L'intervista
lunedì 29 Dicembre, 2025
Economia sommersa, De Zordo: «L’irregolarità danneggia le imprese sane. Va combattuta»
di Gabriele Stanga
«Il dato trentino non va sottovalutato. Come migliorare? Meno burocrazia e più enti bilaterali»
«Chi non rispetta le leggi crea una distorsione del lavoro e della concorrenza leale tra imprese, vanificando gli sforzi di chi si impegna ogni giorno per fare crescere l’economia trentina. Noi imprenditori siamo i primi ad avere a cuore il benessere dei nostri lavoratori e a osteggiare chi non rispetta o glissa le regole». Così il presidente della Camera di Commercio di Trento Andrea De Zordo commenta i dati Istat sull’economia non osservata che in Trentino avrebbe raggiunto un valore di circa 2 miliardi, tra attività illegali, sommerso e non dichiarato.
Quali strategie dunque per arginare e contrastare il fenomeno? Secondo il presidente la strada giusta è quella di eliminare i “pretesti”, cercando di prevenire più che di curare o punire: «Serve agevolare la gestione dei costi della manodopera e permettere l’ingresso di lavoratori anche fuori dal territorio – osserva – e allo stesso tempo bisogna evitare l’eccesso di burocrazia che incentiva ricerche alternative alla buona norma».
Presidente De Zordo, secondo l’Istat l’economia non osservata pesa per l’8,5% sul Pil del Trentino, lei come legge questo dato?
«Io credo che innanzitutto vada detto che i dati mostrano che il Trentino ha un’incidenza inferiore alla media nazionale e tra le più basse del Paese, il che è indice di un tessuto economico sano. Detto ciò la presenza di aree di irregolarità economica, è un elemento critico che non deve essere né sottovalutato né ignorato».
L’economia sommersa crea danni anche all’economia sana?
«La legalità è una condizione imprescindibile per garantire la concorrenza leale tra le imprese, un prodotto realizzato in linea con le buon norme fa fatica a competere con chi non rispetta gli stessi standard o non opera in un contesto legale. Solo l’economia sana genera una crescita economica duratura e con ricadute positive per la comunità, e poichè la maggior parte delle imprese opera correttamente, noi imprenditori dobbiamo essere i primi ad osteggiare chi non lo fa».
Un dato importante riguarda anche il lavoro nero, si stimano circa 26mila lavoratori irregolari in provincia di Trento.
«Il lavoro in nero merita una particolare attenzione anche sotto il profilo umano e sociale, bisogna tutelare la dignità del lavoro e la sicurezza delle persone. Di nuovo, noi imprenditori siamo e dobbiamo essere i primi ad avere a cuore la salute dei nostri lavoratori. A maggior ragione in un tessuto economico come il nostro, in cui il 94% imprese ha meno di 10 dipendenti, con cui si crea spesso anche un legame importante».
Cosa si può fare per arginare le irregolarità?
«Agevolare la possibilità di gestire i costi della manodopera senza sovraccaricarli, favorire l’ingresso di personale anche da fuori e offrire corsi di formazione del personale chiari e veloci. Non serve invece un eccesso di burocrazia che incentiva ricerche alternative alla buona norma. Come associazione Artigiani abbiamo l’ente bilaterale che fa già un bel lavoro di affiancamento alle imprese per evidenziare manchevolezze burocratiche. Abbiamo bisogno di soggetti che agevolino il percorso delle aziende e che supportino le piccole e piccolissime imprese nell’essere sempre in ordine»