Festival Trentino 2060
domenica 15 Giugno, 2025
Andrea Pennacchi a Borgo Valsugana tra Shakespeare e alieni: «Rideremo e rifletteremo»
di Giovanna Venditti
Nelle serate di sabato 28 e domenica 29 l’attore, drammaturgo e regista padovano sarà in piazza De Gasperi per due attesissimi spettacoli. «Anche Vaia rientrerà nella mia indagine»

Sarà a Borgo Valsugana il 28 giugno, all’interno della rassegna “Dicotomie, bussole per il futuro” del Festival Trentino 2060, giunto alla sua settima edizione. «L’intento è – affermano gli organizzatori – di promuovere metodi di analisi di cui ogni comunità democratica dovrebbe dotarsi per affrontare i problemi del presente e delineare con lucidità le prospettive future. L’edizione 2025 intende proseguire in questa direzione, proponendo una riflessione a partire dal concetto di dicotomia. L’approccio dicotomico è, infatti, un pensiero in movimento, capace di far dialogare opposti o complementari; è un modo di procedere e di ragionare che non esclude, ma che contribuisce a una conoscenza chiara e distinta delle cose del mondo». In piazza De Gasperi, alle ore 21, Andrea Pennacchi in «Essere o non essere. A cosa serve Shakespeare oggi» parlerà dell’attualità del celebre drammaturgo inglese, partendo dal suo libro «Se la rosa non avesse il suo nome» (Marsilio Editore, 2024), affascinante e pittoresca rappresentazione teatrale raccontata in forma di giallo da risolvere, ricca di colpi di scena in cui un giovane Will, guantaio e non ancora il famoso Shakespeare, si troverà ad operare in missione segreta a Padova. Tra fughe, duelli, pozioni e magie, Will e la sua banda esplorano sotterranei e locande, incontrano un’umanità stracciona che si ingegna in mille fantasiosi modi per sopravvivere alla miseria.
Andrea Pennacchi, a cosa serve Shakespeare?
«Premetto che non c’è arroganza nell’espressione, ma va intesa a cosa serve a me e spero sia utile anche a chi viene ad ascoltarmi. Quindi racconto alcuni eventi della mia vita che si allacciano alla mia passione per Shakespeare ed è soprattutto l’occasione per raccontare suoi brani. È un momento in cui ci facciamo due risate, ma riflettiamo anche sull’importanza dell’autore e la letteratura teatrale».
Il suo libro ribalta i ruoli dei personaggi shakesperiani per inventarne di nuovi, quali un giovane Will che non sa ancora di diventare Shakespeare e, in una tipica osteria veneta incontra un Galileo studente. Azzardo creativo o salto storico affascinante?
«Ovviamente è anche quella che oggi si definisce Fan Art che però è una metodologia antichissima: quante riedizioni dell’Odissea ci sono state? Si parte da una storia interessante che si ama e la si sviluppa in direzioni non previste. Sì, parleremo del libro e “sentiremo” come risponde il pubblico».
Interessante è anche il riferimento a Romeo e Giulietta e al giovane Shakespeare che si trova invischiato in una disputa di potere e amore. Come nasce l’idea di tutto questo?
«Nasce dalla considerazione che ad un classico come Romeo e Giulietta gli si può fare di tutto perché sopravvive a qualsiasi trattamento letterario; per cui ho cercato di raccontare una storia che mi divertiva, esplorando anche dei personaggi che magari in Shakespeare sono appena accennati e non hanno avuto lo spazio che meriterebbero; in più mi piaceva l’idea di far vedere uno Shakespeare che non sapeva ancora di essere il grande genio che sarebbe diventato».
Il giorno 29, alle ore 21, in Malga Costa ad Arte Sella, la performance Alieni in laguna. Studio per uno spettacolo, di e con Andrea Pennacchi che ha curato i testi assieme a Marco Gnaccolini, Marco Segato e Raffaele Pizzatti Sertorelli. Le musiche sono di Giorgio Gobbo, coproduzione Galapagos e Arte Sella. I racconti delle specie aliene diventano una potente metafora dei conflitti sociali e culturali, invitando il pubblico a riflettere sul concetto stesso di “alieno” e sulla necessità di ridefinire il nostro rapporto con l’ambiente.
Andrea Pennacchi, siamo anche noi umani degli alieni?
«Nello spettacolo non cercherò di fare antropologia e neanche voglio fare satira. Ovviamente siamo agli inizi. Qui stiamo cercando di puntare in alto: è uno studio in itinere, il cui embrione sarà ad Arte Sella: abbiamo molto materiale, stiamo incontrando il pubblico e i veri esperti del tema, tra cui lo zoologo Nicola Bressi, cui chiediamo consigli per intrecciare la storia del racconto alla ricerca scientifica. Per me è bello avere questo confronto/scontro tra i fatti scientifici e la narrazione, che porterà ad un successivo e maturo sviluppo».
Quali sono le specie aliene?
«Ce ne sono tantissime. La dicitura esatta è “specie che abbiamo reso aliene” perché nessun animale è alieno di suo e noi umani spostandoli e distruggendo il loro ambiente naturale li rendiamo tali, costringendoli a vivere in ambienti fortemente antropizzati. La natura ha un suo naturale equilibrio e se continuiamo a rompere il suo ritmo, creiamo specie quali invasioni di granchi blu in laguna, il gambero killer, con la capacità di arrecare ingenti danni agli ecosistemi».
Tutto questo come viene tradotto a livello di performance teatrale?
«Il tema è già interessante di suo e moltissimi esperti naturalisti sono già di loro degli showmen meravigliosi. Poi, ovviamente, al loro racconto scientifico, aggiungo dei racconti che, amalgamandosi con il materiale esistente, condurrà allo spettacolo finale che debutterà in novembre; ma la creazione avverrà qui ad Arte Sella».
Avrebbe un aneddoto suggestivo, magari divertente, da raccontarci?
«Mia nonna che mi diceva “Te xe deventà salvàdego”. Il teatro, deduco, mi ha reso selvatico».
Un archetipo anche in Trentino l’Om Selvadech. Quindi quando andrà in scena improvviserà?
«Ovviamente improvviso sempre un po’ perché mi piace, ma unisco anche il rigore, visto il mio retaggio tecnico. Ad Arte Sella avremo modo di approfondire molti temi; sono anche interessato a cosa è successo con Vaia».
Il Presidente di Arte Sella, Giacomo Bianchi, racconta: «Qui l’Arte è sovrana; utilizziamo le residenze per le produzioni artistiche: è qui che nasce la creatività. Lo spettacolo di Andrea Pennacchi s’incontrerà con il progetto espositivo di Marzia Migliora, installazione che sarà inaugurata il 21 giugno. È un’occasione che unisce due linee di corrente, quelle visive e quelle più teatrali».