L'intervista

venerdì 5 Dicembre, 2025

La psichiatra Bondi: «Oggi il vero problema è il maschio fragile, incapace di accettare un no. Gli uomini? Narcisisti e senza modelli»

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La professionista: «Gli uomini non sono più dominanti e si sentono svalutati. La loro fragilità è un pericolo se non trovano nuovi punti di riferimento»

I maschi, o meglio il maschio, è in crisi. La figura del capofamiglia, dell’uomo punto di riferimento che decide, è tramontata gli uomini non sanno più chi sono. Si rifugiano nell’apparire e nel narcisismo e, se vengono rifiutati, nella violenza. Spesso cieca e crudele. Insensata. Di questo e di tanto altra parla il libro di due psichiatre Emi Bondi, presidente della società di psichiatria italiana, e Carla Ramacciotti appena pubblicato dalla casa editrice Mondadori e che sarà presentato oggi pomeriggio a Bolzano alla nuova Libreria Cappelli dalla dottoressa Bondi che spiega come le conseguenze di questa fragilità possano essere le più impreviste e anche tragiche. Come si può osservare negli ultimi anni con maschi che sfogano le proprie frustrazioni sulle donne che stanno loro accanto.

Dottoressa, in molti dicono che la conseguenza diretta della fragilità del maschio sia la violenza nei confronti della donna. L’ondata di femminicidi sarebbe figlia di questa debolezza. Lei che ne pensa?
«È vero che la violenza è uno dei odi in cui si esaspera una fragilità. L’uomo sta cambiando verso un’identità che non è ancora definita e si trova in mezzo al guado. Questo lo rende fragile. Il libro parla proprio di questo. Anche la violenza è espressione di una fragilità. Chi è veramente forte non ha bisogno di usare le mani».

Eppure c’è chi dice che il mondo è retto dal patriarcato.
«Il patriarcato è stato un sistema alla base della società ed è diverso dal maschilismo. Adesso c’è un rigurgito di vetero maschilismo. Non è detto che il termine maschile sia negativo, mentre il maschilismo si fonda sullo svilimento delle donne. Sono sempre di più i maschi affetti da disturbo narcisistico della personalità che li porta a non saper accettare il rifiuto. Siamo di fronte a una generazione che non sa accettare il no. Il narcisista ha bisogno di essere continuamente apprezzato dagli altri e il narcisismo è prettamente maschile. Per questo in quest’epoca c’è un aumento del maschilismo e del narcisismo. Ci sono sondaggi tra le ragazze, che hanno mostrato come sia considerato normale farsi controllare il cellulare dal compagno. Questo perché anche nelle donne c’è un forte bisogno di essere amate e per questo motivo si giustifica tutto, invece di ribellarsi. E questo diventa molto pericoloso. Le donne fanno fatica a lasciare l’uomo maschilista perché si confonde l’amore con il possesso e il controllo».

E cosa si dovrebbe fare in questi casi?
«Si deve troncare subito la relazione. La violenza è ciclica. L’uomo che diventa violento una volta ci ricadrà sicuramente. Implorerà, pregherà di essere perdonato. Poi lo rifarà. Rprenderà a esercitare forme di controllo e di possesso come in una spirale. Poi quando capirà che rischia di perdere la donna tornerà docile come un agnellino, ma per poco tempo. Le donne non lo capiscono perché pensano sempre che l’uomo cambierà, mentre non lo farà. A volte, poi, accettano l’ultimo appuntamento e quello è sempre il più pericoloso».

Ma la fragilità riguarda solo gli uomini?
«Sono gli uomini che in questo momento vengono travolti da una profonda crisi di identità. Il sistema del patriarcato c’è da migliaia di anni. Anche le donne hanno bisogno di un assestamento, ma in misura minore. Le donne hanno vissuto questa fatica di conquistare un ruolo nella società. Adesso che ci stanno riuscendo mettono in crisi l’uomo. Per i maschi è stata una sconfitta, una perdita di potere. L’uomo non è più in posizione dominante. Adesso la responsabilità della famiglia è condivisa e l’uomo ha vissuto tutto questo come una perdita di valore».

E come reagisce?
«Nel libro parliamo del padre in cerca di identità. C’è il padre che tenta di fare l’amico dei figli, quello che proietta sui figli i propri desideri e le proprie delusioni. Invece i figli hanno bisogno di un padre modello, un padre che sappia dare l’esempio. E se non lo trovano in famiglia lo vanno a cercare nel branco, sui social, su internet. Con il rischio che trovano un modello del tutto sbagliato. I figli sono molto spesso lasciati soli e non hanno figure di riferimento. A scuola, l’insegnante ha perso autorevolezza e i figli si rifugiano nel virtuale. Questo comporta che non ci sono più valori condivisi. Prima c’erano l’onestà, il rispetto della parola data, il bene comune, la solidarietà. Ora questi non vengono considerati più valori. Ora i valori sono altri».

Quali sono?
«Oggi se non hai il telefonino non esisti. Ora che siamo social, però, siamo sempre più soli. Ora si tratta di trovare un equilibrio. I figli devono capire il valore del rispetto e i padri devono insegnarlo».

Altrimenti cosa accade?
«Altrimenti i giovani restano senza punti di riferimento e senza valori. Il valore diventa l’apparire e non l’essere. Così trionfa il narcisismo. E i giovani maschi si rifugiano nella forma, nell’estetica vuota. Ed ecco che c’è chi va in palestra e si gonfia i muscoli arrivando fino alla vigoressia, ovvero la malattia di chi esagera con la palestra. Sono questi uomini che non riescono più ad accettare un rifiuto. Al primo no diventeranno violenti e sfogheranno la loro frustrazione sulle donne».

E come si riesce a spezzare questa spirale?
«Con l’uomo che riesce a tornare a essere un modello per i propri figli. Servono esperienze per diventare un esempio. Esperienze ed equilibrio che permettano al maschio di tornare ad essere un esempio per i figli. Solo così si riesce a spezzare questa spirale. Solo se l’uomo si tranquillizza e non cerca valori effimeri come l’apparire sconfiggendo il narcisismo».