Arte
lunedì 6 Maggio, 2024
A Riva la personale di Tomasi, un artista «capace di dissolvere i confini convenzionali dell’arte»
di Gabriella Brugnara
Circa una cinquantina i lavori esposti, di grandi dimensioni e posti in dialogo con otto sculture in legno
Pure forme e colori intensi, scintillanti, che a volte si addensano in vortici oscuri, capaci però sempre di farsi strada e riemergere, ansiosi di luce. Opere che non riescono a contenere il pensiero, che travalicano i limiti della tela, fanno da controcanto ad altre in cui il centro pulsante assume lo spessore di un nucleo labirintico, che si sfrangia nella mai sospesa ricerca di una via d’uscita. Differenze e contrasti, ma un unico filo conduttore: il ritmo come attitudine a indagare le possibilità di armonia tra i molteplici elementi. Scaturisce da questo intreccio «Danze di colori e forme. Esplorazioni pittoriche astratte», la mostra personale di Stefano Tomasi, inaugurata sabato alla Galleria Civica G. Craffonara – Giardini di Porta Orientale, a Riva del Garda e visitabile fino a martedì 7 maggio. L’orario di apertura della galleria è il seguente: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20. Circa una cinquantina i lavori esposti, di grandi dimensioni e posti in dialogo con otto sculture in legno. Per l’artista trentino, tutto parte infatti da una passione per la scultura in legno, cui affianca quella di musicista, oltre a una trentennale attività di bonsaista, che lo avvicina allo studio delle proporzioni e dell’equilibrio.
«Il passaggio dalla scultura al pannello in legno e quindi alla tela è venuto da sé – racconta Tomasi. Da sempre mi attraggono colori e forme astratte, il mio punto di riferimento sono grandi nomi quali Kandinskij, Miró, Mondrian. Preferisco dipingere di notte, con le mie musiche preferite a darmi ispirazione». Come accade, ad esempio per l’opera «Coming back to life», che prende spunto dall’omonimo brano dei Pink Floyd, o per «More than a feeling» dei Boston, l’opera scelta come manifesto della mostra. «Con i miei lavori cerco di dare voce all’inconscio, all’ispirazione, al gesto, anche senza un fine predeterminato. Non sono io a dire cosa rappresenta il mio dipinto, ma provo a stimolare l’osservatore ad essere meno razionale e a interpretare l’opera secondo i suoi canoni estetici. La mia è una forma di pittura molto emozionale, con tipologie differenti di opere: alcune sono più istintive, nascono quasi di getto. Altre, al contrario, sono meditate ed elaborate. Dipende dallo stato d’animo, dalle situazioni, da quello che inseguo e vorrei esprimere» conclude l’artista.
Studio, progettazione e disegno sono alla base del lavoro di Tomasi, che ha partecipato anche a «Biennale Milano 2023». Della sua estetica il curatore Salvo Nugnes sottolinea la capacità di dissolvere i confini convenzionali dell’arte. «Con maestria riesce a isolare concetti, oggetti e procedimenti logici, scomponendo i comuni canoni della realtà oggettivamente conosciuta, per poi ricostruirli attraverso la lente unica della sua visione, rendendo un senso di autenticità e spontaneità, come se catturassero istanti irripetibili. Ogni pennellata sembra comunicare direttamente con l’anima dello spettatore invitandolo a immergersi in un mondo di emozioni e visioni» afferma Nugnes.
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