il lutto

venerdì 21 Novembre, 2025

Addio a 101 anni ad Aurelio Obrelli, il «comandante» di Lavis e simbolo dei vigili del fuoco

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Ha guidato il gruppo per 23 anni dal 1966, quando coordinò i soccorsi durante la tragica alluvione che colpì il Trentino

Con la morte di Aurelio Obrelli, ieri a 101 anni, Lavis perde uno dei simboli della sua storia economica e sociale. Obrelli è stato il custode – e il traghettatore – di una tradizione familiare iniziata nel 1819, quando il trisavolo Giuseppe Vittore, appena tredicenne, aprì una bottega da fabbro in via del Pretorio, l’attuale via Matteotti. Da quella piccola officina sono passate sei generazioni e più di due secoli di cambiamenti, fino alla trasformazione in una delle realtà produttive più solide del Trentino. Ma Aurelio è stato anche – e forse soprattutto – il comandante dei vigili del fuoco volontari di Lavis, ruolo che ha ricoperto per 23 anni, dal 1966 al 1989: dall’alluvione che sconvolse il paese all’inaugurazione della caserma di via Cembra.
In un certo senso, la sua vita ha attraversato e accompagnato anche i cambiamenti di Lavis: da borgo agricolo alla grande comunità che è oggi. Obrelli lascia una famiglia che prosegue il progetto imprenditoriale iniziato due secoli fa: il figlio Mario e i nipoti Margherita, Mattia e Marianna. E lascia un esempio che continua ogni giorno in caserma, nei ricordi dei vigili del fuoco. Il funerale sarà celebrato domani alle 11 nella chiesa parrocchiale di Lavis.
La storia
Aurelio Obrelli era nato nel 1924 in una famiglia che, già allora, poteva contare su oltre un secolo di attività artigiana. L’azienda ha cambiato sede cinque volte, ma non ha mai lasciato Lavis, dando lavoro a migliaia di persone. Le origini risalgono al primo Ottocento, quando Domenico Obrelli, artigiano del cuoio, avviò i due figli al lavoro prima di morire. Il maggiore, Giuseppe Vittore, scelse la strada del ferro, come fabbro, chiavaio e artigiano delle serrature.
È da questa linea che si sviluppa l’azienda familiare, guidata poi da Aurelio a partire dal 1948, dopo il diploma da perito meccanico. Nei primi anni del Novecento la bottega si era già ampliata con l’installazione di acquedotti, la produzione di lavori artistici col ferro e grate prodotte a macchina su disegno. Con Aurelio arriva la svolta verso l’impiantistica idraulica e termotecnica, che segnerà il futuro dell’impresa.
Nel 2019, per i 200 anni dell’azienda, Obrelli aveva raccolto questa lunga storia in un libro. «Mi chiedo spesso – scriveva – se il giovane Giuseppe, mio bisnonno, avesse immaginato che la sua bottega sarebbe diventata una grande impresa. Alcuni indizi mi portano a pensare di sì. Era un uomo capace di guardare avanti, e sapeva che umiltà, sacrificio ed entusiasmo sono necessari per costruire qualcosa di importante».
Nei pompieri
Lo stesso spirito aveva portato Aurelio a entrare nei vigili del fuoco volontari di Lavis nel 1946, quando il paese stava uscendo dalle ferite della guerra. Era un corpo con pochi mezzi ma con una forte volontà di ricominciare, immaginando di costruire un futuro diverso. Obrelli divenne presto un punto di riferimento: prima come vigile e poi come vicecomandante.
Nel marzo del 1966, alla morte improvvisa del comandante Silvio Odorizzi – scomparso a soli 43 anni per una malattia – fu chiamato a prendere il comando. Pochi mesi dopo dovette affrontare la prova più difficile: l’alluvione del novembre 1966, la più devastante della storia recente del Trentino. Le piogge incessanti, lo scioglimento della neve e lo svaso del bacino di Stramentizzo gonfiarono l’Avisio fino a trasformarlo in un fiume furioso che travolse campagne, strade e abitazioni.
A Lavis il torrente straripò e una casa sugli argini crollò. I pompieri formarono una catena umana e, abbattendo una porta bloccata, riuscirono a salvare due anziani che rischiavano di restare sepolti. Per giorni Obrelli coordinò gli interventi sulle roste: vigili, operai e volontari lavorarono fianco a fianco per rinforzare gli argini e mettere in sicurezza le famiglie più esposte.
Da quel momento Aurelio Obrelli sarebbe rimasto per oltre vent’anni il volto dei Vigili del fuoco di Lavis. I volontari lo ricordano come un comandante esigente e al tempo stesso paterno, severo quando serviva, ma profondamente attento alle persone.
Negli anni Ottanta, con un paese in rapida crescita e una caserma ormai inadatta, si fece promotore della costruzione della nuova sede in via Cembra. L’inaugurazione arrivò nel 1989, davanti a centinaia di vigili da tutto il Trentino: per Obrelli fu il compimento di una vita di servizio. Pochi mesi dopo lasciò il comando, con la consapevolezza di aver costruito qualcosa destinato a durare. E un esempio che continuerà a vivere.