il lutto
lunedì 2 Giugno, 2025
A Malè l’addio a Silvano Rauzi. Al funerale tutti i «vecchi» della Dc trentina
di Sergio Zanella
Il mondo della politica e della cooperazione si è stretto ai familiari dell'ex presidente degli allevatori

La pioggia sottile, cadenzata, ha accompagnato per tutta la giornata la comunità della Val di Sole nel suo ultimo, toccante saluto a Silvano Rauzi, 87enne figura cardine del mondo agricolo e cooperativo trentino. Una pioggia che ha fermato i lavori nei campi e nei masi, come se la terra stessa si fosse voluta fermare un attimo a respirare, a rendere omaggio a uno dei suoi figli più fedeli.
La chiesa di Santa Maria Assunta di Malè era gremita ben prima dell’inizio della funzione. In prima fila, stretti nel dolore, i figli, la moglie, i fratelli, i nipoti, sostenuti dall’affetto e dalla presenza concreta di tutta la comunità maletana. Tantissimi gli allevatori solandri, uniti in un simbolico abbraccio, riconoscibili dalle camicie bianche indossate come segno di rispetto e appartenenza.
Una folla accorsa non solo dalla Val di Sole ma da ogni angolo del Trentino. A testimoniare il valore di Silvano per il mondo agricolo provinciale anche la presenza di delegazioni istituzionali e cooperative: il presidente Broch per la Federazione Allevatori, accanto a figure storiche come il rendenero Battista Polla, che hanno voluto ricordare «un visionario silenzioso, uno che parlava poco ma costruiva molto».
Non era solo un allevatore: era uno di quelli che hanno cambiato la figura del contadino di montagna, accompagnandola dalla fatica della sussistenza alla dignità della professionalità. In chiesa è stato ricordato come il suo impegno ha contribuito a fare del «contadino» non solo un mestiere, ma un ruolo sociale fondamentale, un attore consapevole e rispettato della vita economica trentina.
«Con Silvano Rauzi se ne va un uomo che ha dedicato la propria esistenza alla valorizzazione dell’agricoltura trentina e alla crescita del sistema cooperativo zootecnico»: lo ha ricordato così il presidente della Federazione Trentina della Cooperazione Roberto Simoni. Rauzi è stato un leader riconosciuto e stimato ben oltre i confini del Trentino.
«Ricordare l’esperienza umana, professionale, politica e cooperativa di Silvano Rauzi significa ripercorre la storia del Trentino dell’ultimo mezzo secolo» ha aggiunto il presidente degli allevatori Giacomo Broch. Un periodo denso di trasformazioni che ha visto Rauzi protagonista, innanzitutto come Presidente della Federazione Provinciale Allevatori, carica che ricoprì ininterrottamente dal 1980 al 2015. «Grazie ad un’indiscussa autorevolezza e a una grande capacità di analisi e visione, seppe guidare la categoria attraverso una serie di cambiamenti epocali».
Una lezione che oggi vive anche nei suoi figli, in particolare in Alessio, attivo nel mondo della cooperazione e dell’agricoltura, oggi presidente della Cooperativa di Malè. Contadino come il padre, ma anche impegnato in ambito politico, Alessio ricopre ruoli di spicco nel partito Campobase. Con la famiglia gestisce Maso San Biagio. Non a caso, proprio tra le sue mura si sono fermati nel tempo Romano Prodi, Enrico Letta e altri esponenti della scena politica italiana, in una lunga tradizione che affonda le radici nel pensiero e nell’eredità culturale del cattolicesimo sociale trentino, legata a figure come Bruno Kessler.
Presente una folta rappresentanza del mondo politico, con volti noti come Lorenzo Dellai, l’assessore Mario Tonina, il consigliere provinciale Valduga, accanto a numerosi sindaci solandri e amministratori delle valli alpine. Dal fronte cooperativo, sono giunti oltre a Simoni, Mauro Fezzi, Gianluca Barbacovi di Coldiretti, Claudio Valorz della Cassa Rurale Val di Sole, Luciano Rizzi di Apt Val di Sole e Stefano Albasini di Concast Trentingrana, a ribadire il ruolo chiave di Rauzi nel promuovere un’agricoltura moderna, organizzata, legata ai territori e ai bisogni reali delle famiglie.
Il parroco, nella sua omelia, ha parlato di «un uomo che ha servito la terra con onore, che ha saputo educare al lavoro senza urlare, e che ha creduto nel futuro anche quando sembrava difficile da immaginare». Non sono mancati i ricordi personali, come quelli di Lorenzo Dellai e di Valorz.
Il corteo, al termine della funzione, si è snodato come un fiume silenzioso di gratitudine. Un ultimo viaggio tra le sue montagne, nella valle che lo ha visto nascere, crescere, combattere e costruire. Ma Silvano Rauzi lascia un’eredità viva. Un modello di contadino nuovo, non più relegato al margine ma fondamento del Trentino che funziona, quello delle cooperative, del territorio custodito, della solidarietà che nasce dalla terra.
Azione Universitaria, la replica della Cgil: «Pronti a essere querelati. Sarà un giudice a decidere sui contenuti delle chat»
di Redazione
Il segretario Grosselli: «Ribadiamo che l’Università di Trento deve continuare ad essere luogo di libertà del pensiero, ma non possono trovare spazio visioni xenofobe, omofobiche, antisemite, razziste o al limite dell’apologia del fascismo»