L'intervista

mercoledì 17 Settembre, 2025

Anna Pegoretti, la prof trentina esperta di Dante ora insegna a Cambridge. «Il Sommo poeta è reso attuale dai nazionalismi»

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La studiosa si è diplomata al Bonporti prima della laurea a Bologna e degli studi tra Pisa e diversi atenei del Regno Unito

Una prestigiosa cattedra inglese per una «dantista» trentina. Anna Pegoretti è diventata l’unica trentina ad essere stata chiamata per insegnare all’università di Cambridge, dopo aver vinto un concorso messo in campo dall’Università Roma3.

Pegoretti è una docente di letteratura e studi medioevali, con la passione per Dante in prima linea. Da Gardolo a Cambridge. Da dove è partita e quale è stato il suo percorso di formazione?
«Sono di Trento, mi sono diplomata al conservatorio F. A. Bonporti, dopodiché ho svolto degli studi in lettere moderne, laureandomi con 110 e lode all’Alma Mater studiorum di Bologna, nel 2005. Ho successivamente svolto un dottorato di ricerca a Pisa in italianistica, insegnando poi a Reading, Warwick, e Leeds, nel Regno Unito, che ormai è quindi una specie di seconda casa. Anche per questo sono felicissima di tornarci. Rientrata in Italia ho vinto appunto un concorso a Roma3, dove sono stata docente di letteratura italiana, grazie al quale intraprenderò questo percorso presso una delle università più importanti del mondo. Ora parto per Cambridge, non vedo l’ora».

Che cosa rende speciale questa destinazione in l’Inghilterra e questo incarico? Si tratta di impegno tanto prestigioso quanto impegnativo.
«Provo un mix di emozioni, sono molto curiosa e emozionata allo stesso tempo. Sicuramente sarà una bella sfida, però non potevo rifiutare questo treno che passa una volta nella vita. L’Inghilterra è un ambiente diverso da quello a cui sono abituata, sinceramente non mi sarei mai aspettata un incarico così, però sono sicura, di trovare strutture all’avanguardia, docenti e alunni preparatissimi. Essendoci anche già stata, come dicevo, la vedo come una seconda casa e sono felice di tornarci. La scelta di questo incarico, onestamente, nasce un po’ per caso. Ho partecipato a una selezione di letteratura italiana medievale, incentrata sugli studi danteschi perché era rimasta vacante una cattedra a Cambridge e l’università di Roma3 ha indetto la selezione. Io mi sono candidata, convinta anche dai miei colleghi, per non avere rimpianti in futuro. E, invece, arrivati in fondo al concorso è capitata l’offerta che non si può rifiutare. È una delle cattedre più importanti nel mio ambito di studi, a livello internazionale».

Dante come stile di vita. Da dove nasce questa passione?
«La passione per questo autore è cresciuta negli anni universitari, ho incontrato vari docenti che mi hanno fatto appassionare. La Commedia è patrimonio degli studi e della cultura, ho letto e studiato molto a riguardo in quegli anni. Al momento di decidere la tesi, una docente mi ha guidato in quella direzione e quindi sono entrata in un mondo specialistico da cui è difficile uscire, del quale sono orgogliosa di farne parte. Mi occupo anche di Boccaccio e di letteratura francescana, ma Dante ha da sempre avuto uno spazio speciale nel mio cuore. Ho scritto anche un libro su Dante e il Trentino, “Dante a Trento”, dedicato essenzialmente al monumento di piazza Dante, alla sua storia, alla sua costruzione e al suo significato, al quale ho dedicato tre anni di ricerca (uscito nel 2022). Una storia che mi è capitato di esporre anche in Germania, Inghilterra, dalla quale tutti ricavano il valore, soprattutto nell’epoca odierna di feroci nazionalismi, Dante è più che mai attuale».

Come viene visto Dante all’estero?
«All’estero si studia Dante come patrimonio universale. Dove sono stata, sia in Germania che in Inghilterra, viene sempre trattato con grande rispetto e ammirazione. C’è un interesse crescente anche in Cina, ad esempio, ma viene tradotto veramente in qualsiasi lingua. Pensi che un trentino lo ha tradotto persino in esperanto, tanto per far capire la portata di questo autore, che sicuramente non si fa fatica a vendere. C’è un interesse comune, continua a parlare alle persone di ogni tempo, è carissimo agli autori che parlano di migranti, che “attraversano l’inferno sulla nave di Caronte”. Viene spesso richiamata questa analogia per i viaggi dei migranti nel Mediterraneo».

E invece il Paradiso dantesco secondo lei dove lo troviamo?
«Questa è una bella domanda a cui non c’è soltanto una risposta. Il Paradiso è un orizzonte d’attesa, avere una società dove tutti vivono in armonia e senza conflitti di interessi pubblici e individuali è un’utopia. Quando la raggiungeremo, allora vivremo nel Paradiso».

In conclusione, aspettative per questa esperienza e per il futuro?
«Guardi, nella mia vita non è mai successo quello che avevo progettato o programmato. Mi concentrerò sull’esperienza nel Regno Unito e poi vedrò le opportunità che si apriranno. Quello che mi aspetto dalla cattedra di Cambridge è di poter trovare un ambiente dove stare molto a lungo, portando avanti le mie ricerche, facendone un posto per italiani e stranieri approdondendo gli studi medievali della letteratura italiana. Spero di essere in grado di costruire questo progetto. Spererei, soprattutto, di stabilire dei legami con la mia terra, il Trentino, che continuerò comunque a frequentare, tornando sempre non appena possibile».