Il tour de ilT
venerdì 5 Dicembre, 2025
Autonomia, l’analisi di Soini: «Non votare è una sconfitta per tutti, difficile così difendere la specialità»
di Anna Maria Eccli
L’appello agli studenti del Liceo Rosmini di Rovereto all’incontro organizzato dal T in città per il tour dell'Autonomia
«Come sarà il Trentino tra 10 anni? Dipenderà dalle scelte che faremo “oggi”». Con questo interrogativo, con annessa risposta, ha preso il via «Il Tour dell’Autonomia» promosso dal nostro giornale, nella tappa di Rovereto di concerto con il Consiglio Provinciale. L’incontro di apertura si è tenuto tra gli studenti del Liceo Rosmini e l’esperto di storia del territorio Alessandro de Bertolini (della Fondazione Museo storico del Trentino) che ha fatto bene intendere come la nostra Autonomia sia davvero speciale perché materia (o conquista) che travalica gli stessi statuti, affondando le radici oltre 8 secoli fa. Straordinaria lectio magistralis quella di de Bertolini, che ha messo in relazione l’autodeterminazione con qualcosa che va ben oltre l’accordo De Gasperi/Gubert, ultimo atto formale, semmai, d’un processo dalla lunga incubazione.
La capacità/necessità della popolazione trentina di «rimboccarsi le maniche per decidere di se stessa», prende già il via nel 1100, ha ricordato lo storico, grazie «alle forme di autogoverno delle comunità che andarono a incunearsi nel cuore delle Alpi e che avevano la necessità di favorire la convivenza tra culture diverse; alla base dello statuto d’autonomia c’è proprio la volontà di mantenere la pace e non lo dobbiamo dimenticare. Dobbiamo imparare a considerarci cittadini delle Alpi intese non come frontiera, ma terra di mezzo dalla geografia umana e culturale variegata».
Scivolando dalla storia alla geografia ambientale, culturale e politica de Bertolini ha ricordato che «alla base dell’autonomia di oggi stanno le Carte delle Regole delle varie comunità che, grazie al periodo di optimum climatico avvenuto tra il 1100 e il 1300, salgono dal fondovalle sulla montagna, togliendo spazio al bosco per costruire un paesaggio da abitare». Vivace e originale, la sua escursione: «Vi siete chiesti quale sia il nesso tra “scarpe grosse e cervello fino” che troviamo nei motti popolari? – ha detto – La scrittura dei regolamenti con cui garantire la convivenza, delle Carte della Comunità, richiedeva il possesso di un buon livello di alfabetizzazione». Massima tra gli alpigiani rispetto ai lagunari.
Ma se manca consapevolezza del valore dell’autodeterminazione e della sua storia, in futuro non ci saranno statuti che potranno difendere l’Autonomia che «va alimentata e rigenerata, in quanto lettura del presente e progetto per il futuro», come ha detto il direttore Simone Casalini.
Significativa è stata la presenza delle istituzioni dal sindaco Giulia Robol al presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini, ai consiglieri Francesco Valduga per la minoranza politica e Antonella Brunet per la maggioranza. «L’autonomia dobbiamo sentirla, viverla, amarla – ha detto Soini – non è un caso se pochi giorni fa “Il Sole 24 ore” ha dichiarato che la qualità di vita migliore la si trova nel Trentino. Ma ora noi dobbiamo amare l’Autonomia per poterla conservare».
Una sensibilità da ricostituire con urgenza visto che, come abbiamo denunciato l’altro giorno, in 30 anni il Trentino ha conosciuto un crollo nell’affluenza ai seggi elettorali del 30 per cento.
È toccato a Giuseppe Sartori, dirigente del servizio legislativo provinciale, descrivere ai ragazzi il funzionamento amministrativo a palazzo e anche lui ha puntualizzato come «nell’Autonomia rispondiamo nel bene e nel male delle decisioni che si prendono a livello locale».
Nella seconda parte dell’incontro gli studenti hanno interloquito direttamente con i consiglieri Brunet e Valduga, avanzando alcune problematiche maggiormente sentite. Questioni molto concrete, come è giusto sia in un’età in cui è la quotidianità a prevalere sui massimi sistemi. «Sviluppiamo ansia nel girare in strade deserte e poco illuminate in cui non ci sentiamo sicuri», hanno detto e «vorremmo piste ciclabili che non spariscano nel nulla».
Questioni forse sin troppo concrete che però costringono il politico avveduto a fare i conti con l’importanza delle ricadute più immediate e concrete dell’Autonomia sulla vita del cittadino. Fronte cruciale per le nuove generazioni quella mancata “percezione” di sicurezza da cui forse ripartire per ricucire fiducia e quella voglia di pace sociale da cui l’Autonomia aveva preso linfa alle origini.
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