Lo spettacolo
mercoledì 31 Dicembre, 2025
Andrea Castelli torna in scena con il monologo «Stuf». «Sono stanco di questo mondo violento. Ma fare teatro mi diverte ancora»
di Jacopo Tomasi
Dall’8 all’11 gennaio sarà al teatro Cuminetti di Trento: «Una confidenza tra amici, un ringraziamento al mio pubblico. Stufo? Non del mio pubblico e del mio lavoro che mi stimola tutt’ora»
«Una chiacchierata semiseria, fatti e fatterelli, dietro le quinte, incontri con personaggi a volte anche piuttosto imbarazzanti, divertenti…»: così Andrea Castelli descrive il suo nuovo spettacolo «Stuf», che lo vedrà in scena dall’8 all’11 gennaio al teatro Cuminetti di Trento. Un ritorno sempre atteso dal suo affezionato pubblico, che anche in questa occasione gli dimostra la sua totale fiducia con quattro date da tutto esaurito, tranne qualche sparuto biglietto qua e là ancora disponibile.
Di cosa è stufo, più di ogni altra cosa, Andrea Castelli?
«Non posso dirlo adesso, così, altrimenti rovino lo spettacolo…».
Capisco. Allora di cosa non è stufo?
«Non sono stufo del mio pubblico, del mio lavoro che mi stimola tutt’ora, del percorso che ho fatto: sono partito dall’oratorio del Duomo per arrivare fino al Piccolo di Milano, con 21 stagioni al Teatro Stabile di Bolzano. Non sono “stuf” di salire sul palco, perché lì è come se guarissi da ogni cosa».
Dell’anno appena finito, invece, cosa l’ha stufata più di ogni altra cosa?
«Mi ha stufato l’andazzo di questo mondo pieno di violenze, di personaggi arroganti e guerrafondai. Mi ha stufato e mi spaventa».
Paura che lascia spazio a un po’ di speranza con l’inizio del nuovo anno?
«La speranza dell’anno nuovo cade un po’ nella retorica, tra oroscopi, auguri sdolcinati su Facebook: che l’anno nuovo porti serenità e bla bla bla… Spero soltanto che si possa tirare avanti con una certa tranquillità».
Con quale sentimento salirà sul palco del teatro Cuminetti, il prossimo 8 gennaio, per la prima del nuovo spettacolo «Stuf»?
«Non vedo l’ora di andare sul palco. Ho davvero voglia di incontrare il mio pubblico, i miei amici. E anch’io in quell’occasione non sarò un attore che recita con voce impostata, ma sarò un amico tra amici che racconterà com’è andata quella volta là…».
Saranno quattro date, dall’8 all’11 gennaio, già tutte quasi esaurite: significa che il pubblico non è stufo del suo teatro.
«Non guardo mai per scaramanzia la vendita dei biglietti, ma un’amica toscana ieri mi ha scritto dicendomi che voleva venire a Trento per vedere lo spettacolo e non trovava biglietti. Le ho risposto che per fortuna non li ha trovati… che parta dalla Toscana per venire a vedermi!».
Però è una dimostrazione d’affetto.
«Sì. Sa una cosa? Sono felicissimo di questo. E anch’io sono affezionato al mio pubblico. Un pubblico trasversale, che ho trovato quando recitavo Goldoni e quando facevo il remix di “Sol”. Un pubblico che definirei “elastico” e anche intergenerazionale. Tempo fa ho incontrato una ragazza che mi dice: mi ricordo quando mia nonna mi faceva vedere gli spettacoli con le videocassette».
Qual è il segreto di questo rapporto così stretto?
«Non ho mai tradito e imbrogliato il mio pubblico, in tutti questi anni. E forse questo paga».
Viste le richieste, ci saranno altre repliche di «Stuf»?
