Lavoro

venerdì 4 Luglio, 2025

Caldo, i sindacati Cgil e Cisl: «Sospendere i cantieri conviene a tutti. In Trentino sono nelle città, non in alta montagna»

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La presa di posizione dopo lo scetticismo di costruttori e artigiani

L’ordinanza anti caldo conviene a tutti. È quanto sostengono i sindacati dell’edilizia Fillea (Cgil) e Feneal (Cisl), intervenendo nel dibattito sui possibili interventi politici per sospendere i cantieri nei giorni e nelle ore più calde.

 

«Apprendiamo oggi – commentano i due sindacati – che non è solo la Provincia ad essere contraria a una ordinanza per la sospensione delle attività nelle ore più calde della giornata e noi soli giorni a rischio, ma anche Ance e Artigiani. Premesso che facciamo riferimento al settore dell’edilizia, vorremmo fare chiarezza sulle posizioni. Ci sembra davvero inopportuno che si facciano degli esempi sbagliati e fuorvianti. Per capirci: l’ordinanza che immaginamo noi è simile a quella emessa da ormai quasi tutte le Regioni dello stivale. Facendo una battuta persino il Molise, che notoriamente non esiste, ha emesso una ordinanza più che apprezzabile. Cosa dicono le ordinanze. Il lavoro si sospende nelle ore più calde al superamento di quanto previsto dalle circolari Inps e solo nelle zone a rischio bollino rosso. Quindi in Trentino non serve a nulla tirere in ballo la val di Pejo. All’Assessore Spinelli vorremmo ricordare che il fondovalle trentino ha temperature in tutto e per tutto equiparabili – se non addirittura maggiori – a quelle della Pianura Padana e non servirebbe nemmeno puntualizzare che non tutti i cantieri si trovano alle “alte quote” ricordate dal Direttore Ance. È, invece, vero il contrario: la maggior parte dei cantieri in Trentino si trova alle quote basse e nelle città, dove la sensazione di caldo è addirittura accentuata dal fenomeno della cosiddetta “isola di calore”. Invitiamo quindi anche il Direttore Ance Garbari e il Presidente degli Artigiani De Zordo a consultare meglio le statistiche relative al clima Trentino, facilmente consultabili online».

 

L’ordinanza, aggiungono i sindacati, se ben confezionata, serve anche alle imprese almeno per due motivi.

 

«Il primo – proseguono le sigle –  è che citando l’ordinanza pubblica, al superamento delle condizioni previste dalle norme, non ci sarebbero contenziosi con Inps che dovrebbe riconoscere la Cig senza problemi. Il secondo è che se ci fosse un’ordinanza si potrebbe prevedere che i ritardi nella consegna delle opere non potrebbero dar luogo a contenzioso per ritardata consegna. Quindi ne guadagnerebbero i lavoratori con la salute e gli imprenditori evitando problemi burocratici; anche quelli legati agli infortuni conseguenti al colpo di calore. Non servirebbe nemmeno sforzarsi troppo, basterebbe verificare la fondatezza di tutte le altre ordinanze, senza andare lontano quella della Regione Veneto, le quali chiariscono che il divieto dell’attività dalle 12,30 alle 16,00, sarebbe attivo solo se si raggiungessero valori termici e di irraggiamento pericolosi, come specificato nel sito Worklimate dell’Inail. Infine, vorremmo ricordare alle associazioni datoriali, senza voler rubare loro il lavoro, che tra le vittime di colpo di calore riportate a livello nazionale ci sono anche piccoli imprenditori edili artigiani. Si capisce che, come cantavano i Queen “The show must go on” , bisogna andare avanti sempre e comunque ma forse vale la pena introdurre meccanismi chiari di divieto per evitare che, alla prossima ondata di calore – che, non facciamoci illusioni, inesorabilmente si presenterà – qualcuno debba vedere la propria vita messa a repentaglio dalla mancanza di regole chiare e per aver contato esclusivamente sulla responsablità del singolo imprenditore».