PsicoT

martedì 10 Giugno, 2025

Beatrice Monticelli, counselor e insegnante di yoga: «Le emozioni ci parlano: vanno accolte non represse»

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Nuova puntata di PsicoT: «Durante l'adolescenza il nostro sistema limbico ha il motore ma non i freni, per questo è un periodo così delicato»

Cari ragazzi, care ragazze, vi è mai capitato di sentirvi in un turbine di emozioni come se dentro di voi si agitassero onde contrarie? Oggi ci immergiamo nel mondo delle emozioni. E lo facciamo in compagnia di una nuova voce di «PsicoT», quella di Beatrice Monticelli, counselor, formatrice e insegnante di yoga. Beatrice accompagna le persone a conoscersi meglio, ad abitare le proprie emozioni e a migliorare le relazioni sul lavoro, a scuola o nella vita. E lo fa anche attraverso la natura che per lei è un luogo prezioso di ascolto e apprendimento.

 

Beatrice, come faccio a capire davvero cosa sto provando, se a volte mi sento tutto e il contrario di tutto?
«È una sensazione comune e umana, soprattutto in adolescenza. Per orientarsi in questa confusione, il primo passo non è “capire” nel senso di ragionare o analizzare, ma ascoltare. Le emozioni, prima di diventare pensieri, si manifestano nel corpo. È da lì che dobbiamo partire. Ogni emozione si esprime attraverso delle sensazioni fisiche ben precise. La tristezza, ad esempio, spesso si sente come un peso al petto; la rabbia può farsi sentire come un calore che sale dalla pancia alla testa; la paura può irrigidire le spalle o farci stringere la gola. Se proviamo a rimanere in ascolto di queste sensazioni, senza giudicarle e senza volerle subito capire con la testa, le emozioni ci parlano con chiarezza. Quando invece ci allontaniamo da ciò che sentiamo per cercare di “decifrare” tutto con la mente, finiamo per confonderci ancora di più. Quindi, quando ti senti sopraffatto o contraddetto, fai una piccola pausa. Chiediti: “Dove sento questa emozione nel corpo?”. E poi: “Mi dà una sensazione piacevole o spiacevole?”. Anche solo queste due domande possono aiutarti a fare chiarezza».

 

È normale sentirmi molto o addirittura troppo emotiva/o?
«Sì, è normalissimo. Ma attenzione: “molto” rispetto a chi? E “troppo” secondo quale misura? Spesso questa idea nasce da un pensiero diffuso nella nostra cultura: quello che ci spinge a controllare le emozioni con la mente, come se provare qualcosa con intensità fosse un errore. C’è una lunga storia dietro a questo modo di pensare. Un filosofo, Cartesio, diceva: “Penso, dunque sono”. Da lì in poi molte persone hanno cominciato a credere che fosse più importante pensare che sentire. Ma le emozioni non sono un problema da risolvere. Sono parte della nostra intelligenza. In adolescenza, poi, succede qualcosa di molto interessante nel cervello: il sistema limbico, che elabora le emozioni, matura prima rispetto alla corteccia prefrontale, che è quella parte che ci aiuta a regolarle, a riflettere, a decidere. È come se il “motore” delle emozioni fosse potente, ma i “freni” ancora in costruzione. Quindi sì, è normalissimo sentirsi attraversato da emozioni forti. Non sei “troppo”. Stai semplicemente vivendo un momento in cui il sentire è intenso».

 

Che differenza c’è tra reprimere un’emozione e imparare ad accoglierla?
«Reprimere un’emozione significa far finta che non esista. Magari ti senti triste e c’è un nodo in gola… ma fai finta di niente. Oppure hai paura e senti il corpo che si irrigidisce, ma cerchi di ignorarlo. A volte reprimiamo anche razionalizzando: ci diciamo che stiamo esagerando, che non dovremmo sentirci così, che c’è chi sta peggio. E così blocchiamo l’emozione prima ancora che possa raccontarci qualcosa. Accogliere un’emozione, invece, è lasciarle spazio. È dirci: “Va bene sentire questo adesso. Che sensazione mi sta dando nel corpo? Di che bisogno mi parla?”. Ogni emozione, anche quella più scomoda, ci dà informazioni preziose su ciò che ci fa bene o ci fa male, su cosa desideriamo, su cosa ci fa paura. Ma per ascoltarla abbiamo bisogno di prenderci il tempo. Di stare con noi stessi senza giudizio».