Terra Madre

martedì 2 Dicembre, 2025

Biodiversità in crisi, il Trentino scommette sui «custodi» dell’ambiente. E nascono le alleanze tra cittadini e agricoltori

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Presentati al Muse i piani del progetto Life NatConnect2030 tra ripristini, rinaturalizzazioni e agricoltura

La biodiversità è un bene comune e va tutelata ovunque: non solo nelle aree protette, ma anche nei corridoi ecologici sparsi sul territorio, spesso in contesti dominati da attività agricole. E la tutela non può essere delegata ai soli tecnici: coinvolgere i cittadini, che possono diventare «custodi» del territorio, è parte della sfida. A volte, però, la sostenibilità economica e sociale del settore primario entra in conflitto con le necessità ecologiche. Di questi temi si è discusso ieri al Muse nell’incontro «Forum Agroecologia. Agroecologia e biodiversità: esempi, ricerche, stimoli per il Trentino», organizzato nell’ambito del progetto europeo «Life NatConnect2030», che in Trentino sta avviando vari interventi di ripristino ambientale e percorsi di partecipazione.

I «custodi» della biodiversità

Chi vive nel territorio può svolgere un ruolo chiave nella conservazione della biodiversità, ma solo valorizzando le buone pratiche e in un clima di fiducia e collaborazione, ha spiegato Simona Colombo, esponente di Legambiente e coordinatrice di «Life NatConnect2030».

Il progetto – attivo dal 2024 al 2032 – coinvolge quasi tutto il Nord Italia in 840 siti Natura 2000 e punta a riconnettere habitat separati, ripristinare ecosistemi e riqualificare corsi d’acqua, tra cui tratti del Po. Una delle linee d’azione è quella dei «custodi della biodiversità». Il cuore dell’iniziativa «è intercettare soggetti che vivono e usano il territorio, cercando di coinvolgerli nella conservazione e valorizzazione della biodiversità». I «custodi» non sono necessariamente singoli cittadini, ma anche associazioni, Comuni e aziende agricole, fino a costruire una vera e propria rete. Gli accordi di custodia sono volutamente semplici: «intese leggere, quasi lettere di intenti – ricorda Colombo – senza vincoli stringenti». La fiducia è relazionale, richiede tempo e costruzione reciproca. I benefici sono soprattutto immateriali: senso di comunità, benessere, crescita culturale, cittadinanza attiva. «Molti agricoltori ci dicono che questo percorso li fa sentire meno soli», aggiunge. In Trentino il primo patto è stato firmato con una scuola, l’Istituto comprensivo della Val Rendena; in arrivo anche l’accordo con Apival, l’associazione degli apicoltori della Valsugana e Lagorai.

Gli interventi in Trentino

Il progetto prevede anche importanti azioni concrete di salvaguardia e ripristino ambientale, ha spiegato Marco Vezzoli dell’Ufficio provinciale Biodiversità e Rete Natura 2000. In Trentino i fondi stanziati – per la maggior parte europei – ammontano a 2,8 milioni di euro e vedono la Provincia impegnata soprattutto nelle aree umide, ecosistemi ricchissimi ma oggi minacciati. Interventi mirati interesseranno il Taglio di Nomi e le Paludi di Borghetto, piccole oasi di biodiversità in un mare di colture intensive. Altre azioni riguardano la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua minori e il ripristino della continuità ecologica nei bacini di Brenta, Noce e Avisio. Sul fronte faunistico si interverrà per la tutela del gambero di fiume e dei pipistrelli, con la messa in sicurezza dei rifugi negli ex tunnel antiaerei di Mezzolombardo, dove vive il raro ferro di cavallo minore. Il programma comprende anche il contenimento delle specie invasive.

Il nodo Agroecologia

Trasformare questi obiettivi in realtà richiede il coinvolgimento del settore agricolo. Fabio Giuliani, presidente di Trentino Bio, ha ricordato che l’agroecologia ricolloca l’azienda agricola nel suo ambiente naturale e spinge verso pratiche più sostenibili. Il nodo, però, è culturale: «Un cibo di qualità costa di più, ma è un investimento in salute». Per permettere agli agricoltori di adottare soluzioni favorevoli alla biodiversità servono compensazioni: «Se rinuncio a mille metri quadrati per un corridoio floreale – ha detto – l’ente pubblico deve compensare». Il nesso tra agricoltura e ambiente è evidente nell’apicoltura.

La giornata si è conclusa con una tavola rotonda tra mondo agricolo, tecnico e istituzionale. Paolo Calovi (Cia) e Gianluca Barbacovi (Coldiretti) hanno difeso l’agricoltura tradizionale ricordando «l’evoluzione straordinaria nella sostenibilità» degli ultimi 40 anni, chiedendo però un equilibrio che garantisca anche la sostenibilità economica. Sul fronte opposto, Nesler ha accusato la politica di fare «un passo indietro» con le nuove regole sui fitofarmaci. Critico con la Giunta anche l’assessore del Comune di Trento Andrea Fernandez, che ha chiesto più coraggio per un’agricoltura sostenibile e diversificata. Chiara Pelloso, dell’Ufficio fitosanitario provinciale, ha invitato tutti a un confronto diretto negli uffici provinciali.