«Probabilmente me lo chiederanno e qualcosa faremo. Siccome son “stuf” di scavalcar le montagne, vedremo di combinare in teatri qui vicino, in futuro, ma adesso non se ne è ancora parlato».
Per i fortunati che si sono accaparrati i biglietti, che spettacolo li aspetta?
«Una lunga confidenza che riservo al mio pubblico per ringraziarlo di tutti questi anni di fedeltà. Una chiacchierata semiseria, fatti e fatterelli, dietro le quinte, incontri con personaggi a volte anche piuttosto imbarazzanti, divertenti».
Almeno uno di questi incontri imbarazzanti ce lo racconta?
«Una volta mi chiama un assessore alla cultura, mi chiede di incontrarci, che aveva bisogno di una mano. Non avevo una gran voglia, ma sono andato. E quando ci siamo incontrati non si ricordava che mi aveva chiamato lui. Un incontro surreale, anche scoraggiante».
Come è arrivato al teatro?
«Lavoravo alla Rai, posto fisso. Mi avevano mandato a Roma a seguire un corso di regia televisiva e poi mi sono trovato a fare la regia del Tg3… Mi sono licenziato. Ricordo mia mamma che piangeva, ma io in quel momento sono guarito perché ho iniziato a fare quello che mi piaceva».
Ha seguito il suo istinto.
«Sì. E sono stato anche fortunato perché mentre ero a Roma ho conosciuto Dario Fo. Ho iniziato a frequentarlo, ho assorbito tanti suoi consigli, come quello di uscire dalla placenta della mia provincia per confrontarmi, copiare dai grandi, stare con registi veri. In una parola: crescere».
Il teatro in questi quarant’anni è cambiato molto. Cosa dice a un Andrea Castelli che inizia oggi?
«Di restare fedele a sé stesso. Dario Fo mi diceva: se vuoi essere rivoluzionario devi essere semplice. Fare teatro è raccontare bene una bella storia, non è voler colpire a tutti i costi».
È di questi giorni la notizia che Walter Zambaldi si trasferirà in Toscana dal Teatro Stabile di Bolzano. Che segnale è?
«È una notizia che mi riguarda fino a un certo punto. Col Teatro Stabile ho chiuso la collaborazione e, proprio perché son “stuf”, non penso si riaprirà a meno che non venga San Giuseppe… Quindi tanti auguri e buon lavoro».
A quasi 76 anni cosa non la stufa mai?
«Cucinare. Dal risotto al sugo per la pasta un po’ particolare. Mi diverte, come disegnare. Ma si dai, me la passo da vecchietto».
Nella sua carriera ha recitato il ruolo del padre di De Gasperi nella pellicola di Liliana Cavani… la politica di oggi la stufa?
«(lungo silenzio) Sono svenuto, scusi!».
E il cinema? C’è qualche regista che ancora la sorprende?
«Si, il cinema mi piace ancora tanto. Tra le novità di questi anni mi è piaciuto “Vermiglio”, c’erano dei grandi silenzi molto eloquenti e questo è il cinema che mi incuriosisce, che fa pensare e regala sensazioni».
Le Olimpiadi sono alle porte: le guarderà, o si stufa anche di quelle?
«Sono un po’ stufo in effetti degli sport invernali perché sono diventato freddoloso. Quando vedo ghiaccio, pattini, bob mi viene freddo e cambio».
Il calcio di oggi non la stufa?
«Mi stufo quando se ne parla troppo. Quando è un buon calcio mi piace. Ma sono un tifoso per così dire tiepido, da ragazzo ero più acceso, ma c’era un’altra Juve!».
E gli altri sport?
«Mi piace molto l’atletica, guardo il tennis. Ho sempre fatto tanti sport. Ero una mezza calzetta, ma mi divertivo un mondo a fare tutto. E questo è importante. Nella vita divertirsi è fondamentale in tutto quello che si fa. Per fortuna mi diverto ancora a fare teatro».
Allora, buon divertimento!
«Grazie».
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