Il lutto
martedì 2 Settembre, 2025
A Dro l’addio a Melany, morta a 11 anni. «Ci ha insegnato la forza della vita»
di Leonardo Omezzolli
Folla fuori dalla chiesa parrocchiale, il saluto sotto la pioggia alla bara bianca

Ore 15. Il cielo non ha retto a tutto quel dolore e in pochi istanti si è oscurato lasciando spazio a una fitta e intensa pioggia riversatasi su Dro, chiamata lì, sopra la piazza a rimbombare sulla navata della chiesa parrocchiale che ha riunito l’intera comunità droata per dare l’addio terreno a Melany Matteotti, la bimba di 11 anni deceduta a causa della crudezza del rabdomiosarcoma alveolare, una parolaccia che per 5 anni Melany ha combattuto strenuamente senza mai perdere il sorriso e la voglia di sognare il futuro.
Da allora la sua forza è stata determinante, sia per combattere la malattia sia per sostenere, pur giovane, pur bambina, eppure già ragazza, tutte le persone che le sono state vicino. Una vera lotta di coraggio che oggi è lezione di vita per amici, genitori, conoscenti, compagni di scuola. A stento la chiesa parrocchiale è riuscita a contenere il calore di un abbraccio corale che ha voluto restituire, almeno in parte, tutto quel che Melany è riuscita a dare loro. «Verrebbe da parlare della “piccola” Melany – si sofferma don Stefano Anzelin parroco di Dro -, ma non è un termine adatto a lei perché è stata ed è “grande”. Dobbiamo essere riconoscenti per la seppur breve vita e non possiamo che dirle grazie perché ci ha testimoniato il valore della vita». A salutarla le istituzioni dalla sindaca di Dro, al sindaco di Drena, ai membri della giunta, alle forze dell’ordine, passando per i vertici dirigenziali dell’Us Dro Alto Garda fino ai compagni di scuola, gli amici suoi e del fratello Leonardo. «A tutti – continua Don Stefano – Melany ha insegnato la forza della vita e questo suo insegnamento teniamocelo stretto come ore nel cuore. Teniamocelo come un test oro nel cuore.
Il valore della vita non si misura con gli anni terreni, ma come questi anni vengono vissuti e Melany – si è rivolto il parroco ai presenti – è stata sorella e figlia di tutti e tutte. Ci ha insegnato che la vita è un dono prezioso che va vissuto, che la salita non deve scoraggiare e che la malattia non deve rattristare. Infatti, chiunque abbia mai incontrato Melany può dire di averla vista sempre sorridente. Un sorriso contagioso pieno di vita, specchio del suo cuore». Pesante l’aria sotto la navata stellata perché innanzi a quella bara bianca lo sconforto d’animo non può che essere inevitabile. Animi rabbuiati e inquieti alla ricerca di un perché, di una spiegazione alla crudeltà della vita, alla sua inspiegabile ingiustizia. Don Stefano ha provato a darne una lettura divina, ricordando che Dio e Gesù sono sempre al fianco dello scoraggiamento e della paura. «Forza della famiglia di Melany è esemplare – prosegue Don Stefano -. Dio non ci toglie i problemi. Nei suoi disegni più grandi, e guardate che faccio fatica a dirlo – ci sta anche che siamo qui oggi a salutare una ragazza di undici anni». A chiusura della cerimonia i cugini Riccardo e Vanessa hanno letto un personale saluto. «Il tuo amore è l’affetto che non hai mai fatto mancare a nessuno. Il tuo sorriso che nemmeno la malattia ha tolto. La tua arma erano le parole. Porteremo con noi ogni cosa che ci hai insegnato e terremo fede alla promessa che Vanessa ti ha fatto di portari a ballare in discoteca, perché sarai sempre con noi, i tuoi cugini».