l'intervista

lunedì 15 Settembre, 2025

Brunazzo: «Sistema proporzionale? Il vero obiettivo è cancellare l’elezione diretta. Così meno potere ai cittadini»

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Il docente di scienza politica Unitn: «Il sistema diretto crea una pressione maggiore sul presidente, perché è lui in ultima istanza che decide. Nel caso di elezione indiretta, l’elettore non sa più chi sia a decidere»

Marco Brunazzo, docente di scienza politica e direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento, liquida il dibattito sul ritorno al proporzionale come un «falso dibattito».

 

Perché?
«Perché in Trentino il sistema elettorale è già proporzionale. Mi sembra che il vero obiettivo sia quello di cancellare l’elezione diretta. Ma così si cambia il sistema di governo».
Sistema elettorale, sistema di governo. Proporzionale, maggioritario. Ci spieghi bene.
Diciamo che tendenzialmente il proporzionale è il sistema che serve a facilitare la rappresentanza di tutte le forze politiche, mentre il maggioritario tende a facilitare la formazione di maggioranze stabili. In alcuni contesti è meglio favorire la rappresentanza di una pluralità di partiti, come nel vicino Sudtirolo, in altri casi si cerca di favorire la stabilità».
Il Patt, per esempio, dice che un sistema proporzionale rappresenterebbe maggiormente la specialità trentina.
«Ripeto, il sistema trentino è già proporzionale. E in ogni caso, nessun sistema proporzionale garantisce la rappresentanza di tutti. Nel calcolo di attribuzione dei seggi c’è sempre un coefficiente di sproporzionalità. Ma si parla di sistema, quando invece ci si concentra solo sulla formula elettorale, maggioritaria o proporzionale. Assieme alla formula ci sono infatti da considerare altri aspetti, le soglie di sbarramento, i premi di maggioranza ai singoli partiti o alle coalizioni, l’indicazione diretta o indiretta del presidente. Insomma, si dica cosa si vuole fare, perché l’impressione è che si voglia cambiare la forma di governo intervenendo proprio sulla cancellazione dell’elezione diretta».
E qui c’entra il cambio del sistema di governo. E nel caso, cosa cambierebbe?
Cambierebbe tantissimo. Se si ritorna al proporzionale puro senza elezione diretta, questo significa che il presidente è eletto successivamente alle elezioni, dagli eletti in Consiglio provinciale. I partiti che si presentano alle elezioni non hanno vincoli di sostegno a questo o a quel candidato presidente, i programmi elettorali sono quelli dei singoli partiti. Si toglierebbe ai cittadini un potere, quello di scelta di chi andrà a governare la Provincia».
Il rapporto tra elettori e decisore verrebbe meno, quindi.
«Il sistema diretto crea una pressione maggiore sul presidente, perché è lui in ultima istanza che decide. Nel caso di elezione indiretta, l’elettore non sa più chi sia a decidere, non comprende come vengano prese le decisioni. E il presidente eletto dal Consiglio passerebbe più tempo a discutere con i partiti che a governare la Provincia».
Si dice che con questo sistema è maggiormente garantita la stabilità, ma anche prima le maggioranze erano stabili.
«Ma c’era una Democrazia cristiana che spesso da sola arrivava a superare il 50% dei suffragi, e i partiti erano meno. Ora non sono nemmeno partiti ma liste personali. Alle elezioni le forze che si presentano sono oltre 20. Ma, di nuovo, si parla di formula elettorale quando invece non si considera l’intero sistema. Il sistema dei partiti, il sistema di governo. Tutto si tiene, per questo servono riforme ampie quando si vogliono modificare le leggi elettorali. Ora sembra invece che la modifica sia basata sulle convenienze delle singole forze politiche, per decidere in ultima istanza i destini personali dei singoli politici».
Negli ultimi giorni sembra che la maggioranza di centrodestra stia pensando a un sistema proporzionale con elezione indiretta con correttivi in termini di sbarramenti e di premi di maggioranza. E c’è chi vorrebbe che comunque ci fosse un’indicazione del candidato presidente. Sta in piedi tutto questo?
«Si può discutere di tutto, ma come dicevo: va chiarito cosa si vuole davvero. Altrimenti si costruiscono ircocervi che non si capisce nemmeno a cosa possano servire».
C’è chi dice che servano a consentire al governatore Maurizio Fugatti di ricandidarsi con un nuovo sistema elettorale superando così il limite imposto dei due mandati.
«Penso sia chiaro a tutti il fine ultimo. Questo, ma anche quello di lasciare ai partiti mani libere dopo le elezioni. Sarebbe un passo indietro, una limitazione del potere dei cittadini, perché sono esclusi dalla scelta di chi va poi a governare la Provincia».
Ma cosa dice a quelli che sostengono che il proporzionale senza elezione diretta rafforzerebbe i partiti, e quindi la partecipazione dei cittadini?
«Sono solo chiacchiere».