il racconto
lunedì 3 Aprile, 2023
Dall’alba al tramonto: diario di una giornata di Ramadan a Trento
di Sara Alouani
Il racconto del digiuno trascorso assieme alla famiglia di Olfa Dridi ed Imed Fekih, originaria della Tunisia

Una famiglia come tante quella di Olfa Dridi, venuta dalla Tunisia nel settembre 2018 con due figli, Hamza e Amenallah, che all’epoca avevano 9 e 6 anni. Hanno raggiunto il padre Imed Fekih, che nel 2016 si era imbarcato da Tunisi in un viaggio clandestino che, fortunatamente, è riuscito a portare a termine. Un ritorno nell’adorata Trento il suo, che aveva dovuto lasciare nel 1992. Felici della loro nuova vita e con una piccola aggiunta alla famiglia, Saida, nata all’ospedale Santa Chiara nel 2019, Olfa, Imed, Amenallah e Hamza digiunano il loro quinto Ramadan riuniti in Italia.
Ore 4.45 – Lo suhur
Olfa si sveglia a quest’ora per preparare il pasto dell’alba, il suhur, che rintocca alle 5.30. È un momento che assomiglia molto alla colazione, a base di caffè o caffelatte, pane, marmellata, shamia (una pasta di sesamo dolce) e datteri. Alle 5 è tutto pronto in tavola e Olfa sveglia il marito e il figlio maggiore, Hamza, che a 13 anni digiuna insieme a loro. Imed ama aggiungere al suo suhur uno yogurt mentre Hamza mangia sempre una banana. Concluso il pasto entrambi si coricano nuovamente mentre Olfa rimane sveglia poiché, alle 7, dovrà svegliare tutta la famiglia una seconda volta per iniziare la giornata. Nel frattempo, dopo aver concluso l’abluzione si siede sul divano ed effettua la cosiddetta khatma, ovvero, la lettura integrale del corano. «Entro la fine del mese di Ramadan – spiega Olfa – è bene leggere il libro sacro per intero. Io mi ci dedico al mattino tra il shur e la sveglia della famiglia».
Ore 7 – Inizio della giornata e colazione per chi non digiuna
Amenallah, 11 anni, e Saida, 4, non digiunano, quindi prima di andare a scuola fanno colazione come un qualsiasi altro giorno dell’anno. Una piccola eccezione viene fatta per Amenallah che vorrebbe seguire il Ramadan come gli adulti e scende a compromessi con i genitori: digiuna il fine settimana o quando è in vacanza. «Con questi giorni intermittenti di digiuno nostro figlio impara poco per volta ad astenersi da cibo e acqua per arrivare preparato quando poi inizierà a rispettare il Ramadan, quando avrà superato la pubertà» puntualizza Olfa. Dopo aver accompagnato la figlia minore all’asilo (i due ragazzi sono autonomi e vanno a scuola in autobus) Olfa in un primo momento riordina e sistema il piccolo appartamento in vista dei preparativi per l’iftar e poi si concede qualche ora di relax nel silenzio più totale.
Ore 15 – I preparativi per l’iftar
La casa brulica come un parco giochi, Saida scorrazza a destra e a sinistra sfoggiando il vestito rosa di Minnie. Hamza completa missioni su missioni in un gioco al computer, un metodo molto utile per dimenticare la fame mentre Amenallah, dopo aver concluso i compiti, fa un pisolino. Nonostante non sia a digiuno si guarda bene dal non mangiare e bere difronte agli altri componenti della famiglia. Digiunare in un Paese non musulmano ha le sue difficoltà. Hamza, per esempio, è a digiuno mentre i compagni di classe, invece, mangiano e questo, ammette, lo invoglia moltissimo a sgarrare ma resiste «perché voglio portare a termine tutto il mese», dice con fare sicuro “da grande”. Secondo Olfa sarebbero le donne lavoratrici a soffrire di più in questo periodo, poiché in Italia non godono degli orari ridotti che, invece, vengono inseriti durante il Ramadan nei Paesi che lo praticano. «In Italia è molto difficile conciliare l’orario di lavoro con i preparativi dell’iftar» e, mentre parla, comincia a preparare le pietanze che oggi potranno essere assaporate a partire dalle 19.41.
Ore 18 – Il rientro da lavoro, la preghiera e la fame
Hamza si stacca dal computer che fino a quel momento era riuscito a distogliere la sua attenzione dallo stomaco borbottante e comincia a fare avanti e indietro dalla cucina chiedendo l’ora e controllando sul calendario di Ramadan l’orario dell’iftar. «Hamza, adesso passi un’ora intera a fare le stesse domande! Che stress», borbotta la madre mentre solleva il coperchio per dare una mescolata alla shorba. Una controllata al pane alla curcuma in forno, poi, taglia l’insalata di cetrioli e pomodori. Alle 18.30 suona il campanello e alla porta appare Imed con la divisa blu elettrico marchiata Gls e una busta di spesa per mano. Saida abbraccia il papà e lo informa orgogliosa che anche lei sta osservando il digiuno. Dieci minuti dopo avrà sottratto dalla spesa una merendina al cioccolato e mangiato furtivamente dei pezzettini di cetriolo dell’insalata. Imed compie l’wudhu (l’abluzione) e si appresta ad effettuare la terza preghiera della giornata, asr, per poi spostarsi in cucina per aiutare la moglie.
Alle 19:30 – L’attesa
La tavola è apparecchiata anche grazie all’aiuto dei tre bambini. Imed sta farcendo i datteri e lo scoppiettio dell’olio bollente risuona in tutta la cucina mentre frigge i brik, degli involtini di pasta filo. La dolce cantilena della sura El Omran recitata sul canale tunisino El Hiwar avvolge la casa in un’atmosfera così mistica che qualsiasi persona stenterebbe a credere di essere a Trento. Mancano pochi minuti, tutto è pronto per rompere il digiuno.
Ore 19.41 – L’iftar
Il richiamo alla preghiera scatta puntuale grazie all’applicazione installata sui cellulari. Hamza con uno scatto velocissimo addenta un boccone di pane ancora caldo e beve un bicchiere d’acqua mentre Imed e Olfa, invece, pregano insieme: lui davanti e lei dietro con Saida che emula i movimenti ai suoi piedi. Con in sottofondo i 99 nomi di Allah recitati da Lotfi Bouchnak la famiglia si riunisce al tavolo e non prima di aver pronunciato «bismillah», pone fine a questa giornata di digiuno.
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