La storia
sabato 27 Dicembre, 2025
Renald, lo studente arrivato dall’Albania che si è dato da fare lavorando nei bar. «Ora con La Vie en Rose un locale mio che è pinacoteca»
di Lucia Ori
Frequentava Giurisprudenza e lavoro dopo lavoro ha creato il suo locale in via Suffragio
La Vie en Rose – locale situato all’inizio di Via del Suffragio – compie undici anni nell’aprile del 2025. A Trento è ormai un luogo riconoscibile, fotografato, segnalato nelle guide turistiche, indicato come tappa obbligata per chi passa dal centro. Ma la sua storia non nasce come un’operazione studiata a tavolino: è il risultato di un percorso lungo, fatto di lavoro, di esperienza accumulata negli anni e, solo alla fine, della scelta di aprire un locale proprio.
Renald arriva a Trento dall’Albania nel 2003. Frequenta l’università iniziando la facoltà di Giurisprudenza e, nel frattempo, comincia a lavorare. Come molti, si muove tra impieghi part-time e università, fino a quando il lavoro prende il sopravvento. «La vita dello studente è povera – racconta – tra esami, tasse e lavoro a un certo punto devi scegliere».
La scelta è il bar. Prima come dipendente, per quasi vent’anni, soprattutto in centro: l’ex bar Carducci diventa una palestra quotidiana, un luogo dove imparare il mestiere e costruire relazioni.
L’idea di aprire un locale arriva dopo, non come scorciatoia ma come approdo. «Vedo persone che aprono dopo due o tre anni di esperienza, come fosse l’ultima spiaggia. A me dà fastidio. Questo lavoro devi viverlo, non improvvisarlo». La Vie en Rose nasce come un progetto pensato e in continua mutazione.
Ma la svolta arriva durante il Covid. Renald abita sopra il locale, scende ogni giorno, sistema, osserva lo spazio. Insieme alla compagna nasce un’idea diversa: trasformare il bar in una sorta di pinacoteca. Quadri alle pareti, uno dopo l’altro, acquistati quasi per istinto. «All’inizio era arredamento. Poi è diventata una passione, quasi un’ossessione». Quando il locale riapre, l’intervento è radicale. L’ambiente cambia completamente e, con lui, il pubblico.
«Con il nuovo stile il lavoro è aumentato dell’80-90%», spiega. Non solo clientela locale, ma soprattutto turisti. «Se lavori solo con i trentini vai poco lontano. Qui entra chi passa, chi è incuriosito. Ormai siamo ovunque nelle guide: “posti da vedere a Trento”».
Per Renald la crisi dei bar non dipende solo dai costi o dalla concorrenza, ma anche dalla mancanza di idee. «Aprono tutti uguali. Nessuna originalità. Questo lavoro richiede umiltà, presenza continua, anima. Io sono qui anche quindici ore al giorno». La Vie en Rose nasce così: non come scommessa rapida, ma come spazio costruito nel tempo, dove l’identità – personale prima che estetica – diventa la vera differenza.
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