonia Menghini: «Riportare l’attenzione sulle difficoltà nel riconoscimento dei diritti e nell’accesso
alle misure alternative»

Un convegno di due giorni sulla «Emergenza carcere a 50 anni dalla legge di riforma dell’Ordinamento penitenziario» è in corso al Palazzo di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Trento. L’iniziativa è stata organizzata da Antonia Menghini, docente di Diritto penale e fino a dicembre dello scorso anno garante dei diritti dei detenuti del Trentino, insieme a Elena Mattevi ricercatrice di Diritto penale, entrambe del Dipartimento facoltà di Giurisprudenza, in collaborazione con la Camera Penale di Trento. «Il convegno — spiega la professoressa Menghini — vuole riportare l’attenzione, a cinquant’anni dall’entrata in vigore della legge sull’ordinamento penitenziario, sull’attuale emergenza carcere e su temi centrali quali il sovraffollamento, il disagio psichico, la difficoltà riscontrata quotidianamente nel riconoscimento di quei diritti che la Costituzione dichiara debbano essere riconosciuti a chiunque e dunque anche a chi sta pagando il proprio debito con la giustizia, così come sulle difficoltà di accesso alle misure alternative». Secondo gli ultimi dati disponibili, il sovraffollamento carcerario da noi è al 137% (superate le 400 persone) e quasi il 50% dei detenuti ha problemi di disagio psichico.

Le due giornate sono organizzate in quattro sessioni di interventi: la prima, dedicata a indagare se e in che misura il carcere sia davvero cambiato con l’entrata in vigore della legge sull’ordinamento penitenziario che pure era stata celebrata quale momento di cesura col passato e di inveramento del dato costituzionale con riferimento all’ideale rieducativo. La seconda, dedicata al tema dei diritti dei detenuti, un orizzonte che vede quotidianamente impegnati magistrati, garanti, avvocati e professionisti del settore nel tentativo di dare concretezza ad una pena che dovrebbe essere umana e rispettosa della dignità della persona. Invece, la terza alle preclusioni, ai regimi e ai circuiti penitenziari, alcuni dei temi più caldi e attuali del sistema carcere che mettono in plastica evidenza la frizione con alcuni dei più importanti principi costituzionali (legalità ed in particolare riserva di legge e di giurisdizione e principio rieducativo). Infine, la quarta dedicata alle misure alternative, categoria sanzionatoria che ha subito nel tempo una significativa metamorfosi e che pure registra un ritorno importante sul versante della flessione della recidiva, tanto da reclamare ingenti investimenti. In chiusura, oggi, si terrà una tavola rotonda che chiama al confronto su questi temi non solo studiosi della materia ma soprattutto professionisti e operatori del settore.
A prendere la parola ieri, a inizio lavori, diverse figure istituzionali, tra le quali il vicepresidente della Provincia Achille Spinelli. «Il dibattito sulla funzione della pena e sulle condizioni detentive resta di drammatica attualità» osserva. «In Trentino non possiamo relegarlo a Spini di Gardolo perché chiama in causa tutti, istituzioni e società». La competenza specifica in questo ambito, ricorda Spinelli, è dello Stato. Insieme al vicepresidente hanno aperto i lavori della due giorni il rettore dell’Università degli studi di Trento, Flavio Deflorian, Paolo Carta, preside della Facoltà di giurisprudenza, Antonio Angelini, presidente dell’Ordine degli avvocati di Trento, Luciano Spina, presidente del Tribunale di Trento, Roberto Bertuol, presidente della Camera penale di Trento, Lorenza Omarchi, presidente facente funzioni del Tribunale di Sorveglianza di Trento, Donato Castronuovo, presidente Associazione Bricola, Annarita Nuzzaci, direttrice della casa circondariale di Spini di Gardolo, Giovanni Maria Pavarin, garante dei diritti dei detenuti della Provincia autonoma di Trento.